Pochi oggi la ricordano con il nome di piazza Togliatti, ma tutti la conoscono come piazza Adria, una volta uno dei luoghi più trafficati del capoluogo quarnerino, separata dal mare dal magnifico palazzo Adria e sita nelle adiacenze del Grattacielo di Fiume (già Casa Albori). Pochi, altresì, sono a conoscenza che, sotto quest’ultimo, vi era un cimitero romano che si estendeva in direzione del rione di Braida e del quale, a detta della storica dell’arte Radmila Matejčić nel suo “Come leggere la città”, si era a conoscenza dal 1850. Infatti, durante i lavori di scavo relativi alla ferrovia, a una profondità di circa 80 centimentri dal livello stradale, sono state rinvenute urne cinerarie di defunti in pietra e ceramica e altri corredi funerari. Perciò, come riporta Riccardo Gigante in “Rinvenimenti archeologici: studi, saggi, appunti”, gli esperti archeologici non si sono sorpresi quando, nel 1939, nel corso dell’escavazione delle fondamenta del Grattacielo fiumano, apparvero altri reperti dello stesso tipo (oggi gli stessi sono conservati nel lapidario del Museo di Marineria e Storia del Litorale croato). Tra l’altro, una curiosità interessante è che l’inno croato, composto a Fiume nel 1835 per mano di Antun Mihanović (che all’epoca era impiegato nel capoluogo quarnerino come segretario governativo), è nato proprio in Piazza Adria. Infatti, dal 1780 al 1895, in luogo dell’attuale palazzo Adria, simbolo del potere marittimo della Città, si trovava il Palazzo governiale.
Le necropoli romane
Dallo scritto di Matejčić veniamo ancora a sapere che le tombe, scoperte sulla base dei ritrovamenti delle monete di imperatori romani, sono databili con sicurezza tra il I e il II secolo d.C. I sunnominati corredi consistevano in lampade con iscrizioni sul fondo quali – ATIMETI, FORTIS, VIBIANI, NERO e AFRIO, piccoli contenitori di terrae sigilatae, cocci di piatti e tanti vetri. Nell’area della necropoli è stato scoperto anche un grande pezzo di muro, che fungeva probabilmente da confine tra i sepolcri di due famiglie, altresì esposto nel succitato spazio museale. Nelle immediate vicinanze si trovava la costa marina, raggiungibile tramite la strada. “È noto che, secondo prassi, le necropoli romane venivano sempre situate fuori dalle mura cittadine e lungo le carreggiate e, quindi, si presume che in quel punto scendesse la strada principale che collegava Trieste con Tersatica”, segnala la storica. In altre parole, piazza Adria, da duemila anni ad oggi, ha rappresentato un’importante via di comunicazione stradale.
Il rione di Sant’Andrea
Dietro al luogo in cui oggi si trova il Grattacielo, su una piccola collina, sorgeva la chiesetta di Sant’Andrea, ragione per cui, a partire dal XVIII secolo, nei documenti dell’epoca il torrente e la località stessa sono segnati con lo stesso nome. Nel 1876, in occasione dell’abbattimento della cappella, nel vestibolo della stessa e al di sotto del livello della sua facciata, furono scoperti reperti di ossa umane e un pavimento in mosaico risalente – secondo Giovanni Kobler, in “Memorie per la storia della liburnica città di Fiume” – al V-VI secolo e rifacentesi a quelli della Basilica di Aquileia, con una scritta che celebrava l’amore di Dio nei confronti dell’umanità. La stessa recitava: AGAPE VEDVA PROSE ET SVOS L.C.P.D. Svariati pezzi dello stesso sono parte della collezione del Museo Diocesiano della Cattedrale di San Vito. Sulle raffigurazioni più antiche di Fiume, scrive ancora Matejčić, dalla fortezza cittadina di S. Girolamo alla chiesetta di Sant’Andrea, non risulta esserci stato alcun palazzo, bensì soltanto la strada costiera, nonché una miriade di uliveti e vigneti. Nel momento in cui ai fiumani fu permesso di insediarsi anche fuori dalle mura, nacque il rione di Sant’Andrea attraversato, come accennato, dall’omonimo torrente, il quale attraversava l’odierna piazza Adria. Quando, agli inizi degli anni ‘60 del XX secolo, la parte centrale della stessa venne riassestata, furono scoperti la costa marina e il letto murato del fiume, seguibile fino all’inizio di Via della Roda (oggi della Ruota). L’area inerente alla piazza verrà considerata nell’accezione odierna appena dopo il 1775, quando verrà dato il via all’edificazione della “Nuova città”. Infatti, a detta di Giuseppe Viezzoli (nel suo scritto “Contributi alla storia di Fiume nel Settecento”), l’istituzione del governatorato nel capoluogo quarnerino e della Contea di Severin, come pure la caduta del Litorale croato sotto il dominio dei governatori ungheresi, ebbero un forte impatto sulla costruzione della città. In seguito, all’epoca di Giuseppe II, la filosofia razionalista della corte viennese entrò in tutti i pori della vita pubblica. Lo spirito razionalista e il neoclassicismo barocco furono bene accolti e divennero elementi riconoscibili dell’architettura cittadina. Con il tempo e, nello specifico agli inizi del XX secolo, con la demolizione del vecchio Palazzo governiale e l’edificazione di palazzo Adria, l’omonima piazza divenne il genius loci di Fiume.
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