Accorpamento nella ViK. Autonomia… liburnica?

Resta in sospeso la questione della «Liburnijske vode» che chiede di rimanere autonoma. Tutto fermo da un anno alla Corte Costituzionale

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Accorpamento nella ViK. Autonomia… liburnica?
L’impianto di depurazione a Icici. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

L’azienda “Liburnijske vode”, preposta alla distribuzione dell’acqua potabile e allo smaltimento delle acque reflue sul territorio di Abbazia, Laurana, Draga di Moschiena e Mattuglie, manterrà la propria autonomia oppure verrà incorporata nella fiumana Vodovod i kanalizacija (ViK)? È una domanda che ci poniamo da oltre un anno e che finora non ha una risposta. La Croazia, un anno dopo l’ingresso nell’Ue nel 2013, si è impegnata a rispettare le Direttive della stessa, tra cui quella che riguarda il servizio pubblico a cui facciamo riferimento. Il nostro Paese, con meno di 4 milioni di abitanti, si è ritrovato con 160 aziende comunali nel settore delle forniture idriche e gestione delle acque reflue. È un settore, tra l’altro, che fruisce in larga misura di finanziamenti europei erogati allo scopo di assicurare quello che è il più importante di tutti i servizi pubblici, l’acqua potabile. Il 30 dicembre del 2021, tredici mesi fa circa, il governo aveva emesso un Decreto in virtù del quale, entro sei mesi, si sarebbero dovute unificare, secondo precisi parametri, le piccole aziende comunali. Il Decreto, nel dicembre dello scorso anno, era stato respinto in maniera categorica dai sindaci di Abbazia Fernando Kirigin, di Laurana Bojan Simonič, di Draga di Moschiena Riccardo Staraj e di Mattuglie Vedran Kinkela, membri dell’assemblea della “Liburnijske vode”, rappresentando le Città e i Comuni che ne sono proprietari. Erano state annunciate misure legali e così, nei mesi successivi, il Decreto del governo è stato sottoposto all’esame della Corte Costituzionale. Con questo provvedimento il processo di annessione è stato bloccato.

I sindaci ritengono che l’azienda abbia i numeri per mantenere la propria autonomia, dicendo di temere, tra l’altro, per il destino degli 88 dipendenti e per il futuro per quanto riguarda i progetti di sviluppo e ampliamento della rete. La copertura del territorio con l’acqua potabile è del 99 per cento e con la rete fognaria del 70 p.c., con perdite d’acqua minime, o comunque inferiori alla media croata. Infine, alle utenze vengono distribuiti oltre 2 milioni di metri cubi d’acqua all’anno.
La ViK, in caso di unione, assumerebbe la leadership, facendosi carico anche della gestione di tre aziende del Gorski kotar. La municipalizzata fiumana si deve preparare a un nuovo assetto organizzativo, ma per ora è tutto molto incerto. A confermarcelo, il direttore Andrej Marochini: “C’è una Legge che la Corte Costituzionale considera valida e che come tale andrebbe rispettata. Sul Decreto, invece, non si è ancora pronunciata. Speriamo di avere in tempi brevi delle risposte. C’è una Direttiva europea da rispettare. Non so dirvi per quali motivi certe aziende non sono favorevoli alla creazione di soggetti più grandi e più forti. Noi siamo a disposizione per mettere in atto tutte le decisioni in merito”. Abbazia e i Comuni dell’area liburnica sostengono che la “Liburnijske vode” abbia i numeri per restare autonoma. “In parte hanno ragione. L’azienda vende sì oltre 2 milioni di metri cubi, ma è anche vero che di questi oltre 800 mila li riceve dall’acquedotto fiumano. Lo scorso anno, caratterizzato dalla siccità, la VIK ha fornito all’azienda liburnica oltre un milione di metri cubi. Credo che non sia necessario aggiungere altro”. Chi ci guadagna e chi ci rimette? “Nel nostro caso, l’accorpamento è a vantaggio soprattutto delle aziende comunali del Gorski kotar. A rimetterci, semmai, saebbero gli utenti fiumani che si vedrebbero le bollette aumentate, mentre quelli della Liburnia pagherebbero di meno. L’Abbaziano non ha quantità sufficienti d’acqua per soddisfare il proprio fabbisogno e dipende fortemente dall’acquedotto fiumano, come pure l’isola di Veglia. L’acqua che forniamo, inoltre, è pronta all’uso dopo chel’abbiamo trattata per assicurarne la qualità”.
Quali possono essere le conseguenze nel caso in cui le Direttive dell’Ue venissero ignorate? Semplice. L’Ue può negare l’accesso ai finanziamenti a chi non rientra nei parametri.

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