Abbazia. Una passeggiata fiabesca e… reale

Il sentiero abbaziano Carmen Sylva riprende lo pseudonimo da scrittrice della regina rumena Elisabetta di Wied, consorte di Carlo I di Hohenzollern-Sigmaringen, primo re della Romania

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Abbazia. Una passeggiata fiabesca e… reale
Uno dei cartelli informativi siti lungo la passeggiata

Nelle adiacenze della sorgente Vrutki, di cui abbiamo recentemente raccontato, gli amanti della natura, delle belle passeggiate e desiderosi di qualche momento di tranquillità, lontano dal caos urbano e dagli ammassi turistici, possono giovare della frescura, della bellezza, del verde e dell’affascinante storia di un altro percorso fiabesco, il Carmen Sylva, che serpeggia fino alla località di Pobri. Lo stesso, che rivela un’altra Abbazia, meno turistica e mondana, riprende lo pseudonimo da scrittrice della regina rumena Elisabetta di Wied, consorte di Carlo I di Hohenzollern-Sigmaringen, primo re della Romania. Tracciata nel 1800, la camminata ha inizio dal centro cittadino di Abbazia, a fianco dell’albergo Palace Bellevue e culmina presso la residenza estiva vicino alla Vela fortica (il grande fortino), poco oltre il belvedere Mala fortica (il piccolo fortino), che si affaccia dall’alto sul golfo del Quarnero. Da lì si ramifica in un piacevole sentiero che, fiancheggiando Villa Amalia, in cui risiedevano i regali rumeni quando soggiornavano nella Perla del Quarnero, si protrae fino a Volosca. La passeggiata, risistemata nel 2010 e il cui dislivello si aggira intorno ai 160 metri, vanta svariate panchine in cemento, ottimamente sposate al paesaggio circostante e, come Vrutki, alcuni interessanti cartelli informativi relativi al luogo, alla regina Elisabetta e alla storia che li riguarda. Nelle varie guide è segnata quale percorso di prima e seconda classe, ovvero pianeggiante o in lieve pendenza e, a seconda dei tempi, con svariati nomi (König-Carol, Zora e/o Carmen Sylva).

La Vela fortica

Il re perduto e l’astuto prefetto
Come accennato, la storia del percorso Carmen Sylva s’intreccia con figure storiche di rilievo quali il re Carlo I di Romania e sua moglie Elisabetta di Wied, musicista, pittrice e nota scrittrice, dalla cui penna uscirono numerose opere letterarie. Dai pannelli si viene a sapere che i coniugi rumeni giunsero la prima volta ad Abbazia nell’aprile del 1896 e che se ne innamorarono sin da subito facendone, per le sue suggestive atmosfere, una delle mete vacanziere preferite. In tale contesto, si legge che un giorno, durante l’abituale cavalcata quotidiana nei boschi, il reale si perse nei pressi di Apriano (Veprinac) e trovò difficoltà a ritrovare la via del ritorno. Il mattino seguente, furioso per l’accaduto, si recò dal prefetto della zona, il barone Arthur von Schmidt-Zabiérow, appassionato cacciatore di picchi, grifoni e delfini, per chiedere spiegazioni sul motivo per il quale i sentieri non fossero segnati. A detta della leggenda, ai lamenti dell’astuto nobile relativi alla mancanza di mezzi, Carlo avrebbe poggiato molto elegantemente sul tavolo una cospicua somma di denaro da destinare all’intervento e, nel 1901, fu ultimata la passeggiata, chiamata in omaggio alla moglie che vi trascorreva i pomeriggi. Inoltre, si viene anche a conoscenza che Schmidt-Zabiérow, al quale venne dedicata una targa celebrativa installata in un tratto del percorso, visse nella casa progettata per lui dall’architetto Karl Seidl – Villa Schmidt-Zabierow o Brüll – (in via Maresciallo Tito), sita a sinistra dell’attuale Municipio, che in seguito divenne dimora vacanziera di Carlo I ed Elisabetta.

Il piccolo fortino e la grotta della regina
Camminando lungo il summenzionato sentiero, in cui la fanno da padrona i tipici e coinvolgenti profumi boschivi diffusi da una ricchissima fauna di cipressi, lauri, pini, cespugli di pungitopo, muschio e altro, si raggiunge un meraviglioso punto panoramico che sembra fiorire da una roccia, dedicata alla regina Elisabetta, che i locali chiamano Mala fortica. Nelle sue vicinanze è collocata una delle succitate panchine sulla quale, a detta dei racconti, amava sedersi la scrittrice e annotare i suoi pensieri, motivo per cui sotto la stessa è intarsiata la scritta “Carmen Sylva Ruhe” (il luogo del riposo di Carmen Sylva). Tra l’altro, osservando alcune vecchie guide turistiche, sembra che a quell’epoca nelle immediate vicinanze ce ne fosse anche una dedicata a Goethe, di cui attesta l’incisione di una tavoletta sulla roccia, sulla quale si leggevano i versi – “Se hai giramenti di testa e cuore/per te non vi è cosa migiore!/Perché non merita altro che la morte/chi non apprezza l’amore e il vagabondare”.

La Mala fortica

Versatilità
Poesia e parole celebrative non mancano nemmeno in omaggio alla versatile regina rumena, sparse in lingua francese su un altro masso collocato ai bordi di un ampio spiazzo in mezzo al bosco, teso al gioco dei bimbi. Le stesse recitano: “Per sempre e per i buoni e amabili/I poveri la conoscono generosa/Dona sollievo ai sofferenti/ È la vera regina dell’arte/Le sue opere ne sono una prova/La bellezza e la nobiltà distingue le sue azioni/ Il suo nome risuona in lontananza/Lo troverete in questo luogo”. Se ne desume che da qualche parte vi era inciso anche lo stesso, il che oggidì non è rintracciabile.

La scritta celebrativa della regina Elisabetta

Il grande fortino
In concomitanza alla Mala fortica, a pochi passi dal rione di Varljeni, a 180 metri sopra il livello del mare, è sita la Vela fortica, nota anche come vetta di Zora o Aurora-Höhe, nei pressi della quale nel 1904 fu aperta una locanda e si trovava un’elegante residenza estiva, della quale oggi rimane soltanto la scritta “Fortica” sopra un severo portone in ferro arrugginito. Dalla struttura, che si avvale al suo interno di una comoda panchina in pietra, esplode una vista mozzafiato verso Abbazia, il mare e l’isola di Cherso. Alla stessa si arriva con facilità da un tratto di strada rubato al prezioso sentiero dall’incontrollata espansione edilizia dell’ultimo ventennio tradotta, a nostro parere, in un vero e proprio massacro.

La regina
Elisabeth Pauline Ottilie Luise de Wied nacque il 29 dicembre 1843 nel Ducato di Nassau, l’odierno Land della Renania-Palatinato, nella Germania occidentale e 26 anni dopo, nel 1869, divenne regina della Romania. Sposata con il principe Carlo I di Hohenzollern-Sigmaringen, tre anni dopo il suo insediamento sul trono Elisabetta si identificò totalmente con la sua missione di sovrana e fu accanto al marito e alla nazione romena in tutti i momenti chiave della storia. Come nominato in precedenza, la fine intellettuale fu anche una rinomata scrittrice e traduttrice, fortemente influenzata dalla spiritualità cristiana che, con lo pseudonimo Carmen Sylva, scrisse più di mille poesie, novanta racconti raccolti in quattro volumi, trenta opere drammatiche e quattro romanzi. Il suo lavoro è stato tradotto in rumeno da grandi nomi della letteratura rumena come Mihai Eminescu, George Coșbuc, Mite Kremnitz e Adrian Mani. Rimasta al fianco del marito per 45 anni, fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1914, si spense nel 1916, all’età di settantadue anni.

L’interruzione del percorso dovuta all’espansione edilizia

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