
Considerazioni generali, storiche, ma anche politiche a Villa Angiolina. Ad Abbazia è stato organizzato ieri, nel prestigioso edificio che ospita il Museo del turismo croato, una tavola rotonda intitolata “Abbazia ed Europa: associazioni nel turismo sanitario, nel turismo, storia e futuro”, nell’ambito dell Giornate Europee del Patrimonio, in concomitanza con il 180° anniversario del turismo organizzato ad Abbazia. Vi hanno partecipato Mirko Galić, Jan-Bernd Urban, Amir Muzur e Fernando Kirigin, con la direttrice del Museo Vesna Leiner che ha fatto da moderatrice.
Mirko Galić, giornalista e diplomatico, ex direttore della Radiotelevisione croata (HRT), ambasciatore della Repubblica Croata in Francia, ha parlato di Abbazia e del nostro Paese nel contesto delle moderne sfide europee. Ha sottolineato il l legame stretto tra Abbazia e l’Europa: “È stata e rimane speciale, diversa rispetto al resto della Croazia, consapevole della propria tradizione, della sua eredità e del suo passato. Vive in Europa da sempre. Oggi l’Europa vive in un periodo di decadenza, in un momento storico non molto felice della sua storia. Il suo passato coloniale è ormai dietro di noi, ed oggi l’Europa non è più all’avanguardia sulla scena mondiale nello sviluppo della scienza, della tecnologia o della medicina. L’Unione europea non ha messo in atto tutti i suoi propositi, i piani stabiliti dal trattato di Maastricht. C’è una moneta unica e un’area senza confini interni, ma non è stato realizzato il piano per una politica estera comune o per la creazione di forze di difesa comuni. L’Europa è politicamente ancora dipendente dagli Stati Uniti, e sembra che l’élite politica dell’UE non abbia forza sufficiente per uscire dalla situazione di stallo in cui si trova il vecchio continente”, sono le considerazioni di Galić.
“Gli Asburgo come legame tra le destinazioni termali europee” è stato il tema proposto da Jan-Bernd Urban, noto conoscitore della storia abbaziana, che ha esaminato la storia turistica e e il momento attuale di Abbazia, tracciando un ragionamento parallelo con la città amica, l’austriaca Bad Ischl. Entrambe le città sono state sotto il dominio della famiglia degli Asburgo. Bad Ischl è un luogo che è stato sotto gli Asburgo per ben 700 anni, noto soprattutto per il sale minerale, di cui la popolazione di quella parte dell’Austria ha potuto vivere per molti anni. Dopo la scoperta delle terme saline, il luogo è stato convertito in un centro di cura e una meta ambita dall’alta società e da chi era al potere nell’Impero Austro-Ungarico. L’eredità asburgica si nota oggi in ogni angolo di Bad Ischl e viene valorizzata e sfruttata nel contesto del turismo. Quindi, anche Abbazia dovrebbe poter trarre di più dalla sua storia, secondo Urban, soprattutto in considerazione del fatto che molti più membri della famiglia imperiale hanno visitato Abbazia rispetto a Bad Ischl. Sono ben 63 i membri di quella famiglia che vi hanno soggiornato.
Amir Muzur, come professore universitario, autore di numerosi studi sulla storia abbaziana, nonché ex sindaco della città, nella sua relazione “Come è riuscita Abbazia a raggiungere l’Europa, senza confini” ha messo in evidenza l’importanza di diversi elementi che potrebbero favorire lo sviluppo di Abbazia come punto di riferimento nel turismo sanitario. Oltre al clima mite, alla posizione geografica ideale, alla temperatura del mare, all’aerosol benefico e all’effetto battericida della vegetazione liburnica, l’insieme di tutti questi fattori ha influito sullo sviluppo storico e turistico della città.
Parlando dei confini in Europa, Muzur ha aggiunto che essi non sono mai stati definiti, a volte confusi con i confini dei Balcani, a volte con la “Cortina di ferro” e gli Urali. L’appartenenza europea, intesa come “stato d’animo”, ma anche come economia, come dimostrerebbe l’esempio di Abbazia, si misura prima di tutto con la pace e l’assenza di confini che la caratterizza. “La pace, come la vite, non può essere coltivata in fretta né tollera cambiamenti bruschi. Il suo significato risiede nella durata e nella cura che ne abbiamo. I confini esterni, sotto forma di muri o recinzioni, possono solo rimandare a breve termine la caduta degli imperi, ma quelli interni distruggono l’Europa come una malattia corrosiva che richiede un lungo e difficile percorso terapeutico. I confini interni sono una negazione dell’essere europei”, ha concluso Muzur.
Il sindaco attuale, Fernando Kirigin, riflettendo sulla situazione attuale nella sua città, ma anche sul suo futuro prossimo, ha annunciato alcuni progetti chiave della città che sono in fase di realizzazione. Ha parlato dell’ampliamento della Casa della salute, la costruzione dello stadio di calcio e della piscina coperta, come pure del progetto di riqualificazione della vasta area di Slatina, interventi che daranno una nuova identità alla città. Kirigin ha accennato alle sfide con cui la città si confronta oggi, con i cittadini infastiditi dall’eccessiva edificazione e che temono le conseguenze negative del turismo eccessivo. Precisa che è una città il cui turismo si basa sugli alberghi e investire negli hotel esistenti è una necessità per lo sviluppo della destinazione, ma ciò non avviene nelle tempistiche auspicate. Con l’ingresso nell’Unione Europea e l’apertura del mercato libero, alcune trasformazioni sono inevitabili. “Siamo una città attraente per il capitale che qui si vuole far fruttare. L’amministrazione cittadina, con modifiche ai documenti di pianificazione del territorio, cerca di ridurre il rischio di ulteriori danni a una risorsa di grande valore”, ha concluso Kirigin, sottolineando che solo in questo modo si può garantire un turismo sostenibile anche per i residenti.
L’incontro di ieri è stato organizzato dalla Città di Opatija, dal Ministero della Cultura e dei media, dall’Ente per il Turismo di Abbazia, dal Museo del Turismo e dal Dipartimento di Scienze sociali e umanistiche in medicina della Facoltà di Medicina dell’Università di Fiume.
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