
In occasione della Giornata nazionale della lotta contro la violenza sulle donne (che ricorre il 22 settembre), presso il Centro informativo per la prevenzione della criminalità in via Dolac, si è svolta una tavola rotonda organizzata dalla Questura litoraneo-montana in collaborazione con l’Associazione UZOR di Fiume. L’evento ha visto una numerosa partecipazione non solo degli organizzatori, ma anche di rappresentanti di vari enti, tra cui la Città di Fiume, l’Istituto croato per il lavoro sociale, l’Ufficio territoriale di Fiume, l’ombudsman per i minori, l’ombudsman per le persone disabili, il Centro familiare di Fiume, il Dipartimento per il supporto alle vittime e ai testimoni delle violenze presso il Tribunale regionale di Fiume, il Centro per i servizi alla comunità “Tić” di Fiume, il centro per la non-violenza e i diritti umani SOS Fiume, la Casa della Caritas per le donne e i bambini vittime della violenza domestica e la Facoltà di Giurisprudenza di Fiume.
La Giornata nazionale della lotta contro la violenza sulle donne è stata istituita dal Parlamento croato nel 2004, in memoria delle tre donne uccise il 22 settembre 1999 presso il Tribunale comunale di Zagabria, durante una causa di divorzio. In quell’occasione, il poliziotto Mato Oraškić uccise la giudice Ljiljana Hvalec, la moglie Gordana Oraškić e l’avvocato Hajra Prohić, ferendo inoltre la verbalista Stanka Cvetković. “Questo tragico episodio avvenuto 25 anni fa, è il motivo per cui ci ritroviamo oggi a discutere dei problemi legati alla violenza domestica e a rafforzare la rete di collaborazione per affrontare meglio questa problematica”, ha affermato Ingrid Mavrić, che lavora presso l’ufficio del questore litoraneo-montano ed è psicologa di formazione.
“Una comunicazione efficace può contribuire a superare molti ostacoli e a prendere decisioni migliori”, ha affermato.
Paula Bogović dell’Associazione UZOR, ha parlato dell’importanza della collaborazione tra tutti i partner che incontrano regolarmente vittime di violenza, sottolineando come lo scambio di esperienze possa migliorare l’aiuto offerto a queste donne. I dati dimostrano che il numero di denunce penali è aumentato, mentre le denunce per violazioni amministrative sono diminuite, segno che oggi le rappresentanti del gentil sesso si sentono più coraggiose nel denunciare le violenze subite.
Statistiche in lieve miglioramento
Dalle statistiche si evince che l’attenzione e la consapevolezza sociale sono in crescita, ma che c’è comunque ancora molta strada da fare. L’aumento del 18,3% nei casi penali di violenza domestica nel 2023 rispetto all’anno precedente, suggerisce una maggiore attenzione verso questo crimine, ma al contempo il calo dei reati amministrativi del 17,7% segnala una possibile diminuzione di segnalazioni di infrazioni minori. Tutto questo mette in risalto l’importanza degli sforzi di sensibilizzazione e il ruolo chiave delle istituzioni nel garantire protezione e giustizia per le vittime. C’è una chiara necessità di continuare a lavorare su programmi educativi e di sostegno che consentano alle donne di uscire dalla spirale della violenza, senza la paura di non essere ascoltate o di non trovare aiuto. “I dati possono essere interpretati in vari modi. Il numero di denunce penali è aumentato, mentre quello delle denunce amministrative è diminuito. La violenza domestica può essere sanzionata in base a due leggi. Oggi c’è una tendenza a denunciarla come reato penale. Un altro fattore è che le donne, rispetto al passato, si sentono sempre più coraggiose nel denunciare. Questo è l’obiettivo di eventi come questi: far emergere nuovamente queste informazioni affinché le donne sappiano a chi rivolgersi. A tutte le vittime di violenza che non sanno a chi chiedere aiuto, basta chiamare il numero verde dell’associazione UZOR, 0800-333-883, attivo 24 ore su 24, per ricevere consulenza da psicologi esperti in questa tematica”, ha informato Bogović.
Duška Car Drljača, anche lei dell’Associazione UZOR, ha poi tenuto una presentazione intitolata “Mentre ci prendiamo cura degli altri, ci occupiamo anche di noi stessi?”, evidenziando come il rafforzamento delle capacità personali dei professionisti possa prevenire il loro stress e rendere più efficaci i servizi offerti alle vittime.
“Anche la salute, soprattutto mentale di psicologi e vari professionisti impegnati in queste dinamiche, è spesso a rischio. Un professionista che non si sente bene, non sarà nemmeno in grado di poter dare il giusto grado di supporto”, ha spiegato.
Dalida Ritossa della Facoltà di Giurisprudenza di Fiume ha infine illustrato la Direttiva (UE) 2024/1385 sulla lotta contro la violenza sulle donne, sottolineando l’importanza di porre la vittima al centro delle politiche di supporto e protezione. È stato ribadito, infine, quanto sia cruciale la collaborazione tra i diversi settori in modo da affrontare in maniera efficace il problema della violenza sulle donne, attraverso un approccio globale e coordinato.

Foto: RONI BRMALJ

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