A bordo della «Three ride» per gustare la vita

Silvano Srok ha condiviso con noi la sua interessante storia

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A bordo della «Three ride» per gustare la vita
Sotto l’aria condizionata allo ZTC. Foto: LUKA ŽIVKOVIĆ

Giorni fa, andando al lavoro, abbiamo notato in strada un mezzo strano, un triciclo con tanto di tenda per proteggersi dal sole. Vedendolo fermo al semaforo, ci siamo avvicinati all’uomo seduto in quel curioso veicolo per “rubargli” una breve dichiarazione, poi trasformatasi in un piacevole colloquio. La sua risposta, mentre era alla lenta guida del suo “three ride”, è stata: “Certo!”. Dopo avere arrestato il suo piccolo mezzo nei pressi del Palazzo della Stampa, dove appunto ha sede la nostra redazione, il nostro gentilissimo interlocutore si è offerto volentieri alle nostre domande. Abbiamo raggiunto assieme il vicino centro commerciale ZTC, sotto l’aria condizionata, per conoscere meglio Silvano Srok. Con il suo cappellino stile coppola e un’elegante camicia azzurra, era visibilmente a proprio agio, sebbene la vita gli abbia riservato sfide enormi. Ci ha spiegato che il suo mezzo chiamato Three ride è, in realtà, l’attacco anteriore stile bicicletta elettrica a mano per sedia a rotelle. Ci è sembrato subito che avesse qualcosa di saggio da dirci, un consiglio prezioso da darci. Ecco il racconto di un uomo che ha imparato a osservare la vita sotto una nuova luce, dopo aver superato delle gravi difficoltà.

“Tredici anni fa ho subito un doppio ictus cerebrale – ha esordito –. In casi come il mio, le persone o muoiono o restano in uno stato vegetativo. Io sono stato fortunato a sopravvivere, anche se sono rimasto a letto per 8 anni. I medici mi avevano dato praticamente per spacciato. Mi hanno salvato l’amore di mia moglie e la vicinanza dei miei due figli. Anche una dieta sana ha contribuito al mio recupero. I medici di Monfalcone, dove tutto è successo, hanno reagito prontamente. In quei cinque minuti ero completamente cosciente di ciò che stava accadendo”.

È inquietante pensare che una cosa del genere possa capitare a chiunque, da un momento all’altro…
“Lo stress ha avuto un ruolo importante. Le persone inseguono il denaro senza considerare le conseguenze delle loro azioni. Anch’io ero così, ma ho capito che nella vita le cose veramente importanti sono altre. Ci sono tante piccole cose che possiamo apprezzare ogni giorno, ma che spesso non notiamo più. Ho lavorato troppo duramente per tutta la vita (come camionista, nda). Era inevitabile che qualcosa mi fermasse e mi desse una lezione forte. Ho imparato molto da quest’esperienza e vorrei condividerla con gli altri. Tuttavia, è difficile. Oggi, ognuno corre lungo il proprio binario di vita senza prestare attenzione a ciò che accade agli altri. Le persone sono sempre più disconnesse dalla natura, che invece sarebbe benefica per il nostro essere. Il materialismo rovina le vite, ma le persone continuano a perseguirlo. È un peccato, perché abbiamo tante cose che potrebbero renderci felici. Anche il valore della famiglia sembra diminuire. Le persone non si rendono conto di vivere ai margini di un caos mentale. È raro trovare chi sa proteggersi da queste deviazioni. Siamo troppo tesi e abbiamo sbagliato tutto”.

Cosa cambierebbe nella sua vita se potesse tornare indietro?
“È difficile dirlo, ma penso che ogni neonato dovrebbe avere un forte legame con la madre, perché questo è essenziale per il futuro sviluppo della persona. Vivere lontano dalla civiltà e affidarsi di più alla natura sarebbe ideale. Le scuole ci rendono più colti, ma limitano lo sviluppo completo della nostra individualità, portandoci verso l’omologazione. Ogni persona è unica e non dovrebbe pensare come tutti gli altri”.

Cosa faceva prima di diventare camionista?
“Sono originario di Sroki, ma a causa di alcune difficili circostanze, mi sono trasferito con mia madre a Fiume a Torretta, dove ho trascorso l’infanzia. Da giovane ho lavorato nella Mladinska Knjiga, la più grande casa editrice dell’ex Jugoslavia. Dopo aver dovuto trasferirmi a Zara e aver vissuto anni felici, la guerra ha interrotto tutto. Avevo anche progettato di diventare editore privato e nel 1990 mi apprestavo ad acquistare i diritti di due libri alla fiera del libro bolognese, da tradurre e vendere in Jugoslavia. Con la guerra tutto è andato in frantumi. Sono andato in Italia per fare il camionista. Nel 1996 mi sono sposato con la mia Loris, che conoscevo fin dall’infanzia. Lei ha fatto tutto il possibile per aiutarmi a riprendermi. Ora viviamo a Rupa e abbiamo grandi piani per il futuro, tra cui un centro con pompa di benzina, un ristorante con cibo locale sano e uno spazio per il relax dei genitori con i bambini in custodia”.
Ed è proprio da Rupa che il signor Silvano si sposta quando desidera raggiungere Fiume. Utilizza una sedia a rotelle elettrica, chiamata Three ride, dotata di tre batterie che permettono un’autonomia di 150 chilometri. “Vado anche a Trieste; da Rupa sono lì in due ore. All’inizio i doganieri erano increduli, ma oggi ci hanno fatto l’abitudine”.

E si diverte?
“Essendo stato camionista e capace di non dormire per giorni, questo è uno spasso. Mi piace davvero, mi perdo nei miei pensieri e mi godo il paesaggio”.
Per quanto riguarda i piani futuri di Silvano Srok, sempre nel centro da lui menzionato, ci sarà anche un centro di recupero e benessere per l’organismo, basato su tecniche moderne in grado di rigenerare persino le cellule tumorali. Auguriamo al vivace 63enne, con l’aiuto della sua famiglia, di realizzare il proprio sogno. È stato un piacere parlare con lui. Chiunque incontriamo per strada ha sicuramente una storia degna di essere ascoltata. Apriamoci al prossimo.

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