Una narrazione condivisa per evitare revisionismi

Paolo Mieli a Isola sulla complessa storia dell’area di confine

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Una narrazione condivisa per evitare revisionismi
Un momento della conversazione al Manzioli. Foto: MARIANGELA PIZZIOLO

Chi soffrendo di un male vorrebbe trasmetterlo in eredità ai figli? Non sarebbe più giusto, forse, tentare di guarire? Su questo interrogativo si costruisce il programma storico e sociale, avviato dalla Comunità degli Italiani “Dante Alighieri” di Isola, con lo scopo di promuovere un dialogo rinnovato e coeso sulla faticosa storia di queste zone di confine. Articolato in quattro appuntamenti patrocinati dal Consolato d’Italia a Capodistria, il progetto è iniziato sabato a Palazzo Manzioli con il noto giornalista e saggista italiano Paolo Mieli, prendendo quale spunto il 70esimo del Memorandum di Londra. Di fronte a un pubblico davvero numeroso, l’ospite ha approfondito temi cruciali legati alla complessa storia dell’Istria, dialogando con tre studenti universitari, Gabriele Steffè, Caterina Napolitano e Giuseppe Pellegrini. Grazie alle suggestioni dei giovani e del moderatore Massimo Seppi, Mieli ha esplorato con sensibilità e rigore le vicende che hanno segnato questa terra, dalla dominazione veneziana al periodo austro-ungarico, sino all’avvento dei nazionalismi, alle tragedie del Novecento: il ventennio fascista, le guerre mondiali e le loro conseguenze. Sullo sfondo della guerra fredda, poi, il possesso di Trieste ha assunto significati politici, strategici e simbolici, rappresentando un crocevia di interessi delle grandi potenze e delle storie dei singoli, con la sua restituzione all’Italia nel 1954 quale momento cruciale di riaffermazione dei confini. “La tragedia dell’Istria nel Novecento è stata doppia, ha subito violazioni in tempo di guerra e in tempo di pace. E le violenze in tempo di pace sono le peggiori, poiché avvengono mentre qualcuno festeggia e generano un tipo di risentimento particolare, un di più di sofferenza”, ha sottolineato Mieli, ribadendo l’importanza attuale di una narrazione condivisa e della vigilanza contro il revisionismo storico. “La memoria ha delle ferite che, qualche volta, bruciano ancora. Una foto, il racconto di un nonno, un diario ritrovato, oppure un film sono come braci che covano sotto la cenere”, ha osservato Mieli.

Lo storico e saggista Paolo Mieli.
Foto: MARIANGELA PIZZIOLO

Chi vuole capire e vivere queste zone – cosa che, peraltro, vorrebbe fare lui stesso – deve, con un un alto livello di comprensione e di ascolto di ambo le parti, lasciare cadere visioni manichee e radicalizzate che vogliono indicare chi sono i colpevoli: “Questi atteggiamenti sono tenaglie che tengono aperte le ferite, impedendo che possano guarire”, ha aggiunto. Un invito tanto difficile quanto corroborante il suo, condensato in una provocazione: “La storia è una modificazione costante delle idee che avevamo sul passato. Quando la sera vado a letto, sono contento se sono riuscito a cambiare e modificare il mio pensiero”. La serata ha visto la partecipazione dei sindaci di Isola, Capodistria e Ancarano, Milan Bogatič, Aleš Bržan e Gregor Strmčnik e del sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, assieme ai primi cittadini di Muggia, Duino-Aurisina e Monrupino, Paolo Polidori, Igor Gabrovec e Tanja Kosmina e i vicesindaci del Buiese e del Piranese. Presenti anche l’Ambasciatore d’Italia a Lubiana Giuseppe Cavagna e il Console generale d’Italia a Capodistria Giovanni Coviello, nonché i rappresentanti delle istituzioni della Comunità Nazionale Italiana, Felice Žiža, Alberto Scheriani e Maurizio Tremul. L’Ambasciatore Cavagna ha sottolineato come questo incontro abbia rappresentato un segnale tangibile dell’unità delle terre dei tre Paesi, ribadendo che “il confine non è divisione ma condivisione”. E, in effetti, è proprio questo il fil rouge dell’iniziativa del sodalizio “Dante Alighieri”, che nei successivi appuntamenti esplorerà i principali periodi storici della regione sino alla Seconda guerra mondiale, con altri ospiti di spicco tra i quali Massimo Cacciari. L’evento di sabato è stato arricchito dall’inaugurazione di una mostra bilingue dedicata agli insediamenti umani in Istria dall’età del bronzo all’epoca romana, curata dal presidente della CI, Michele Fatigato. Architetto di professione e impostazione, ha rilevato che “l’uomo, sin dalle sue prime testimonianze, ha speso l’impegno maggiore nella città per lasciare il segno della sua presenza. Siamo figli di una volontà estetica e culturale che va celebrata”. Commentando i pannelli espositivi accuratamente bilingui, ha aggiunto che “la narrazione proposta è un dono culturale che la minoranza italiana può offrire alla maggioranza, celebrando una terra di confini osmotici, dove storia, cultura e memoria si intrecciano in una prospettiva di speranza e rinascita”.

Michele Fatigato presenta la mostra da lui curata.
Foto: MARIANGELA PIZZIOLO

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