Palazzo Gravisi, pronto il progetto strutturale

L’opera di consolidamento presentata ai vertici della CAN e CI

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Palazzo Gravisi, pronto il progetto strutturale
Palazzo Gravisi. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

La seduta di giovedì sera del Consiglio della CAN di Capodistria è stata incentrata esclusivamente sul progetto di consolidamento strutturale edilizio di Palazzo Gravisi. A nome della ditta “Valide”, l’ingegnere Alan Sodnik che ne ha steso le direttrici, armonizzandole a normative sismiche su modellazioni computazionali avanzate, ha esaustivamente delucidato le conclusioni tecniche progettuali portandole a conoscenza anche dei consiglieri del sodalizio “Santorio Santorio”. Quale fruitore principale nelle diversificate attività dei soci, data la chiusura di Palazzo almeno di un anno nelle due fasi preventivate dei lavori (durata 6 mesi cadauna), alla Comunità italiana è stata rivolta la richiesta di riscontro, con eventuali suggerimenti, modifiche e aggiunte, entro il 16 maggio prossimo. Come enunciato dalla presidente della CAN, Roberta Vincoletto “a poco più di 30 anni dal primo restauro completo avvenuto nei primi ‘90, la società “Valide” di Lubiana ha supplito all’idoneità dell’edificio sotto tutela, ridefinendo gli interventi mirati alla staticità edile”, premettendo che le crepe riscontrate al momento non inficiano l’agibilità. Implementando studio e analisi prodotte dall’Istituto nazionale per l’edilizia “ZAG” della capitale – a cui ad inizio 2024 erano andati in carico i rilevamenti in 26 punti critici dell’immobile – le migliorie da apportare all’edificio (bollato entro la soglia minima del 40% tra i criteri antisismici applicati agli immobili pubblici di portata storica), eleverebbero i valori di resistenza nelle direttrici X-Y (verticale e orizzontale d’oscillazione), pari a 61 rispettivamente 85% avvicinandolo a livelli di sicurezza prossimi ai massimali. Le simulazioni post-bonifica effettuate, superano lo 0,125% sismico di carico richiesto nel territorio capodistriano. Per ottenere ciò, la proposta progettuale unificata sarà suddivisa in due fasi a partire, in previsione, dal 2026. L’edificio a “L” nella parte storica del 1600 e l’espansione risalente a 50 anni fa, prevede nel primo blocco il consolidamento delle murature strutturali portanti a colmare la disomogeneità dei materiali pietra-mattoni che denotano dispersività nelle capacità statiche. Questo sviluppo della coesione meccanica delle portanti esterne richiederà iniezioni sistematiche delle mura in pietra con leganti a base calce pozzolanica priva di cemento, solette collaboranti in calcestruzzo armato, inserimento di catene orizzontali in fibra di carbonio, applicazioni localizzate di sistemi FRCM (connubio malta- e perni reticolati), nonché interventi al piano terra che presenta alti indici di umidità derivanti dal pozzo attivo sottostante. Nonostante l’età dello stabile, l’intervento innalzerà i parametri di stabilizzazione complessiva dell’involucro portante esterno a norma di prescrizione. La seconda fase, inquadrata prettamente negli interni della parte più antica dell’edificio, andrà a intervenire sulle strutture lignee dei solai e sull’orditura del tetto, atta a preservarne la vulnerabilità a lungo termine con la sostituzione degli elementi usurati dal tempo. L’impercettibile incamiciatura muraria interna di consolidamento non graverà sul peso complessivo degli architravi infra-piano e verrà apportata in previsione di compatibilità strutturali di futuri interventi. A dibattito aperto, si è convenuto da ambo le parti CAN-CI che la realizzazione su richiesta “Santorio” di ampliamento e riorganizzazione degli spazi al piano terra (mirati a servizi igienici e sala sociale come da progetto redatto dall’architetto Marasovič con integrato il rifacimento della pavimentazione del salone espositivo), sono già parte delle opere strutturali CAN, pianificate in prima battuta. “Nella buona conservazione di un patrimonio edile significativo, procedere sin d’ora con l’elaborazione di un progetto esecutivo dettagliato farà comunque slittare l’inizio del cantiere alla fine dell’anno prossimo, data la specificità degli enti coinvolti a livelli strutturali con l’implicito benestare dell’Istituto per la tutela dei beni culturali”, così la Vincoletto. Alla CAN, proprietaria del palazzo, l’onere di accedere a bandi e sovvenzioni su stima reale redistribuendo fondi propri e contributi esterni. Una prima stima molto approssimativa indica una necessità di oltre 600mila euro. Al sodalizio “Santorio”, invece, il compito di trovare degli ambienti nei periodi di chiusura preventivata con il supporto municipale. Il presidente della CI, Mario Steffè ha ventilato una convocazione a breve dei vertici rilevando che “le attività non cesseranno sicuramente, ma provvederemo a reperire spazi alternativi alla sede che ne garantiscano la continuità anche nelle manifestazioni collaterali ospitate e organizzate”. Tra i consiglieri del sodalizio, rimarcata la necessità di un’informazione capillare e tempestiva che raggiunga i soci. Da quanto è emerso in dibattito, gli interventi interni non dovrebbero pesare significativamente su un’eventuale riapertura del bar “Circolo”, per il quale da tempo il sodalizio è alla ricerca del nuovo gestore.

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