Nel silenzio della memoria, l’esodo vissuto dai rimasti

Al Manzioli presentata la pubblicazione di Katja Hrobat Virloget

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Nel silenzio della memoria, l’esodo vissuto dai rimasti

La solennità del Giorno del ricordo è principalmente focalizzata sul massiccio esodo giuliano-dalmata, ma d’altro canto anche coloro che sono rimasti nella terra natale, non hanno avuto vita facile. Ed è proprio su quest’ultimi che è incentrato il libro dell’antropologa Katja Hrobat Virloget che, attraverso testimonianze dirette, ha riportato alla luce il dolore e i disagi delle persone della nuova realtà sociale istriana nel dopoguerra. Il volume in lingua slovena, uscito lo scorso anno dalle Edizioni stampe triestine-ZTT, in collaborazione con l’Università del Litorale, porta il titolo “V tišini spomina. ‘Eksodus’ in Istra” liberamente tradotto “Nel silenzio della memoria. ‘Esodo’ e Istria” e a breve vedrà la luce la versione inglese e più avanti anche italiana. La pubblicazione è stata presentata per la prima volta da un’istituzione della CNI a Palazzo Manzioli, ovvero dalla CAN di Isola. Il presidente Marko Gregorič, nel salutare i presenti, ha motivato la scelta nel volere proporre le “due facce della stessa medaglia”. “Un libro”, ha spiegato, “che narra la complessità e lo stravolgimento subito da queste terre dagli eventi post bellici e che credo sia giusto venga letto dal pubblico sloveno. I suoi contenuti e la sua complessità, invece, come Comunità Nazionale Italiana ci riguarda direttamente”. A moderare l’evento è stato Stefano Lusa, redattore del programma informativo di Radio Capodistria che, assieme all’autrice, ha illustrato i contenuti della pubblicazione. Si tratta di un puntiglioso lavoro di ricerca etnografica sul campo durato dieci anni. La presentazione è stata seguita con acceso interesse dove nella seconda parte, il moderatore ha coinvolto anche le autorità presenti in sala.

Il pubblico e le autorità in sala

Il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul ha osservato che il silenzio aleggia ancora oggi su tale argomento. “Per superarlo è necessario diffondere la conoscenza, perché a prescindere dai punti di vista, se riusciamo a capire le sofferenze degli altri, possiamo percorrere la strada della riconciliazione”, ha puntualizzato Tremul. Il presidente della CAN di Pirano, Andrea Bartole ha rilevato che la pubblicazione non è soltanto uno strumento per riflettere ma da consegnare ai posteri, per far loro capire come questo periodo è stato vissuto dai loro predecessori e sarà utile anche per condurre ulteriori ricerche in tale filone. La presidente del sodalizio “Giuseppe Tartini” e vicesindaco di Pirano, Manuela Rojec, visibilmente commossa ha ammesso di avere ancora paura di parlare non soltanto del passato ma anche del presente e ha palesato la domanda, di quanto il silenzio pesi ancora su tutti. È intervenuta anche Daniela Paliaga Janković, che ha partecipato alla ricerca in prima persona, dicendo che questo lavoro ha aperto una breccia in un passato dimenticato, quello dei rimasti, ma pure dei nuovi arrivati, che non si sono mai sentiti completamente accettati. Massimo Medeot, insegnante presso la scuola “Vincenzo e Diego de Castro” di Pirano ha affermato che il volume colma un vuoto, augurandosi che la società slovena lo sappia utilizzare e che possa aiutare la convivenza e la conoscenza tra le Comunità. Irena Urbič, attenta conoscitrice del territorio e delle sue genti, ha osservato che la monografia apre delle questioni molto profonde alle quali secondo lei ha risposto in qualche modo la letteratura, che ha detto cose che nessuno voleva sentire. Hanno preso la parola anche Martina Kafol Stefančič della Casa editrice triestina ZTT e Fiorenzo Dassena, presidente della Comunità degli Italiani “Dante Alighieri” di Isola, il quale ha osservato che un testo simile sarebbe dovuto uscire decenni fa. Riguardo alla denominazione “Istria slovena”, l’autrice si è detta sorpresa di tale scelta, in quanto rappresenta l’ennesimo episodio di slovenizzazione di una terra, che invece è multiculturale e appartiene a tutti quelli che la abitano.

La copertina della pubblicazione

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