Le storie di mare legate alla batana

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Le storie di mare legate alla batana

PORTOROSE | Gli ex magazzini del sale Monfort hanno ospitato la presentazione del libro “Un mare, una barca, tante storie”, curato dall’Associazione “Batana salvorina” e dedicato appunto alla batana. Nei loro cenni di saluto la vicepresidente della Regione Istriana, Giuseppina Rajko, il sindaco di Pirano, Đenio Zadković e il presidente della CAN piranese, Andrea Bartole hanno rimarcato l’importanza di mantenere vive le tradizioni, di tramandare alle future generazioni saperi e abilità che non vengono più apprezzate, ma che hanno, invece, un valore inestimabile. Sottolineata a più riprese la grande amicizia che lega i connazionali di Salvore a quelli di Pirano, cementata da numerose collaborazioni che hanno avuto per comune denominatore il mare e le barche. Introdotti da Amalia Petronio, gli autori del volume hanno ripercorso il lavoro che hanno svolto. La storica dell’arte, Marina Paoletić ha fornito il proprio contributo sotto forma di ricerche negli archivi e catalogazione dei materiali trovati. Silvano Pelizzon e Christian Petretich, invece, hanno raccolto direttamente dagli anziani, dai pescatori e dai barcaroli informazioni su come venivano costruite le imbarcazioni, sull’uso che ne veniva fatto in mare, su come venivano messe al sicuro una volta rientrati in porto e altre particolarità. Gli autori hanno più volte sottolineato che la batana dei loro porticcioli ha poco da spartire con le omologhe barche di Pirano, Capodistria, Grado o Rovigno. Oltre a essere spinta esclusivamente dai remi, oggi soppiantati dai fuoribordo, ha una parte del fondo ricoperta a prua da un vetro che consente di scrutare i fondali delle secche e di pescare “a fogo”, ossia con una fonte luminosa che attrae il pesce e che consente di fiocinarlo. Il volume ha raccolto dati sui toponimi costieri dell’Umaghese, sulla posizione degli approdi e delle gru, che consentivano di sollevare dall’acqua le batane con una doppia utilità: preservarle dalle mareggiate e farle asciugare sino alla prossima battuta di pesca, rendendole più leggere e manovrabili.
Con i commenti dell’ultimo maestro d’ascia piranese, Arrigo Petronio, presente in sala, si è discusso di metodi di costruzione delle barche, che spesso venivano impostate nelle cantine di casa. Ripercorrendo la storia si è parlato degli sforzi inauditi che i salvorini affrontavano per vendere i loro prodotti sull’altra sponda dell’Adriatico, delle pericolose traversate all’epoca dell’esodo, della difficile vita di chi si affidava al mare per sopravvivere. Salvore e Pirano si sono ripromessi di tornare a collaborare quanto prima. Importante in questo senso l’offerta di Franco Juri, direttore del Museo del mare piranese, di mettere a disposizione strutture e personale dell’ente per progetti comuni con i salvorini.
Al termine della serata si è svolta una parte conviviale allietata dal gruppo mandolinistico “Serenate” della CI di Pirano, guidato da Arcangelo Svettini.

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