Istroveneto, un valore cha va salvaguardato

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Istroveneto, un valore cha va salvaguardato

CAPODISTRIA| Un numeroso pubblico di studiosi, colleghi e amici ha seguito martedì sera a Palazzo Pretorio la presentazione dell’opera “L’istroveneto nell’ambito degli altri idiomi delle località slovene costiere”, firmata da Suzana Todorovič e uscita in italiano e sloveno preso la Casa editrice “Libris” di Capodistria, i cui responsabili hanno promosso l’incontro letterario assieme alla Comunità degli Italiani “Santorio Santorio”.
Già l’interesse suscitato dall’evento ha dimostrato l’enorme stima che il mondo universitario e scientifico ha per l’autrice, ma anche quanto seguito abbia tra la cittadinanza per lo spaccato di storia locale che le sue pubblicazioni, undici finora, offrono.
L’ultima fatica ha compreso la consultazione di numerosi testi scritti da illustri storici italiani, sloveni e croati, ma anche il contatto con le persone che sono nate o si sono trasferite nella zona multiculturale e plurilingue, rappresentata dalla fascia costiera istriana. L’intrecciarsi di queste storie ha consentito alla Todorovič non soltanto di studiare la compenetrazione dell’istroveneto, usato in passato soprattutto nelle città costiere, nelle parlate slave dell’entroterra. Con l’esodo e la partenza di buona parte della popolazione italiana, l’arrivo di appartenenti ad altri popoli dell’ex Jugoslavia e dall’interno della Slovenia ha completamente sconvolto una realtà che sembrava consolidata.
Per questo, come detto da Ingrid Celestina, direttrice della “Libris”, il volume della ricercatrice è anche un saggio sociologico, etnografico e antropologico che aiuta il lettore a comprendere le realtà e la anime tanto diverse della nostra regione. I dialetti che ha studiato arricchiscono tale ambito.
I saluti del Comune di Capodistria sono stati porti dal vicesindaco, Mario Steffè, che è anche presidente della CI “Santorio Santorio”. Ha elogiato il lavoro della Todorovič, che è sempre seguito con attenzione da un folto pubblico. Ha ripercorso anch’egli in breve gli sconvolgimenti demografici subiti dalla zona costiera, rimarcando come proprio i dialetti testimonino dei legami tra i diversi popoli. Collaborando alla stesura del testo, essendo da appartenente a un’antica famiglia capodistriana un po’ testimone di un’epoca, ha compreso la grande umanità che la Todorovič mette nel suo lavoro. Ha concluso il suo discorso proprio in istroveneto, rilevando come questa sia la lingua del cuore e dei ricordi.
Una testimonianza sul ruolo dell’istroveneto è stata portata dal presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul. Ringraziando la prof.essa Todorovič per il suo ruolo di consulente scientifica nella registrazione del dialetto come bene culturale immateriale della Slovenia, ha fatto presente come rappresenti la sua lingua materna, sulla quale poi si sono innescate le altre: a partire dall’italiano, per passare allo sloveno e all’inglese a scuola, finendo con il serbo da militare e il croato per motivi di lavoro. Ha rilevato che un tempo osteggiato, oggi l’istroveneto viene insegnato in alcune scuole, lotta per rimanere vivo come l’istrioto, forse ancora più in pericolo. Deve essere tramandato anche perché se ieri i dialetti dividevano i popoli, oggi li accomunano in un percorso di collaborazione e fratellanza.
Del lavoro di Suzana Todorovič ha parlato con entusiasmo anche Mara Cotič, preside della Facoltà di studi educativi, dove la stessa ricercatrice è docente. Altre testimonianze della fruttuosa collaborazione per dare vita alle monografie sono venute da Devana Jovan, che ha curato assieme a Laura Castegnaro la traduzione in italiano e dalla giornalista Branka Preden.

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