Isola. «Dante libera tutti», tributo alla versalità

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Isola. «Dante libera tutti», tributo alla versalità
Salvatore Congiu, Giorgio Moretti, Lucia Masetti e Marisa Semeraro. Foto: Kris Dassena

L’opera e la figura di Dante Alighieri, a oltre 700 anni dalla sua morte, continua ancora ad affascinare studiosi e lettori non soltanto con la sublime originalità, ma anche con il suo particolare modo di scrivere progressista che tutt’ora lo distingue. A tale proposito i linguisti Giorgio Moretti, Lucia Masetti e Salvatore Congiu hanno voluto unire le forze per tributare al padre della lingua italiana una pubblicazione volta ad offrire una panoramica inconsueta sul linguaggio e sugli espedienti linguistici dei quali Dante si è avvalso per dare vita alla “Divina Commedia”, uno dei capisaldi della letteratura italiana. “Dante libera tutti”, questo il titolo del volume scritto a sei mani, è stato presentato a Palazzo Manzioli nel corso dell’incontro promosso dall’Istituto dell’educazione della Repubblica di Slovenia, dal Consolato Generale d’Italia a Capodistria e dall’Università Popolare di Trieste. A introdurre gli ospiti è stata Marisa Semeraro, consulente pedagogica del governo italiano all’Istituto dell’educazione di Capodistria che si è congratulata con gli autori per l’esemplare leggerezza con la quale hanno saputo avvicinare al pubblico l’argomento, nonostante il libro sia estremamente profondo e carico di citazioni. Il volume, realizzato dal sito di divulgazione linguistica “Una parola al giorno”, è suddiviso in quattordici capitoli, ciascuno per una libertà linguistica e intellettuale individuata dagli autori ed è pensato sia per chi conosce bene l’opera di Dante sia per chi non ha più avuto modo di leggerlo da quando ha lasciato i banchi scolastici. “Una lista arbitraria”, ha sottolineato Moretti, “perché è difficile essere esaustivi. Tuttavia crediamo che sia una selezione rappresentativa dell’opera di Dante”. Dalla libertà di usare il turpiloquio, sino alla libertà di essere incoerente e di annoiare, Dante ha saputo identificare il linguaggio da usare confezionandolo in base ai personaggi, all’ambiente, alle situazioni e agli stati d’animo, usando tra l’altro forestierismi, attingendo dai dialetti e inventando pure nuovi vocaboli. “Dante era uno scrittore realista che usava le parole di cui aveva bisogno e che non possiamo definire monolingue”, ha osservato Congiu. Si tratta di libertà linguistiche che gli hanno peraltro permesso di essere versatile, cosa che è stata severamente rimproverata soprattutto da Pietro Bembo che affrontò la questione della lingua italiana ma che, secondo la Masetti, gli permisero di “mettere in luce l’umanità e i misteri dei personaggi che presenta e sui loro rapporti”.

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