Il dovere di operare per la pace

Alla Comunità degli Italiani di Capodistria si è svolto il convegno sulla terza Marcia Mondiale per la Nonviolenza organizzato in collaborazione con l’Unione Italiana. Maurizio Tremul, coordinatore dell’evento, ha esortato i governi europei a intraprendere azioni di dialogo

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Il dovere di operare per la pace
Alessandro Capuzzo, Maurizio Tremul e Aurelio Juri. Foto AIA

Palazzo Gravisi, sede della Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” di Capodistria, ha ospitato lunedì sera il convegno “Fari di Pace”, organizzato dall’Unione Italiana con il supporto grafico dei volontari italiani del servizio civile internazionale. L’evento si è inserito nell’Ambito della Terza Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza, che partirà oggi dal Costa Rica, per giungere a novembre anche in Slovenia e in Friuli Venezia Giulia. L’UI, attiva nella promozione della pace e dei diritti umani, ha voluto così ribadire l’importanza di agire per la pace in un contesto globale segnato da quasi 60 conflitti, compresi quelli tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente.

Il presidente dell’UI, Maurizio Tremul, che durante la conferenza ha svolto il ruolo di coordinatore, ha esortato i governi europei a intraprendere azioni di dialogo, ribadendo altresì la sua fiducia verso le nuove generazioni, le cui posizioni edificanti, consapevoli e spesso dissidenti possono portare a dei cambiamenti positivi. Durante la serata, sono intervenuti attivisti dei Paesi dell’area alpe-adriatica, affrontando diversi temi, dalla promozione della nonviolenza sino a questioni di rilevanza attuale, come la presenza militare nel golfo di Trieste e nella base di Aviano. Andrea Cvitan, rappresentante di “Walk Peace”, ha annunciato la camminata che partirà sabato da Lubiana e giungerà a Fiume, mentre Marino Del Piccolo ha illustrato il tratto del “Cammino di San Martino” che collega Aidussina ad Aquileia, sottolineando l’importanza della reciprocità per combattere la cultura della paura promossa. Andrea Bellavite, membro del Comitato per la pace di Gorizia e Nova Gorica, ha esposto l’idea di trasformare la Capitale europea della cultura 2025 in un vero e proprio laboratorio di pace. La parte centrale della serata ha affrontato la grave e attuale questione del traffico di armi. Carlo Tombola, rappresentante di “The Weapon Watch” ha parlato della situazione nei porti alto adriatici, evidenziando il ruolo chiave delle strutture logistiche nel traffico di materiali bellici: “Dobbiamo osservare le armi che transitano nei porti, sia perché diventino meno nascoste, sia perché i lavoratori spesso non vogliono maneggiare queste merci di morte”.

No alle armi nei porti

Monique Badiou, del Comitato III Marcia Mondiale di Fiumicello, ha sollevato il caso del porto di Monfalcone, evidenziando come esso non sia autorizzato a trattare armi ed esplosivi, nonostante ciò stia avvenendo. Ljuba Miljušević, rappresentando la società civile di Capodistria, ha criticato il porto di Capodistria per l’occultamento delle merci pericolose, come le armi destinate a Israele, e ha denunciato l’atteggiamento passivo delle autorità locali di fronte ai pericoli per la popolazione, ricordando che almeno due navi incriminate hanno già liberamente ormeggiato al porto.

Obiettivo denuclearizzazione

Alessandro Capuzzo, della Tavola per la Pace del Friuli Venezia Giulia, ha poi dato voce alla richiesta di denuclearizzazione dell’area Alpe Adria, avvertendo sui rischi delle armi nucleari nel mare Adriatico, seguito da Norberto Iulini, di Pax Christi, che ha invitato anche il mondo cattolico a mobilitarsi con “radicalità evangelica” contro il traffico di armi e contro le legislazioni favorevoli al loro commercio. Werner Wintersteiner e Tiziana Volta hanno riferito sulle attività della III MM rispettivamente in Austria e in Italia, contesti particolarmente segnati dell’affermarsi dell’estrema destra. Gian Andrea Franchi, cofondatore di “Linea d’ombra” ha affrontato la questione dei migranti, denunciando le politiche europee che, invece di aiutare, contribuiscono a “riempire le terre e il mare di cadaveri”.

La doppia morale

Aurelio Juri, già sindaco di Capodistria e deputato, ha concluso il convegno richiamando l’attenzione sul genocidio a Gaza e sulla guerra in Ucraina, denunciando la doppia morale dei governi occidentali. A nome del coordinamento degli intellettuali pacifisti sloveni, Juri ha evidenziato l’immoralità delle politiche che, pur di mantenere buone relazioni con Israele, ignorano il dramma dei civili palestinesi. Ha chiesto un intervento immediato della comunità internazionale, paragonando l’attenzione riservata alla Russia per l’Ucraina all’indifferenza verso le violenze in Medio Oriente. “Sia la Russia sia Israele violano la carta dell’Onu, ma il secondo lo fa da decenni”, ha dichiarato, sottolineando l’assurdità con la comunità internazionale, l’UE e gli USA continuino a fornire armi a Israele, tollerando le sue atrocità senza sanzioni adeguate. Questo denso convegno, quindi, ha rappresentato non solo un momento di riflessione, ma anche un appello collettivo alla responsabilità e all’azione per un futuro di pace e giustizia sociale e globale.

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