Emarginati e storia: sensibilità creativa

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Emarginati e storia: sensibilità creativa

CAPODISTRIA | Simone Cristicchi ha chiuso martedì sera la sua giornata capodistriana partecipando all’incontro con il pubblico nella sala eventi e cerimonie San Francesco d’Assisi, trasmesso in diretta e in streaming da TV Capodistria. L’appuntamento, condotto da Martina Vocci, giornalista dell’emittente televisiva, ha completato i due momenti previsti, aperti in mattinata dall’incontro tra l’ospite e i ragazzi delle scuole del Capodistriano e del Buiese. È stata dunque ripercorsa la sua carriera artistica, evidenziandone i punti salienti e gli interessi particolari, che lo spronano a cercare e creare. Tra questi è emerso il mondo della malattia mentale, come risaputo, nato in effetti con Cristicchi ancora ragazzino che nel suo quartiere di residenza a Roma, quotidianamente incontrava diversi personaggi particolari che parlavano da soli e che il resto delle persone tendeva a emarginare. “Sin da piccolo ho cercato di creare un ponte tra me e il loro mondo”, ha dichiarato l’artista. Da lì il passo fu breve, rivolgendo presto la propria attenzione all’allora manicomio romano “Santa Maria della Pietà”, tra i più grandi d’Europa. Riuscì, infatti, a fare alcune interviste con gli ex pazienti una volta che la struttura venne chiusa in seguito alla legge Basaglia. In tale ambito anche la coniazione del suo neologismo “mattia”, per definire la malattia dei matti. Il suo lavoro ha poi ulteriormente dimostrato l’interesse per la storia, tanto che da piccolo avrebbe voluto fare l’archeologo e che ancora oggi si definisce geologo e antiquario. Anche questa peculiarità si origina nella sua gioventù, in relazione al nonno Rinaldo che tornò a piedi dalla guerra in Russia, con un piede congelato e che per il resto della vita continuò a sentire quel freddo, entratogli nelle ossa e nell’anima, coprendosi le spalle anche al sole di agosto.
“Solo dopo la sua scomparsa mi resi conto di aver perso la possibilità di parlarci di più e che lui era un’immensa fonte di ricordi, per cui mi concentrai a parlare con gli altri anziani”, ha spiegato, chiarendo così anche altri suoi lavori, con i quali intende omaggiare la memoria. Tra questi “Magazzino 18” (con oltre 200 repliche in Italia e all’estero) sulla tragedia dell’esodo istriano, ma anche “Orcolat ’76” che narra del terremoto in Friuli, “Santa Fiora Social Club. Cantare di miniera, amore, vino e anarchia” (documento sulla tradizione mineraria del borgo toscano di Santa Fiora), tutti realizzati cercando interlocutori direttamente coinvolti con i loro ricordi, gli aneddoti e le storie personali.
La serata si è chiusa con un’anteprima di “Manuale di volo per l’uomo”, suo nuovo lavoro che debutterà il prossimo 22 novembre al Teatro dell’Aquila di cui è direttore, dal quale ha proposto un monologo, chiudendo l’esibizione con “Emozioni” di Battisti.
La giornata è stata organizzata dalla CAN costiera e dalle quattro CAN comunali, con la partecipazione del Comune di Capodistria, del Consolato generale d’Italia a Capodistria e con il supporto di TV Capodistria e dell’AIAS.

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