Dialetti, lingue del cuore all’«Agorà capodistriana»

0
Dialetti, lingue del cuore all’«Agorà capodistriana»
Alferija Bržan, Aleksandro Burra e Vesna Mikolič. Foto: Kris Dassena

È stato dedicato ai dialetti istriani il quarto appuntamento del ciclo di dibattiti denominato “Agorà capodistriana”, che mensilmente va in scena alla caffetteria della Loggia, in passato luogo simbolo dell’attività sociale cittadina. Si tratta di un’iniziativa tesa a favorire uno scambio di idee, opinioni e punti di vista su argomenti rilevanti per il territorio, promossa da vari enti e istituzioni, tra cui anche la locale Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” e l’Associazione dei giovani della CNI. “Siamo piacevolmente meravigliati dalla sensibilità che sinora il pubblico ha dimostrato per tali tematiche e dal modo in cui condividono le proprie riflessioni, sempre in maniera molto pacata e rispettosa”, ha osservato la moderatrice degli incontri, la professoressa Vesna Mikolič, che nell’introduzione ha accennato le ragioni storiche e sociali che nel secondo dopoguerra in Istria hanno condotto a un’esponenziale trascuratezza dei vernacoli, sia quelli di matrice italiana che slovena. Il compito di fare da apripista e di offrire ulteriori spunti per la discussione stavolta è stato affidato a due conoscitori del dialetto saurino e istroveneto, non in qualità di esperti dialettologi, ma di parlanti attivi e consapevoli della ricchezza di questi idiomi. Ad aprire il dibattito sono stati Alferija Bržan, già professoressa di sloveno e poetessa vernacolare che nel suo intervento ha elencato alcuni cultori dei dialetti istriani, del passato e del presente, sottolineando che questi andrebbero preservati non soltanto attraverso la tradizione orale, ma anche quella scritta. “Degli idiomi senza esercito e senza stato”, così li ha definiti, invece, il secondo ospite, Aleksandro Burra, storico, impiegato presso la sezione di storia patria della Biblioteca di Capodistria. Come ha ancora rilevato l’istroveneto è stato, tuttavia, una lingua di Stato per diversi secoli, considerata una lingua franca in Istria fino all’esodo, mentre ora ha questa funzione soltanto per gli appartenenti della CNI. “Abbiamo un giardino con tanti bei fiori, pregherei il futuro giardiniere di turno di curarli amorevolmente considerando la loro peculiarità e unicità. Un giardino con una sola specie è noioso”, ha affermato, avvalendosi di questa metafora per lanciare un appello al rispetto delle diversità linguistiche e alla convivenza. Dopo gli interventi introduttivi a prendere la parola sono stati diversi intervenuti, che hanno potuto esprimersi nella propria lingua del cuore, tra cui anche il presidente dell’UI, Maurizio Tremul, che ha evidenziato l’ingente impegno dell’organizzazione che rappresenta, indirizzato nel mantenere vivo l’istroveneto. Presente all’evento anche il presidente del sodalizio capodistriano, nonché vicesindaco di Capodistria, Mario Steffè.

Ampia la partecipazione del pubblico.
Foto: Kris Dassena

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display