
Il presidente croato Zoran Milanović, intervenuto al vertice Nato all’Aja, ha espresso scetticismo sulle nuove direttive di bilancio per la difesa, rifiutando qualsiasi approccio acritico ai diktat provenienti dagli alleati. Secondo Milanović, i documenti sottoposti al summit non contemplano votazioni formali e consistono semplicemente in “una pagina di testo che tratta i costi della difesa in modo molto vago e indefinito”. Commentando l’obiettivo Nato di allocare il 5 % del Pil per la difesa entro il 2035, ha avvertito: “Se con il 5 % del Pil possiamo acquistare solo capacità minime e i prezzi salgono, non stiamo facendo bene”. Richiamandosi a un recente tweet di Trump – “keep all the prices down” (“tenete bassi tutti i prezzi”) – Milanović ha definito quell’approccio “wishful thinking (una pia illusione), ma molto interessante e motivante” nel contesto delle trattative sui costi delle armi. “C’è un tetto massimo per i prezzi?”, ha domandato provocatoriamente.
Il presidente ha sottolineato la necessità di un uso concreto dei fondi: “Se l’India perde uno o due jet da oltre 200 milioni l’uno, qual è il senso di tale spesa? Qualcuno la pagherà, noi no”. Ha quindi ribadito: “Se puntiamo al 5 % del Pil, in cosa investiamo realmente? Non ci credo molto. Io non sono un cheerleader della Nato che usa castagnette per rallegrare il pubblico; guardo a ciò che è realistico e nei nostri interessi”.
Il malessere del capo dello Stato
La prima giornata (martedì 24 giugno) è stata segnata da una cena di gala nella sontuosa cornice del Palazzo Reale, offerta dal re Guglielmo Alessandro dei Paesi Bassi e dalla regina Máxima ai capi di Stato e ai loro consorti. Tuttavia, tra gli assenti alla cena c’era il presidente croato Zoran Milanović, ufficialmente a causa di un lieve malessere. Lo ha confermato l’Ufficio del presidente a N1, precisando che anche gli organizzatori olandesi sono stati informati (“Ho preso il coronavirus che mi dà fastidio da oltre dieci giorni”, ha detto il capo dello Stato).
Ricorderemo che i capi di Stato e di governo dei 32 Paesi aderenti alla Nato si sono impegnati a investire il 5% del Pil annuo nelle esigenze fondamentali di difesa, entro il 2035.
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