
Il Consiglio per le minoranze nazionali ha a disposizione nel 2025 una somma di 11 milioni di euro (con un aumento del 13,3% rispetto al 2024), che saranno distribuiti ad associazioni e istituzioni per il finanziamento di programmi per la realizzazione dell’autonomia culturale. Non va scordato – scrive l’agenzia Stina – che l’aumento complessivo dei fondi destinati all’autonomia culturale delle minoranze nazionali nel periodo 2016-2025 è stato addirittura del 130 per cento, il che a suo modo testimonia lo sviluppo della politica minoritaria nella società croata e il ruolo significativo del Consiglio in tale ambito. Non mancano però i chiaroscuri. Alle prossime elezioni amministrative, a causa del calo della quota delle minoranze nazionali nella popolazione totale, in circa il 10% delle unità di autogoverno locale e regionale in cui i membri delle minoranze nazionali hanno precedentemente esercitato un qualche diritto di rappresentanza (esecutivo o rappresentativo), tale diritto andrà perso. Potrebbe però essere mantenuto mediante modifiche agli Statuti delle unità di autogoverno locale. Tuttavia, purtroppo, manca spesso la volontà politica. Le iniziative in tale direzione vengono solitamente abbandonate per evitare controversie politiche potenzialmente dannose per alcuni soggetti politiche subito prima delle elezioni, il che dimostra che il nodo riguardante la realizzazione di alcuni diritti fondamentali delle minoranze non può essere risolto a livello locale. Anche il funzionamento dei Consigli e dei Rappresentanti delle minoranze nazionali dovrebbe essere modificato rafforzandone i poteri, che attualmente sono solo consultivi. Si potrebbe, ad esempio, introdurre il diritto di veto sulle decisioni delle strutture locali riguardanti le minoranze nazionali. Facciamo il punto della situazione in materia di diritti e tutela delle etnie con Tibor Varga, presidente del Consiglio per le minoranze nazionali della Repubblica di Croazia.
Alla fine dell’anno scorso, il Consiglio per le minoranze nazionali ha adottato nuovi criteri per il finanziamento dei programmi per la realizzazione dell’autonomia culturale delle etnie. Quali cambiamenti apportano tali criteri? Quanto contribuiscono all’ulteriore sviluppo e al rafforzamento dell’autonomia culturale delle minoranze nazionali?
I nuovi Criteri definiscono chiaramente tre tipi di programmi per la realizzazione dell’autonomia culturale delle minoranze nazionali, per i quali vengono garantiti e distribuiti fondi dal Bilancio statale della Repubblica di Croazia tramite il Consiglio: programmi per l’autonomia culturale (settori dell’informazione, dell’editoria, dell’attività culturale amatoriale e degli eventi culturali), programmi derivanti da accordi e trattati bilaterali sui diritti delle minoranze nazionali e programmi che creano i prerequisiti per la realizzazione dell’autonomia culturale delle etnie. Nel programma per l’autonomia culturale vengono definiti alcuni punti di partenza per ciascuna delle quattro tipologie. Così il programma informativo offre anche la possibilità di finanziare la realizzazione di documentari su una determinata minoranza nazionale, nonché documentari sul lavoro di una singola associazione. Nei programmi editoriali, la digitalizzazione ha creato la necessità di stanziare finanziamenti in modo chiaro per gli e-book. La novità più importante dei nuovi Criteri è l’emanazione di istruzioni ad associazioni e istituzioni, che regolano più dettagliatamente le condizioni di ciascun bando pubblico, le modalità di presentazione delle domande e la procedura di attuazione del bando pubblico. L’obiettivo è quello di fornire al Consiglio una certa flessibilità e la capacità di reagire tempestivamente a determinate circostanze o situazioni, se necessario. Si apre la possibilità di semplificare alcune condizioni per la spesa dei fondi, garantendo nel contempo che le condizioni prescritte siano applicabili, realistiche e consentano alle associazioni e alle istituzioni di attuare i programmi in modo qualitativo. Inoltre, tutte le associazioni e le istituzioni hanno accesso anticipato a tutta la documentazione relativa al finanziamento dei programmi e possono valutare tempestivamente se dispongono di una capacità amministrativa sufficiente per monitorare le condizioni di finanziamento e l’attuazione degli stessi. Una novità significativa è la disposizione che “tutela” i fondi del Consiglio da possibili utilizzi per scopi politici ed elettorali. Durante il periodo di finanziamento, alle associazioni e alle istituzioni delle etnie è vietato tassativamente di utilizzare fondi provenienti dal bilancio dello Stato, stanziati tramite il Consiglio, per partecipare alle elezioni o alle campagne elettorali di un partito politico, di una coalizione o di un candidato, oppure per finanziare partiti politici, coalizioni o candidati.
Per l’assegnazione dei fondi destinati all’autonomia culturale delle minoranze nazionali, quest’anno sono già stati applicati nuovi criteri. Quante associazioni delle minoranze nazionali hanno fatto domanda per partecipare al concorso. Ci sono stati cambiamenti interessanti nei progetti e nei programmi?
Il 29 novembre 2024 il Consiglio ha pubblicato l’invito pubblico alle associazioni e alle istituzioni delle minoranze nazionali per proporre programmi per il conseguimento dell’autonomia culturale, che saranno finanziati dal bilancio statale della Repubblica di Croazia nel 2025. Il bando pubblico per il 2025 è stato indetto secondo i nuovi Criteri. Il bando pubblico è rimasto aperto per 30 giorni e l’ultimo giorno per presentare le domande è stato il 31 dicembre 2024. Nel Bando pubblico del 2025 per il finanziamento dei programmi di autonomia culturale (informazione, editoria, dilettantismo ed eventi culturali, nonché programmi bilaterali), sono stati presentati complessivamente 1.352 progetti da parte di 250 associazioni e istituzioni nazionali minoritarie, di cui 122 erano associazioni e istituzioni indipendenti, mentre 128 erano federazioni di associazioni. Rispetto all’anno precedente si sono fatte avanti 12 nuove associazioni e istituzioni minoritarie. Le associazioni e le istituzioni di venti minoranze nazionali hanno proposto lo stanziamento di fondi per un importo complessivo di quasi 16,6 milioni di euro, il che rappresenta un aumento del 30% rispetto al 2024 (quando erano stati richiesti poco meno di 12,8 milioni di euro). In relazione ai costi previsti per l’attuazione dei programmi, il Consiglio ha a disposizione nel 2025 un importo di 11 milioni di euro di donazioni correnti (con un incremento del 13,3% rispetto al 2024), che saranno distribuiti per il finanziamento di programmi per la realizzazione dell’autonomia culturale. I programmi più gettonati sono quelli culturali (oltre 650), che possono essere considerati un luogo di scambio e interazione culturale, mentre i meno presenti sono quelli editoriali, circa un centinaio. La maggior parte dei progetti segnalati riguarda i programmi che le associazioni e le istituzioni mantengono in modo continuativo e con i quali si identificano in qualche modo. Di norma, i programmi editoriali sono nuovi ogni anno. Ogni anno le associazioni e le istituzioni presentano domanda per un certo numero di nuovi programmi, che si ispirano agli interessi e alle esigenze degli appartenenti alle minoranze nazionali, ma sono anche una risposta alle tendenze nella società. È estremamente gratificante quando nascono nuove sezioni culturali amatoriali, soprattutto quelle dedicate al folklore, come forma “originale” di preservazione della cultura delle minoranze nazionali. Tuttavia, è l’istituzione di sezioni dedicate ai bambini a suscitare il maggiore entusiasmo, perché l’inclusione dei bimbi nel lavoro delle associazioni rappresenta non solo una ricchezza, ma anche il futuro di ogni minoranza nazionale.
Due anni fa si è tenuta la Conferenza internazionale sui primi vent’anni della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, organizzata dalla comunità accademica, ovvero da tutte e quattro le Facoltà di giurisprudenza in Croazia e sostenuta da tutte le istituzioni competenti in materia di politiche per le minoranze (il Consiglio per le minoranze nazionali, l’Ufficio per i diritti umani e i diritti delle minoranze nazionali, il Governo stesso, ecc.). Di recente sono stati pubblicati gli Atti di quella Conferenza, il cui scopo era quello di aiutare a trovare le migliori soluzioni per l’ulteriore sviluppo e l’espansione delle politiche minoritarie nella società croata. Ci sono reazioni, risposte, annunci di cooperazione, revisioni critiche della prassi, possibili cambiamenti, tra cui un aggiornamento della Legge costituzionale?
Innanzitutto, occorre dire che la regolamentazione dei diritti delle etnie nella Repubblica di Croazia può essere un esempio per tutti in Europa, dove una buona parte dei cosiddetti “Paesi occidentali” non riconosce affatto giuridicamente il concetto di minoranze nazionali. La Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali del 2002 rappresenta un passo avanti storico, senza precedenti nella legislazione europea né prima né dopo. Naturalmente non è la soluzione ideale e si sta diffondendo sempre più l’opinione che sia necessario migliorarla per garantire un’attuazione ancora più completa e migliore dei diritti delle minoranze. Una delle cose migliori della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali è proprio il funzionamento indipendente del Consiglio per le minoranze nazionali, che, anno dopo anno, durante il mandato di questa maggioranza politica, dispone di risorse sempre maggiori per i bisogni fondamentali delle etnie, vale a dire l’autonomia culturale in senso classico, ovvero le condizioni di lavoro delle associazioni e delle istituzioni delle minoranze nazionali (l’aumento delle risorse fino al 130% dal 2016 al 2025 supera di gran lunga il tasso d’inflazione). Parlare di modifiche alla Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali nell’attuale contesto politico non ritengo sia realistico. Ritengo tuttavia necessario sottolineare due cose su cui dovremmo riflettere in futuro. La prima è il ruolo dei Consigli e dei Rappresentanti delle minoranze nazionali, poiché è stato dimostrato che il loro ruolo consultivo non è sufficiente e che si dovrebbero ricercare meccanismi e poteri aggiuntivi per un loro funzionamento migliore e più efficiente. E dobbiamo anche considerare i problemi della rappresentanza politica delle minoranze nazionali al più alto livello, attraverso i parlamentari delle etnie. In particolare va considerato che alcuni deputati rappresentano 5 o addirittura 12 minoranze nazionali, il che rappresenta certamente un grande peso e un problema: in questo caso si dovrebbero ricercare modelli e approcci più efficienti e, per cominciare, una definizione possibilmente più rigorosa degli obblighi dei parlamentari in questo ambito, nonché del necessario supporto e assistenza di cui dovrebbero disporre nel loro lavoro.
È in corso il terzo ciclo dei Programmi operativi del Governo per le minoranze nazionali (2024-2027), che sono considerati un’innovazione significativa per arrivare a una migliore realizzazione dei diritti delle etnie. Come procede la loro attuazione? Ci sono progressi rispetto ai cicli precedenti?
I Programmi operativi per le minoranze nazionali sono già al loro terzo ciclo. Rappresentano un impegno politico fondamentale con cui il Governo dimostra la sua disponibilità a rendere concreti i diritti dei cittadini appartenenti alle etnie. I Programmi operativi sono definiti nell’ambito del Programma del Governo, un documento votato dal Parlamento croato. Considerati il massimo livello di responsabilità politica, nonché i negoziati con i legittimi rappresentanti delle minoranze nazionali che hanno preceduto la loro adozione, non ho dubbi sulla volontà politica di attuarli. Visto gli attuali Programmi operativi sono stati adottati dal Governo dopo la metà del 2024, ritengo prematuro parlare oggettivamente del livello di attuazione. Nell’ambito delle sue competenze, il Consiglio per le minoranze nazionali terrà conto delle raccomandazioni contemplate nei Programmi operativi che lo riguardano e le attuerà attraverso il sistema di finanziamento. In questo contesto, vale la pena di notare che il Consiglio non ha l’autorità di finanziare determinati programmi e progetti, come quelli religiosi, sportivi e persino alcuni programmi e progetti educativi, ma questo problema può essere in parte risolto attraverso un’attuazione qualitativa dei Programmi operativi.
Siamo quasi a metà del sesto mandato dei Consigli e dei Rappresentanti delle minoranze. Il livello locale è considerato il livello chiave per la realizzazione dei diritti delle minoranze e l’introduzione dell’autogoverno minoritario viene spesso evidenziata come uno dei contributi più significativi della Legge costituzionale alla realizzazione dei diritti delle minoranze. Allo stesso tempo, continuano a esserci forti critiche nei confronti dell’attività e del ruolo dei Consigli e dei Rappresentanti. Si sta valutando la possibilità di modifiche per migliorare ulteriormente il lavoro di questi importanti organismi minoritari?
Innanzitutto, ritengo che sia sbagliato chiamare i Consigli e in particolar modo i Rappresentanti delle minoranze nazionali “autogoverni delle minoranze”, perché non lo sono, soprattutto vista la loro scarsa base giuridica “consultiva”. Ma d’altro canto, sono stati stabiliti dalla Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali del 2002, quindi dovremmo sicuramente conservarli fino al momento in cui potremo migliorarli. Ho già indicato i problemi chiave del loro lavoro, ma vorrei sottolineare ancora una volta che ciò che migliorerebbe significativamente il ruolo e il funzionamento dei Consigli e dei Rappresentanti delle minoranze sarebbe, ad esempio un sistema di diritti di veto a livello locale. Ma ciò richiede modifiche alla Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali e, come ho già sottolineato, non ritengo che ciò sia realistico nelle attuali condizioni politiche a livello internazionale e di conseguenza nazionale. Tuttavia, analizzare, trovare soluzioni e progettare i cambiamenti restano i nostri compiti.
L’ultimo Censimento ha evidenziato un drastico calo numerico di numerose minoranze nazionali. Ciò rischia di determinare un calo significativo nell’esercizio di alcuni dei loro diritti. Si avvicinano le elezioni amministrative, nell’ambito delle quali alcune minoranze nazionali potrebbero perdere il diritto di avere rappresentanti politici negli organi di autogoverno locale e regionale (e non si tratta solo di casi marginali e sporadici). Tuttavia, i Consigli comunali, cittadini e regionali possono impedirlo attraverso i loro Statuti e garantire così il rispetto dei diritti acquisiti. Ma ciò richiede determinate procedure e il tempo a disposizione non è molto. C’è forse un’iniziativa in fase di preparazione a livello nazionale?
I risultati del Censimento non sono certamente una sorpresa. Il fatto è che il numero di appartenenti alla popolazione maggioritaria e alle minoranze nazionali è diminuito più o meno della stessa percentuale; quindi la quota delle minoranze nazionali nell’ambito della popolazione totale è cambiata meno di quanto si percepisca solitamente. Ma, naturalmente, in alcuni casi, anche queste piccole modifiche e riduzioni hanno fatto sì che, dopo la pubblicazione dei risultati del Censimento, le etnie scendessero al di sotto delle percentuali prescritte dalla Legge costituzionale per la partecipazione agli organi di potere locali, esecutivi e rappresentativi. Ciò si verifica in circa il 10% delle unità di autogoverno locali in con cui gli appartenenti alle minoranze nazionali esercitavano finora alcuni dei loro diritti di rappresentanza. Sono possibili due modi per ovviare a questa situazione: o modificando gli Statuti delle autonomie locali al fine di fornire comunque alle etnie il diritto alla rappresentanza a prescindere dai numeri oppure aggiornando la Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, cosa che, come ho già detto, non ritengo davvero realistica. La modifica degli Statuti locali e regionali dipende dalla volontà politica a livello locale, ma i diritti delle minoranze non dovrebbero mai dipendere esclusivamente dal livello locale. Abbiamo anche esempi positivi, come la Contea di Bjelovar e Bilogora, che con un emendamento del dicembre 2024 ha prescritto nel suo Statuto l’elezione dei rappresentanti delle minoranze serba e ceca nell’Assemblea regionale e l’elezione dei vicepresidenti di Regione espressione di queste due minoranze, evitando così la perdita dei diritti dovuta all’erosione numerica. Purtroppo la questione è stata oggetto di controversia anche tra i partiti politici locali, per cui ritengo che proprio per questa ragione in altre zone, dove erano state ventilate idee simili, è stata fatta marcia indietro per evitare ulteriori dannose polemiche politiche poco prima delle elezioni amministrative.
Quali sono i prossimi piani del Consiglio?
I nostri obiettivi sono stabiliti nella Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali. Ci impegneremo a mantenere l’attuale sistema di diritti delle etnie in questi tempi difficili. Ci impegneremo anche a garantire che il finanziamento dei programmi delle associazioni e delle istituzioni minoritarie tenga almeno il passo con l’inflazione. Il nostro obiettivo è sicuramente quello di migliorare il lavoro della redazione minoritaria istituita presso la Radiotelevisione croata. E naturalmente monitoreremo attentamente gli sviluppi politici e gli eventuali tentativi di limitare i diritti acquisiti dalle minoranze nazionali, nella speranza che ciò non accada. Se ciò dovesse accadere, reagiremo sicuramente, in conformità con le nostre prerogative. In ogni caso, continueremo a ricercare intensamente modelli, meccanismi e modifiche giuridiche per migliorare la politica minoritaria nella società croata: organizzeremo tavole rotonde e altri dibattiti che dovrebbero contribuire al raggiungimento di questo obiettivo. Ci concentreremo in particolare sull’ulteriore miglioramento della cooperazione tra le istituzioni delle minoranze e le strutture di autogoverno locali e regionali.
Ucraina Paese partner
Dopo una pausa di oltre 15 anni, alla fine di quest’anno nella sala concerti Vatroslav Lisinski verrà organizzato un grande evento intitolato “La creatività culturale delle minoranze nazionali 2025”. Si tratterà di una manifestazione statale che avrà il sostegno del Governo e si avvarrà della collaborazione del Ministero della Cultura; il Paese partner sarà l’Ucraina, che porterà come ospiti i suoi illustri collettivi culturali e artistici.
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