Un vino di qualità venduto dagli Stati Uniti alla Cina

Premio per l’impresa green e sostenibile della CNI. A colloquio con Matej Zaro sulla storia e le tradizioni di un’azienda di successo

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Un vino di qualità venduto dagli Stati Uniti alla Cina
Ana Čuić Tanković e Matej Zaro. Foto: RONI BRMALJ

Il Premio per l’impresa green e sostenibile, assegnato nell’ambito del concorso “Miglior imprenditore CNI 2020”, organizzato dall’UI, è andato alla Vini Zaro. Abbiamo contattato chi ha ritirato il premio, Matej Zaro, che ci ha raccontato la storia dell’azienda, fortemente intrecciata a quella della famiglia, alle sue tradizioni e a un modo antico di vivere la terra.

“Mio nonno passava la stagione invernale a lavorare in mare, sui grandi pescherecci, mentre durante quella estiva praticava l’agricoltura di sussistenza. Aveva due ettari, produceva un po’ di malvasia e un po’ di refosco. Mio padre aveva iniziato una carriera da impiegato, ma alla fine degli anni ‘90 l’amore per la terra lo aveva convinto a occuparsi di vino in modo professionale, portando l’azienda a gestire 20 ettari di terreno. Io l’ho sempre aiutato, ma all’età di vent’anni ho iniziato a prendere personalmente le redini dell’azienda. Il passaggio delle consegne è avvenuto lentamente, in maniera graduale, con i ritmi delle piante. Ci sono voluti cinque anni”, ci ha dichiarato Matej, che rappresenta la terza generazione degli Zaro intenta a occuparsi di viti e vino.
I giovani portano sempre nuove idee e una di quelle introdotta dal nostro interlocutore è stata la volontà di imbottigliare tutto il vino prodotto. “Questa decisione ha avuto conseguenze anche importanti, perché abbiamo perso alcuni dei vecchi clienti di mio papà, che erano abituati ad acquistare vino sfuso. Alla lunga però la qualità ci ha premiati. Il vino, accuratamente imbottigliato, passa dai due ai cinque anni nelle nostre cantine prima di venire immesso sul mercato. Decide lui quando è pronto, basta assaggiare ogni tanto”, ci ha spiegato Matej Zaro, che nel frattempo ha completato un corso da sommelier per poi laurearsi in Viticultura ed Enologia all’Università di Nova Gorica, portando l’azienda a gestire 23 ettari di terreno.
Una parte importante dello sviluppo dell’azienda deriva dall’aver preso in gestione il bar della Comunità alla CAN di Isola. “Abbiamo aperto un wine bar a Palazzo Manzioli. Ha avuto la funzione di salotto, di punto d’incontro e ci ha permesso di far assaggiare i nostri vini a tantissimi clienti. La località si sposa perfettamente con il prodotto, che viene coltivato a poca distanza, in un bellissimo anfiteatro che si apre sul mare, sopra Isola”, ha evidenziato Zaro.
L’azienda produce ad oggi fra le 70 e le 80mila bottiglie l’anno, dipende dall’annata, con il 40 – 50 per cento di queste che viene venduto all’estero. “Il nostro mercato principale sono gli Stati Uniti d’America, prevalentemente le zone di New York e Los Angeles. Lì non ci sono piccoli produttori locali, ma s’importa vino da tutto il mondo. Per noi vendere il nostro prodotto in quelle aree è un importante riconoscimento, perché vuol dire che possiamo competere con tutti gli altri produttori che ci sono in circolazione. Se riesci a vendere lì vuol dire che fai un vino davvero speciale. Oltre agli Stati Uniti d’America e al nostro mercato nazionale, vendiamo anche in Cina, in Giappone, nella Corea del Sud e nei Paesi scandinavi”, ci ha riferito il produttore.

Produzione del tutto naturale
Il premio, però, non è stato assegnato per la qualità del vino, bensì per i criteri green e sostenibilità. “Il passaggio al biologico da noi non c’è mai stato, perché anche prima lavoravamo così. La certificazione di prodotto bio è arrivata quando abbiamo iniziato a partecipare alle fiere, con altri viticoltori, e ci siamo accorti che questi concetti venivano reclamizzati. Il nostro vino è del tutto naturale, sia nei processi di crescita delle viti, che di raccolta e poi di macerazione. Lavoriamo con la filosofia del minimo intervento, sia in vigna che in cantina, lasciando fare alla natura il suo corso e accettando di avere annate più ricche e altre meno”, ha evidenziato Matej Zaro, che ci ha spiegato come 70 o 80mila bottiglie siano in realtà molto poche per 23 ettari, ma come il numero ridotto sia segno di qualità, perché per fare il vino vengono scelti soltanto i grappoli migliori. “Su scala nazionale siamo una piccola azienda e vale la regola del fatto a mano. Il nostro primo obiettivo non è quello di guadagnare, bensì di divertirci e di creare delle piccole opere d’arte che devono piacere innanzitutto alla nostra famiglia allargata e a tutti i nostri amici, fra i quali negli anni sono rientrati anche molti nostri collaboratori e distributori. Un vino come il nostro è un prodotto di nicchia, che rende orgoglioso chi lo produce e che arricchisce il territorio dove crescono le vigne”, ha concluso Matej Zaro.

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