UI. Presidenti eletti dall’Assemblea?

Sulle modifiche allo Statuto restano alcune divergenze, ma ieri sera a Buie i consiglieri dell’Unione Italiana approvano due indicazioni di massima, rinunciando all’elezione diretta

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UI. Presidenti eletti dall’Assemblea?

Elezione dei presidenti all’interno dell’Assemblea, e quindi in pratica rinuncia al suffragio diretto con il coinvolgimento di tutto il corpo elettorale della Comunità Nazionale Italiana (che da molti era stato indicato come molto positivo, compresi gli enti finanziatori, è stato sottolineato dai vertici), e riduzione del numero dei consiglieri: queste le due indicazioni di massima per la futura proposta di Statuto dell’Unione Italiana. Al Comitato per lo Statuto e il Regolamento dell’UI l’incarico di continuare nella stesura del nuovo documento, tenendo conto di questi due punti chiave e forse tra i più discussi. Lo ha stabilito l’Assemblea, riunita ieri sera a Buie, con 31 voti favorevoli, 3 contrari e 2 astenuti. Naturalmente, resta ancora da approvare il testo completo e definitivo.

Diverse varianti, più proposte organiche e a tratti alternative, su cui si sta andando a costruire la futura ossatura dell’Unione Italiana. L’Assemblea riunita a Buie scrive una nuova, dinamica, tappa nella strada della riforma istituzionale e strutturale dell’Unione Italiana. Si punta ad averne una più snella, efficiente, efficace, moderna, in sintonia con i tempi, in grado di rispondere con maggiore incisività alle esigenze dei connazionali e adeguata a rispondere alle sfide. La corsa è ancora in salita, e l’impressione, vista anche la incredibile varietà di opinioni che rende più difficile trovare convergenze – il compromesso o l’ottimale tra l’ideale e il reale, come ha commentato il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul – è che solo con una decisa volata, un energico sprint, i consiglieri riusciranno a tagliare il traguardo prima dello scadere di questa legislatura.

«Siamo un’organizzazione»

Se il dibattito vero e proprio è stato avviato nel luglio del 2019 e si è concluso nel gennaio 2020, cogliendo anche le indicazioni emerse da un sondaggio-questionario interno presentate sempre a Buie, il 7 dicembre 2021, il confronto vero e proprio è entrato nel vivo circa una settimana fa, a Pisino, quando ai consiglieri è stata consegnata una bozza lavorativa, redatta dal Comitato per lo Statuto e il Regolamento dell’UI, ed è proseguito ieri sera, nella continuazione della 18ª seduta dell’Assemblea. Deliberativa con 40 presenti, ospitata per ragioni epidemiologiche nella sala dell’Università popolare aperta.

Quale forma dare all’UI? “Siamo di fatto una federazione di associazioni”, ha introdotto il presidente dell’Assemblea, Paolo Demarin (Sissano). Per diversi bisognerebbe insistere sull’organizzazione, come del resto anche previsto nel trattato italo-croato sulle minoranze. Lo ha sottolineato nel suo intervento anche Radin, vicepresidente del Sabor croato e deputato della CNI, arrivato appositamente da Zagabria per contribuire al dibattito. L’Unione è rispettata “perché è unitaria e perché è più di un’associazione”, ha aggiunto. “Purtroppo, ultimamente mi sono dovuto un po’ distaccare da voi – aveva esordito – anche perché impegnato in Parlamento e con un lavoro, intenso, che ha portato molti frutti. La scorsa volta è stato detto che i finanziamenti della Croazia sono aumentati arrivando quasi ai livelli di quelli assicurati dall’Italia. Ecco, devo precisare che invece li hanno superati, diventando, se tutto andrà bene, 4,4 milioni, mentre quelli da Roma sono attorno ai 3,5 milioni. Questo un po’ mi dispiace, perché un tempo le risorse dall’Italia erano 6-7 volte maggiori di quelle dalla Croazia. Beninteso, siamo grati all’Italia, lo saremmo anche se ci desse 3 euro, perché nulla ci è dovuto. E desidero ringraziare chi ha fatto in modo che quest’anno noi e gli esuli non fossimo soggetto di discriminazioni”, ha concluso.

Sullo Statuto, l’onorevole ha esposto alcune sue idee. Ad esempio, ha difeso, in un certo senso, l’elezione diretta dei presidenti (le altre varianti “ci riporterebbero al passato e io sono un po’ restio a tornare indietro”) e ha appoggiato Krsto Babić (Abbazia) per quanto riguarda la creazione di una fondazione di mutuo soccorso a favore degli indigenti. Radin ha specificato “della terza e della quarta età, connazionali e vicini alla Comunità”, da gestire tramite un’associazione di giovani, che ad esempio aiutando gli anziani a fare la spesa, ascoltandoli assimilerebbero anche le tradizioni. Si stanno muovendo in questa direzione anche le altre minoranze nazionali in Croazia nell’integrazione che si vuole dare al piano operativo. Un altro aspetto sui cui si è concentrato Radin è la realizzazione di un centro dell’istroveneto, dialetto che grazie all’azione dell’UI è stato riconosciuto patrimonio della cultura immateriale in Croazia e in Slovenia.

Ricollegandosi a Radin, il deputato CNI a Lubiana, Felice Žiža, ha osservato che la Slovenia, in base al memorandum trilaterale del 1992, che però non ha firmato, si è assunta l’obbligo di sostenere la CNI con il 18 per cento dei finanziamenti erogati dalla Croazia, per cui bisognerà adoperarsi presso il Governo e l’Ufficio per le nazionalità, perché ciò effettivamente avvenga e l’accordo sia rispettato. Žiža si è complimentato con il lavoro fatto sulla riforma dello Statuto dell’UI, si è detto convinto dell’opportunità di mantenere l’attuale numero dei consiglieri perché l’opzione della circoscrizione unica non è forse ancora percorribile. “Sono d’accordo che l’Assemblea debba essere il principale organo democratico e che elegga i presidenti”, facendo un paragone con quanto avviene in Italia con l’elezione dei Presidenti della Repubblica, del governo, della Camera e del Senato, auspicando infine che “si riesca a concludere questa riforma statutaria prima di andare alle elezioni”.

«Modello Tuljak»: 62 consiglieri

Premesso che “i tempi non sono ancora maturi per avere un’Assemblea di 23 o 35 membri eletti in una circoscrizione unica” (come auspicato da diversi consiglieri, ma non dal presidente della Giunta esecutiva Marin Corva per il quale l’obiettivo dovrebbe essere avere quante più persone coinvolte attivamente nell’UI, più voci e più persone), una delle questioni centrali che a Pisino il 28 febbraio era rimasta indefinita e che ieri è stata integrata e precisata – a livello di bozza –, riguardava il numero dei consiglieri. Da tutte le consultazioni sono emersi due punti chiave: da una parte la volontà di andare a ridurre l’Assemblea, dall’altra la necessità di garantire che ogni Comunità degli Italiani sia rappresentata. Il consigliere di Pirano, Dyego Tuljak, membro del succitato Comitato, ha trovato una soluzione. Nella sua elaborazione, operando un taglio del 18 per cento, ha fissato complessivamente a 62 i consiglieri assembleari. Come ripartire i seggi, quale chiave applicare? Tuljak ha previsto uno scaglione sulla base dei soci delle stesse, ossia assegnare un consigliere a quelle che contano fino a 899 soci, che sono in pratica la stragrande maggioranza delle CI del nostro territorio; due consiglieri per quelle da 900 a 2.999 soci, categoria in cui rientrano le città come ad esempio Parenzo, Capodistria, Pirano e via di seguito; e infine tre consiglieri per le CI con 3.000 e più soci effettivi, ossia Fiume e Pola, che statisticamente costituiscono delle “eccezioni”, come spiegato dall’autore del materiale.

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