UI. Il piano d’azione per il bilinguismo

L’Assemblea dell’Unione Italiana adotta il primo pacchetto di interventi per «garantire il diritto all’uso paritetico della lingua italiana» nel territorio d’insediamento storico della CNI

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UI. Il piano d’azione per il bilinguismo

Consenso generale sul bilinguismo, che rimane una delle battaglie strategiche dell’Unione Italiana. E in questo mandato si vuole portare a casa qualche risultato concreto, anche se – è la consapevolezza diffusa –, sarà tutt’altro che facile. L’importante è però cominciare a muoversi, indicando priorità, linee d’intervento e organismi incaricati di attuarle. L’Assemblea dell’UI ha di recente, alla sessione svoltasi a Buie, adottato il primo pacchetto d’interventi e il programma d’azione “per garantire il diritto all’uso paritetico della lingua italiana con le altre lingue nazionali nel territorio d’insediamento storico della Comunità Nazionale Italiana”. Stabilire una strategia comune per raggiungere quell’uniformità di trattamento garantita dal Trattato italo-croato sulla tutela delle minoranze del 1996, ma anche riavviare il dialogo con le autorità regionali e locali, specie quelle istriane, e operare in sinergia con le altre associazioni, organizzazioni e singoli che curano le istanze della CNI. È un inizio, come precisato dal presidente dell’Assemblea, Paolo Demarin, un indirizzo chiaro che non conclude il lavoro bensì indica la strada da seguire.
Il documento raccoglie gli interventi proposti alla riunione tematica di Verteneglio del 6 febbraio 2019 e le proposte scaturite in sede di Commissione assembleare per il bilinguismo. E si va ben oltre quello per così dire visivo, delle tabelle, denominazioni e insegne varie. Ecco i cardini. Innanzitutto: richiedere l’applicazione “diretta e incondizionata” delle norme vigenti in materia di uso paritetico delle lingue, con particolare osservanza delle disposizioni previste da trattati internazionali, coinvolgendo da subito consulenti, con l’elaborazione delle norme e dei diritti “senza possibilità di doppie interpretazioni”, per arrivare alla tanto auspicata unità di trattamento giuridico-costituzionale dei connazionali.
Un ambiente sociale favorevole
È altresì fondamentale creare un ambiente sociale “perfettamente bilingue”. Oltre all’aspetto visivo, pur rilevante dal punto di vista psicologico e politico, va incentivata la “preparazione linguistico-culturale che possa garantire la vitalità della lingua italiana su un territorio nazionalmente misto”. Inoltre, va predisposta una “politica attiva verso la formazione e l’impiego del corrispondente personale specializzato”, curando la preparazione delle risorse umane che andrebbero a lavorare nei settori della vita pubblica. In altre parole, si tratta di inserire un numero maggiore di appartenente alla CNI negli uffici della pubblica amministrazione, negli enti locali e regionali, nelle istituzioni, in aziende e organizzazioni socio-politiche. La conoscenza della lingua italiana andrebbe costantemente aggiornata.
Uniformare gli statuti
L’intento è anche quello di uniformare gli statuti cittadini e comunali per quanto riguarda i diritti e la terminologia. Si vuole superare l’”assurda frantumazione delle norme giuridico-costituzionali” chiamate a regolare la posizione dei connazionali, evitando di fatti diritti diversi nelle differenti Città e Comuni (un aspetto però complesso questo, come rilevato dal consigliere umaghese Mauro Jurman, il quale ha ricordato che bisogna fare attenzione al quadro normativo, che cambia a seconda della zona). Quindi, sarà avviata anche una campagna d’informazione sui diritti dei connazionali e sull’uso dell’italiano nei rapporti con le autorità statali, regionali, cittadine e comunali.
Una delle condizioni per poter procedere sarà quella di dotarsi di un’apposita struttura, di un supporto legale, di un organo interno all’UI che avrà il compito di monitorare l’applicazione dei diritti della CNI e fornire appoggio al connazionale “per vedersi rispettato il proprio diritto davanti a un ente o istituzione del territorio”. E, se necessario, si dovrà reagire presentando ricorsi laddove tali diritti non saranno rispettati o accolti. Per vedere rispettati i diritti acquisiti, l’azione non potrà prescindere da un’intensificazione dei contatti e del dialogo con le forze politiche, ma sarà utile pure istituire un tavolo di coordinamento tra UI, Consigli delle minoranze (Croazia) e Comunità autogestite della nazionalità (Slovenia), per poi presentare proposte specifiche e precise al mondo politico e istituzionale statale, regionale e locale. Un capitolo a parte è costituito dalle trattative con le autorità ecclesiastiche per quanto riguarda lo svolgimento dei riti in lingua italiana. Infine, andranno assicurati i finanziamenti volti alla realizzazione della piattaforma (dal 2019, sono disponibili 9mila euro).

I lavori dell’Assemblea dell’Unione Italiana a Buie. Foto Goran Žiković

Le proposte della Commissione
Andando nel concreto, è stata richiamata l’attenzione sulla segnaletica all’interno del nuovo Ospedale generale di Pola e, di tutta la struttura sanitaria regionale istriana, praticamente priva nel 90 per cento dei casi di diciture in italiano. Un testo informativo – da distribuire sotto forma di poster o depliant nelle Comunità degli Italiani, nelle scuole, negli enti e istituzioni della CNI, nonché da pubblicare sul sito Internet dell’UI – recante tutte le indicazioni inerenti al diritto degli appartenenti alla CNI a usare la lingua italiana davanti alle autorità giudiziarie: è questa una delle raccomandazioni formulate dalla Commissione per il bilinguismo nominata dall’UI e presentate all’Assemblea dal consigliere Krsto Babić, membro dell’organismo, insieme con Roberto Battelli (presidente), Gaetano Benčić, Paolo Demarin, Moreno Vrancich.
La Commissione chiede inoltre alle autorità comunali, cittadine e regionali nel cui statuto non è previsto l’uso pubblico della lingua italiana di procedere alla traduzione in lingua italiana dell’atto, affinché ne esista una versione ufficiale in lingua italiana (curata da traduttori con comprovata conoscenza/padronanza dell’italiano). Andrà verificata con le competenti autorità, enti e istituzioni della Repubblica di Croazia, la possibilità di procedere al rilascio – nelle aree del Paese dove è già possibile ottenere la carta d’identità trilingue (croato, inglese e italiano) – di patenti di guida, di patenti nautiche, di passaporti e altri documenti d’identificazione personale, che a fianco della dicitura in lingua croata (ed eventuali altre lingue) prevedano pure quella in lingua italiana laddove non già prevista. Alle Camera croata d’Economia – Camera regionale di Fiume e alla Camera dell’Artigianato della Regione Istriana si chiederà di sollecitare i propri soci a prevedere l’impiego della lingua italiana nei rispettivi materiali promozionali (calendari, agende e simili).
Il capitolo cimiteri
Un capitolo è incentrato sui cimiteri, per sollecitare le società, gli enti o le istituzioni, sia pubbliche che private, incaricate di gestire i campisanti situati nei territori d’insediamento storico della CNI a tradurre in italiano i loro rispettivi statuti e regolamenti, qualora non lo abbiano già fatto. Un’azione specifica va fatta presso la municipalizzata “Kozala” di Fiume per quanto riguarda la traduzione in lingua italiana del testo inciso sulla stele all’ingresso del Cimitero di Cosala (si suggerisce di collocare una lapide, una targa o un pannello con la scritta in italiano a fianco del monumento), ma anche di offrire una versione in lingua croata del testo riportato esclusivamente in lingua italiana sulla lapide affissa sul Crocifisso che ricorda i defunti fiumani deceduti lontano dalla loro città.
“Non è una rivoluzione, si può fare”, ha commentato Moreno Vrancich. Definendo anche un calendario delle iniziative che da luglio a dicembre saranno intraprese per finalizzare quanto concordato, l’incarico di realizzare i vari punti, è stato affidato al presidente, alla Giunta e ai Servizi amministrativi UI.

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