Tutela dei mari, la Croazia farà la sua parte

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Tutela dei mari, la Croazia farà la sua parte

Mettere la salvaguardia dell’Oceano tra le grandi priorità europee e mondiali: questa l’ambizione di ‘The One Planet Summit for the Ocean’, il vertice sul futuro dei mari voluto dal Presidente francese Emmanuel Macron, in coincidenza con la presidenza di turno francese del Consiglio dell’Unione europea. Al vertice iniziato a Brest nella giornata di mercoledì scorso e conclusosi ieri hanno preso parte una ventina di Capi di Stato dei Paesi Ue e non solo, inclusi la presidente della Commissione europea e il presidente del Consiglio dell’Ue, rispettivamente la tedesca Ursula von der Leyen e il belga Charles Michel. A rappresentare la Croazia in Bretagna è intervenuto personalmente il primo ministro Andrej Plenković.

Uno dei principali obiettivi che si è posto l’Eliseo nell’organizzare l’incontro consisteva nel motivare il maggior numero possibile di Paesi che ancora non lo hanno fatto a ratificare l’Accordo del Capo teso a rafforzare la sicurezza delle imbarcazioni da pesca e la lotta alla pesca illegale.

Nel corso del suo discorso il primo ministro Andrej Plenković ha sottolineato che nella sua veste di Paese a vocazione marittima la Croazia ambisce a essere un esempio virtuoso nella tutela dei mari. “Salvaguardare gli Oceani, il più vasto ecosistema al mondo, significa tutelare il mondo, proteggere la biodiversità e in definitiva le nostre stesse vite”, ha detto Plenković annunciando che la Croazia intende contribuire al raggiungimento di questo traguardo tutelando entro il 2030 il 30 p.c. dela porzione dell’Adriatico sotto la sua giurisdizione. Ha ricordato che al fine di tutelare i mari la Croazia ha vietato l’utilizzo di oggetti monouso in plastica, ad iniziare dalle buste di naylon.

In margine al summit Andrej Plenković ha illustrato ai giornalisti gli sforzi profusi dalla Croazia, in concerto con l’Italia alla fine di favorire la rigenerazione del fondo ittico del Mare Adriatico, più correttamente del pesce azzurro e in particolare dei banchi di sardine nella Fossa di Pomo (Jabuka). Per molti anni oltre il 30 p.c. della globale pesca da traino croata e italiana proveniva dalla suddetta area. La pesca intensiva ha portato gli stock ittici al limite dell’esaurimento. Nel 2015 Zagabria e Roma hanno raggiunto un accordo per vietare la pesca nelle vicinanze dell’isola del Pomo, imponendo un divieto di pesca a strascico nella parte più profonda del bacino.

Si tratta delle prime zone di restrizione della pesca (FRA) a essere state istituite con un piano di monitoraggio scientifico. Dopo la demarcazione delle FRA stabilite dagli scienziati dell’Istituto di oceanografia e pesca di Spalato e dell’Università di Bologna, anche i pescatori hanno notato un aumento delle risorse marine e, sebbene prima fossero scettici o addirittura contrari a tali zone, ora ne sono diventati sostenitori.

Quasi ogni anno la pesca a strascico è vietata per un mese nelle acque aperte dell’Adriatico centrale e settentrionale. Ciò ha favorito la rigenerazione del fondo ittico, non solo delle sardine e delle alici, ma anche di naselli, gamberi e in generale di tutte le specie presenti nell’Adriatico.

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