
Gli imprenditori del settore turistico croato lanciano un grido d’allarme per le difficoltà crescenti nell’assunzione di lavoratori stranieri, ostacolate dalle recenti modifiche legislative. Secondo gli operatori, le nuove norme rischiano di compromettere seriamente la stagione turistica, già alle porte, riporta l’agenzia Hina.
La fonte del malcontento è la nuovo Legge sugli stranieri, entrata in vigore lo scorso mese, che introduce criteri più rigidi per il rilascio dei permessi di lavoro. Gli imprenditori denunciano ostacoli amministrativi considerati insormontabili, in particolare in un periodo cruciale come la pre-stagione e l’alta stagione, in cui la carenza di manodopera locale è cronica.
Tra le principali critiche, spicca la nuova soglia di fatturato mensile: per poter assumere lavoratori stranieri, le persone giuridiche devono dimostrare un fatturato minimo di 10.000 euro al mese negli ultimi sei mesi. Una condizione che molte imprese stagionali, specie nelle isole, non riescono a soddisfare a causa della natura fluttuante del loro reddito. Per i datori di lavoro persone fisiche, invece, è sufficiente un fatturato stagionale di 15.000 euro, generando ulteriore malcontento.
“Non è giusto trattare allo stesso modo le isole e le grandi città”, affermano alcuni imprenditori locali, evidenziando come la normativa non tenga conto delle specificità del lavoro stagionale nelle zone più periferiche.
Gli operatori turistici avvertono che se la situazione non verrà risolta tempestivamente, “molte prenotazioni potrebbero essere cancellate”, un fenomeno che, a loro dire, è già iniziato.
La risposta del Ministero del Lavoro
Dal canto suo, il Ministero del Lavoro, della Previdenza sociale, della Famiglia e delle Politiche sociali risponde che le modifiche legislative mirano a evitare abusi riscontrati con la precedente normativa più flessibile. I criteri più rigidi sarebbero stati introdotti per assicurare che solo i datori di lavoro realmente attivi e regolari possano ottenere i permessi.
Tuttavia, il Ministero assicura che “la stagionalità verrà considerata” nei processi di rilascio dei permessi, come già previsto dalla normativa sul lavoro, e che i datori di lavoro regolari potranno richiedere permessi anche per un periodo fino a tre anni. “La maggior parte dei datori di lavoro ha già ottenuto i permessi nei tempi previsti, all’inizio di quest’anno o alla fine del precedente”, precisa il Ministero.
Inoltre, per i permessi stagionali fino a 90 giorni e per i rinnovi, non è richiesta la soglia di fatturato dei 10.000 euro mensili.
Il Ministero del Turismo e dello Sport ha rimandato la questione ai dicasteri competenti, ovvero il Ministero del Lavoro e quello dell’Interno.
Gli imprenditori segnalano anche “problemi burocratici legati alla documentazione fiscale”: molti sono stati indirizzati all’Agenzia delle Entrate per ottenere certificazioni necessarie al proseguimento delle pratiche di assunzione, ma l’Agenzia stessa non ha fornito istruzioni chiare a riguardo. Inoltre, sottolineano come la “sospensione temporanea della fiscalizzazione” non sia rilevante ai fini dell’assunzione, complicando inutilmente il processo.
Altri ostacoli si presentano con l’obbligo, prima della richiesta di permesso, di superare un “test di mercato del lavoro” presso l’Istituto nazionale per l’Impiego (Hzz). Questo passaggio può richiedere diverse settimane, ritardando ulteriormente le assunzioni. Anche quando il parere è positivo, il Ministero dell’Interno ha fino a 30 giorni per rilasciare il permesso di soggiorno e lavoro”, “tempi considerati eccessivi” in vista dell’imminente inizio della stagione.
“Anche se ottenessimo l’approvazione domani, con i tempi previsti per la documentazione, saremmo già a fine maggio. A quel punto, il turismo avrà già subito una perdita significativa”, dichiarano i rappresentanti del settore.
L’unica alternativa in caso di rifiuto del parere dell’Hzz è la richiesta di un permesso stagionale fino a 90 giorni, ma ciò non risolverebbe la situazione. Anzi, secondo gli imprenditori, rischia di peggiorarla, sovraccaricando ulteriormente il Ministero dell’Interno e lasciando le aziende “senza lavoratori nel pieno della stagione estiva”, quando i permessi temporanei scadono a luglio.
“Non abbiamo tempo da perdere. Servono risposte rapide. Abbiamo già contattato i ministeri competenti, ma nessuno ci ha ancora risposto”, concludono preoccupati.
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