Trieste, Dipiazza: «Porto Vecchio cuore della scienza»

Trieste si sta preparando con grande slancio per l’appuntamento di Esof 2020, dietro al quale si cela però un progetto molto più ampio. Ne abbiamo parlato con il sindaco del capoluogo giuliano

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Trieste, Dipiazza: «Porto Vecchio cuore della scienza»

Tra poco più di sei mesi, Trieste giocherà una delle sue partite più importanti. Nel 2020 onorerà, infatti, il titolo di Capitale della Scienza nell’ambito di Esof (EuroScience Open Forum), la più rilevante manifestazione europea focalizzata sul dibattito tra scienza, tecnologia, società e politica, che si articolerà tra il 5 e il 9 luglio prossimi in varie location della città. In quest’occasione riaprirà i battenti, dopo decenni di chiusura al pubblico, l’ampia area del Porto Vecchio, dove in questo periodo sta sorgendo, nei vecchi magazzini 27 e 28, un Centro congressi polifunzionale all’avanguardia – che sarà teatro principale di Esof –, reso possibile grazie agli sforzi profusi dal Comune. Ne abbiamo parlato a tutto tondo con il sindaco Roberto Dipiazza, scoprendo che dietro all’evento in sé, si cela in realtà un progetto molto più ampio, che consiste nella riqualificazione del vecchio porto triestino con i suoi circa 67 ettari di superficie, cinque moli e 23 edifici rimasti in disuso per circa un secolo. Un primo processo d’infrastrutturazione, volto a un completo rilancio della zona, è stato avviato nel maggio del 2016 con la sottoscrizione del Protocollo d’intesa tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il Comune di Trieste e l’Autorità portuale, atto da cui si attendono cospicue ricadute occupazionali, in particolar modo nei settori tecnologici e scientifici, anche in quelli connessi alla “portualità allargata”, con la trasformazione dell’area in un polo capace di attirare un pubblico di cittadini sempre più numeroso, con conseguente sviluppo economico e demografico della città.
Ottimo stimolo
“L’appuntamento di Esof, per il quale ci stiamo preparando con grande attenzione, si è rivelato un ottimo stimolo per dare vita a un Centro congressi d’ultima generazione con 2.300 posti, che rientra comunque nel processo di riconversione dell’intera area del Porto Vecchio, rimasta per troppo tempo chiusa ai cittadini. Per il rinnovo completo dell’antica zona portuale ci siamo ispirati a Puerto Madero di Buenos Aires, che ha impiegato vent’anni per trasformarsi. Sono convinto che noi riusciremo a portare a termine il progetto nell’arco di un decennio, essendo il nostro porto molto più piccolo”, ci ha spiegato l’energico primo cittadino di Trieste, gentilissimo nell’accompagnarci di persona nel cantiere del futuro Centro congressi. “Abbiamo, in pratica, sfruttato Esof per mettere in piedi un Polo polifunzionale, che rimarrà in dotazione alla città anche dopo l’appuntamento del prossimo luglio”.

Vista sui due magazzini che ospiteranno Esof

Capillare rinnovo
I lavori attualmente in corso, giunti a buon punto, interessano come già detto, i due vecchi capannoni 27 e 28 – siti di fronte alla Centrale idrodinamica e alla Sottostazione elettrica (in cui troveranno posto gli uffici di ricezione di Esof) –, che in questo periodo sono soggetti a una capillare opera di rinnovo. “Li abbiamo collegati tra loro mediante un ponte pedonale, per facilitare i movimenti al loro interno. Bisogna dire, inoltre, che uno dei due magazzini è stato demolito e ricostruito del tutto, mentre il secondo lo abbiamo conservato in quanto ancora in ottime condizioni, ed è ora in fase di ristrutturazione”, ha spiegato il sindaco, aggiungendo che la municipalità ha optato per il modello pubblico-privato per finanziare i lavori. “Ormai senza il settore privato non vai da nessuna parte. È una formula che tutti dovrebbero usare per interventi come questo. Il Comune, da solo, non ce l’avrebbe fatta. C’è da seguire un particolare iter burocratico, a cui l’amministrazione pubblica deve per forza sottostare, mentre oggi i tempi corrono veloci. Bisogna sapersi adeguare, cogliere la palla al balzo”, ha aggiunto.
Cifre alla mano, il Comune ha investito nel futuro Polo congressuale in Porto Vecchio attorno ai 5,5 milioni di euro, mentre dal fronte privato sono stati assicurati altri 6,5 milioni, per un totale di 12 milioni di euro. Per questo concreto progetto “non abbiamo avuto tempo per attingere dai fondi dell’Ue, le cui procedure durano a lungo. L’area del Porto Vecchio è stata sdemanializzata nel gennaio del 2017 diventando proprietà del Comune. Bisognava mettersi immediatamente al lavoro per poter concludere tutto nei termini previsti. In questo momento, il progetto è a buon punto e mi permetterei di dire che siamo addirittura in anticipo. Tra poco più di sei mesi questo versante del porto assumerà un aspetto del tutto diverso, ve lo posso assicurare”, ha annunciato Dipiazza, invitandoci a entrare nei due costruendi capannoni, in cui fervono i lavori. Quello relativo al nuovo Centro congressi non è però il primo intervento effettuato in zona. Qualche anno fa, sempre nell’ambito del progetto di riqualificazione, sono stati ristrutturati e spiccano ora in tutta la loro bellezza, la Centrale idrodinamica, la Sottostazione elettrica e il Magazzino numero 26. Abbiamo visitato i primi due grazie all’ospitalità del primo cittadino, il quale ci ha fatto da Cicerone durante tutto il percorso. Inutile dire che gli interni degli edifici si presentano di uno splendore unico, con tutti gli antichi macchinari, che all’epoca facevano funzionare l’intero porto, conservati e rimessi a nuovo. Oggi, dopo una dovuta opera di riconversione, hanno funzione museale, com’è giusto che sia.

Il ponte pedonale che unisce i capannoni 27 e 28

Rinascimento della città
Ma che cosa ha portato le istituzioni di competenza a riconsiderare le funzioni di quello che era il primo porto commerciale di Trieste, per cogliere appieno il nuovo “rinascimento” della città? Sono stati indubbiamente fattori quali la vocazione internazionale legata al mare, come dimostrano la crescita del traffico merci del Porto nuovo, l’affermarsi della nuova via della Seta, che vede Trieste quale hub preferenziale per i traffici dell’oriente verso l’Europa continentale e il primato quale terminal petrolifero del Mediterraneo; il trend esponenziale nel settore del turismo, manifestato anche dall’interesse in tal senso di investitori cinesi, russi, tedeschi, turchi, ecc.; l’affermarsi della città quale “distretto della scienza” con realtà quali la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA), il Centro Internazionale di Fisica Teorica (ICTP), il Centro di Ingegneria Genetica e di Biotecnologia (ICGEB), l’Area Science Park, l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS) nonché il Centro Internazionale per la Scienza e l’Alta Tecnologia (ICS), ecc., che vedono con l’organizzazione dell’edizione 2020 di Esof il manifesto rinascimentale internazionale. Un’occasione, unica e senza pari, rappresentata dalla Legge di stabilità, che ricostituisce alla città, in uno dei suoi articoli, “le aree, le costruzioni e le altre opere appartenenti al demanio marittimo del Porto Vecchio di Trieste” che, visto l’andamento delle cose, si rivelerà il vero protagonista del rinnovamento cittadino.
La riqualificazione dell’area è agevolata dal nuovo Piano regolatore generale del Comune di Trieste, entrato in vigore il 5 maggio 2016, che offrirà alla zona grandi opportunità di sviluppo a lungo termine consentendo, a detta del sindaco Dipiazza, l’entrata di grosso capitale privato. “Qui un giorno vedrete sorgere alberghi, ristoranti, marina, aziende e istituzioni di vario tipo, e chi più ne ha più ne metta. Una vera e propria rinascita di un’area rimasta interdetta per troppo tempo”, ha annunciato il primo cittadino di Trieste, precisando che per tali necessità verranno ristrutturati i maestosi magazzini del porto. “L’allargamento dello spazio Schengen – ha aggiunto – porterà enormi vantaggi, non soltanto al capoluogo giuliano e all’Italia in generale, bensì anche ai Paesi limitrofi, Croazia e Slovenia in primis”. Ulteriori abbattimenti dei confini saranno pertanto fondamentali per un progresso ancora più marcato del riconvertito Porto Vecchio.
Il processo di riqualificazione porterà in primo luogo a un decisivo rilancio culturale dell’area. In questo contesto è stato avviato, come già detto, un primo processo di infrastrutturazione grazie alla sottoscrizione del suindicato Protocollo d’intesa tra le parti coinvolte. Inoltre, con delibera CIPE è stato approvato il Piano stralcio “Cultura e Turismo“ (2014-2020) che tra i vari interventi, già individuati, di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e di potenziamento del turismo, ha previsto uno stanziamento pari a 50 milioni di euro, in cui trovano copertura le somme attinenti al recupero del pontone Ursus e alla riqualificazione di immobili quali lo splendido Magazzino 26, che ospita il Museo del Mare. È stato inoltre realizzato u parcheggio intermodale entro l’area ferroviaria dismessa del Porto Vecchio, che prevede un’ampia offerta di sosta, anche al fine di potenziare i servizi e infrastrutture a supporto degli insediamenti sportivo-ricreativi già presenti ai margini della nuova area comunale del porto. Il sindaco Dipiazza si è soffermato anche sugli interventi volti al miglioramento della viabilità, che prevedono la sistemazione del collegamento tra viale Miramare e il Polo museale (Magazzino 26, Centrale idrodinamica e Sottostazione elettrica) mediante la realizzazione di una rotatoria all’altezza dell’attuale varco di regolazione dei flussi tra il detto viale e gli interni del Porto Vecchio. La rotatoria, ormai in fase conclusiva, sarà costituita da un’isola centrale con una parte allestita a verde, oltre a una serie di isole spartitraffico perimetrali. La costruzione della nuova sede stradale prevede la rimozione dei masegni (blocchi di trachite) presenti sotto l’attuale pavimentazione al fine di consentire un loro recupero e riutilizzo all’interno delle aree portuali. “La trasformeremo in una zona unica, nel senso che si potrà accedere liberamente al Porto Vecchio arrivando da viale Miramare, che finora era impossibile fare”, ha precisato il sindaco. Un’apertura eccezionale al servizio dei cittadini. Durante il nostro lungo sopralluogo in Porto Vecchio, Roberto Dipiazza ha più volte ribadito che il rilancio dell’area è un’importante occasione di sviluppo economico per tutta Trieste. Le azioni volte all’integrazione dell’area portuale con la città rappresentano una bellissima sfida, che viene portata avanti in sinergia e in accordo con tutte le rappresentanze politiche e istituzionali e attraverso scelte condivise con i cittadini.
Una dimostrazione che se ci sono i presupposti e la caparbia giusti, nulla è impossibile. Quello del Porto Vecchio è decisamente un esempio da seguire, a cui tutte le città affacciate sul mare dovrebbero ispirarsi.

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