Tremul: «Il Censimento non rispecchia la realtà dei fatti»

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Tremul: «Il Censimento non rispecchia la realtà dei fatti»
Il presidente dell'UI, Maurizio Tremul. Foto Željko Jerneić

“I dati sull’appartenenza nazionale e linguistica degli abitanti della Repubblica di Croazia scaturiti dall’elaborazione dei dati raccolti nell’ambito del Censimento della popolazione, dei nuclei familiari e delle abitazioni condotto l’anno scorso sono appena stati pubblicati. Prima di poter esprimere una considerazione più approfondita e articolata è necessario analizzarli”, ha dichiarato il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, nel commentare i risultati del rilevamento della popolazione pubblicati dall’Istituto statale
di Statistica (DZS).
“Il numero
dei censiti italiani – ha rilevato Tremul – è addirittura inferiore a quelli che sono i passaporti italiani in Croazia. Questa dato la dice lunga sull’approccio che le persone hanno nei confronti di questo Censimento”. “Parto da una constatazione – ha proseguito –. Ho sempre ritenuto che nei Censimenti il rilevamento della nazionalità sia un aspetto ampiamente superato dalla storia. In un’Europa unita fatta di popoli, di regioni e culture locali il rilevare la nazionalità credo sia un aspetto ormai superato”. “Non ho riconosciuto – ancora il presidente dell’UI – nessun Censimento sulle nazionalità. Ritengo che neppure questa conta rispecchi ciò che è la realtà dei fatti”. “Ci sarebbero tante considerazioni da
fare. In tante località molti connazionali, anzi molte persone, non sono state censite. La rilevazione è stata condotta durante il Covid. Non c’erano rilevatori italiani. C’è il calo generale della popolazione. Sono molti i giovani emigrati all’estero. Tutte queste sono considerazioni generali, ma dobbiamo sottolineare che il rilevamento nazionale è un concetto arcaico”, ha evidenziato Maurizio Tremul.
“Noi abbiamo una comunità molto aperta. Che si sente europea, che vuole viaggiare, che desidera vivere l’Europa; educata alla multiculturalità alla pluri identità. Molte figlie e molti figli sono nati da matrimoni misti, in cui i giovani apprendono una lingua madre e una lingua padre, in famiglie che li allattano con una cultura e li coccolano con un’altra cultura’. Hanno in sé più culture e identità. Chiedere di dichiararsi l’uno o l’altro è ormai antistorico”, ha osservato il presidente dell’Associazione apicale e unitaria degli italiani in Croazia e Slovenia.
“Vedo un grande fermento di attività nei nostri sodalizi, nelle nostre scuole e nelle nostre istituzioni. È questo ciò su cui dobbiamo continuare a lavorare, come dobbiamo continuare a lavorare sui giovani. Incentivandoli a entrare in Comunità, infondendo loro i concetti principali della nostra cultura, identità e valori. Poi uno decide di esprimersi liberamente, ma non in un contesto dove ci si riduce a dover scegliere e stare in una casella fissa”, ha concluso il presidente dell’UI, sottolineando che “vanno modificate le leggi che prevedono il riconoscimento dei diritti minoritari in base al numero degli appartenenti alle minoranze stesse e alla loro incidenza nella popolazione complessiva”.

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