Trapianti, un «salvavita»

Nikola Žgrablić, medico specialista, anestesista e intensivista dell’Ospedale generale di Pola, è presidente della Rete nazionale dei donatori di organi. «La Croazia vanta un sistema tra i migliori al mondo. I tempi di attesa si sono ridotti sensibilmente»

0
Trapianti, un «salvavita»

Una fondazione di fondamentale importanza per salvare la vita delle persone. Stiamo parlando della Rete dei donatori in Croazia, fondata a Pola (dove ancora oggi ha la sua sede) nel 1998 dal dott. Igor Povrzanović, attiva a livello nazionale. Oltre che a collaborare ovviamente con gli altri Stati dell’Unione europea. In merito a questa pratica svolta dai medici, legata appunto al trapianto di organi per i quali assieme alla Spagna, la Croazia può vantarsi di essere la migliore al mondo, abbiamo incontrato il dott. Nikola Žgrablić, anestesista e intensivista, nonché coordinatore dei trapianti, che è a capo del Reparto di anestiologia dell’Ospedale generale di Pola. Inoltre, ha ereditato dallo stesso dott. Povrzanović il ruolo di presidente della Rete dei donatori della Croazia. Ma andiamo per ordine, in quanto si tratta di un problema delicatissimo e molto complicato da spiegare alle persone.

 

Da quanto tempo opera in questo settore, quando ha assunto la carica di presidente della Rete dei donatori, che considerati i risultati è molto efficiente?

Mi occupo di questa professione da una ventina d’anni e sono succeduto a Povrzanović nel 2008. La nostra è un’organizzazione no profit, nata quando il numero dei trapianti era ancora molto basso. Per ricevere un organo si aspettava tantissimo tempo e quindi la mortalità era maggiore. Oggi, fortunatamente, in questo senso le cose sono cambiate in meglio. Tanto per fare un esempio, in Croazia per ottenere un rene si aspettava 5 e passa anni, adesso invece il tempo d’attesa varia da un anno a due.

Quali sono gli organi più richiesti?

Senz’altro i reni, che possono essere trapiantati dalle persone ancora in vita. A differenza di tutti gli altri organi, il fegato, il cuore, i polmoni e il pancreas, che vengono esportati dalle persone decedute. Va puntualizzato che il numero degli organi a disposizione non è mai soddisfacente, e purtroppo a causa dell’epidemia da coronavirus negli ultimi due anni è diminuito del 30 p.c. Un simile caso si registra pure negli altri Paesi europei. Per di più, il sistema sanitario è molto oberato: gli anestesisti, che si occupano dei trapianti, sono alle prese con altri lavori, in primo luogo nei Centri di respirazione assistita come avviene all’Ospedale polese. A ogni modo si può dire che attualmente la situazione sia migliore rispetto a una quindicina di giorni fa quando c’erano più pazienti ricoverati nel Reparto Covid.

Si presume che il processo relativo al trapianto non è semplice, anzi duraturo e complicato?

Per ciascuna donazione degli organi di una persona scomparsa è assolutamente necessario il benestare della famiglia. Quando troviamo un donatore, informiamo il Coordinatore nazionale per i trapianti del Ministero della Salute, nonché la centrale dell’Eurotransplant, l’Organizzazione europea per i trapianti di organi. Solitamente questi vengono inviati negli altri Ospedali del nostro Paese dove si svolgono i trapianti, però se necessario anche in altre parti d’Europa. Se si parla di reni, il trasporto si svolge anche con l’automobile, mentre per il cuore e i polmoni è necessario un intervento tempestivo con l’aeroplano o con l’elicottero.

Ovviamente per svolgere questa attività è necessario esser ben specializzati…

Abbiamo avuto la fortuna di poterci istruire in Spagna, che è la migliore in questo campo e di adottare nonché perfezionare il suo modello. Nel 2000 sono andato a Barcellona per specializzarmi e ora svolgo i prelievi assieme alla dott. Maša Biberić.

Qual’è solitamente l’età dei donatori, e in quali casi gli organi vengono donati?

Nell’ultima decina d’anni in Regione è diminuito il numero degli incidenti stradali e di conseguenza quello dei decessi dei giovani. Dunque, oggi la maggior parte degli organi viene fornita dalle persone anziane, che sono morte in seguito a ictus. In quanto all’età, per i reni e il fegato, ovvio se sono in buone condizioni, non è importante. Per quel che riguarda invece il cuore e il pancreas è preferibile che i donatori abbiano un’età inferiore ai 50 anni. Per quello che concerne il rigetto, un organo trapiantato può rimanere sano sino a 5 anni anche nel 70-80 p.c dei casi. Sta di fatto che la vita delle persone con un nuovo organo può essere prolungata sino ai 15-20 anni.

Quali sono i programmi e le attività della Rete in futuro?

In primo luogo va puntualizzato che già dal 1996 offriamo la tessera dei donatori, la quale facilita ai familiari la donazione degli organi. L’intera procedura, ovviamente, è gratuita. I programmi, volti a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema, comprendono pure delle educazioni nelle Scuole medie polesi e regionali. Inoltre, organizziamo dei corsi di specializzazione per i coordinatori dei trapianti, che vengono svolti a Pola, in altre città dell’Istria, a Zagabria… Vi partecipano i colleghi della Spagna, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Bulgaria, Moldavia, Macedonia del nord e Romania. In passato questi incontri si svolgevano almeno una volta all’anno, però al momento purtroppo sono stati sospesi a causa delle misure per combattere il coronavirus.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display