Tesori che riemergono più forti del tempo (foto)

RESTAURI Visita al palazzo della Stazione ferroviaria a Fiume in compagnia dei restauratori

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Tesori che riemergono più forti del tempo (foto)

Tesori più forti del tempo, che riemergono all’improvviso, in tutto il loro splendore, agli occhi del mondo, nonostante la loro momentanea decadenza. Fiume, grazie al suo rigoglioso passato, che le ha lasciato in eredità un patrimonio culturale di inestimabile valore (spesso trascurato, ma le cose in diversi frangenti stanno decisamente migliorando), ne ha davvero tanti. Se ne stanno rendendo conto i diversi team di restauratori e conservatori impegnati in questo periodo in cui Fiume è ancora Capitale europea della Cultura, in importanti opere di restauro di palazzi di vecchia data (vedi ad esempio quelli racchiusi nell’ex complesso Benčić, con in primis lo stabile in stile barocco dell’ex Zuccherificio, riqualificato in Museo civico) di cui abbonda la città.
Palazzo in stile neoclassico
La storia di cui vogliamo trattare, riguarda un edificio la cui costruzione risale al 1873, anno in cui ne vennero poste le basi. Stiamo parlando dello splendido palazzo in stile neoclassico della Stazione ferroviaria in zona Braida, uno dei fiori all’occhiello di Fiume in quanto ad architettura, che da poco meno di un anno è sottoposto a una minuziosa opera di ristrutturazione e recupero. I primi ponteggi sulla facciata dello stabile, ricorderemo, erano stati montati nel marzo scorso, ma poi i lavori avevano subito un rallentamento in seguito allo scoppio dell’emergenza sanitaria. Avevano ripreso i ritmi prestabiliti in estate e da allora proseguono senza intoppi.
Un’opera capillare
Protagonisti assoluti di un’opera capillare che interessa la facciata principale del palazzo, quella rivolta verso via Krešimir, sono i restauratori dell’azienza zagabrese Terracotta – impegnati pure in altri interventi su edifici storici di Fiume e Abbazia –, i quali stanno effettuando un dettagliato lavoro di pulitura e conservazione dei rilievi decorativi in terracotta qui presenti. Si tratta, per la precisione, di medaglioni, capitelli, ghirlande di fiori, teste di leone e metope, ovvero formelle in pietra poste in alternanza con i triglifi, anch’essi visibili sulla facciata. Particolare attenzione viene prestata alle due coppie di sculture allegoriche, figure maschili e femminili, che decorano il timpano dell’edificio centrale (la superficie triangolare racchiusa nella cornice del frontone), che dopo essere stati sottoposti a pulitura e disinfestazione da insetti xilofagi, ora sono soggetti a un attentissimo lavoro di stuccatura, a cui seguirà la verniciatura. Ce ne ha parlato, durante un interessante giro d’ispezione, Eni Jukopila, a capo del team di restauratori impegnati nell’opera. In compagnia dell’esperta, abbiamo avuto modo di ammirare da vicino questi antichi manufatti, vere e proprie opere d’arte, che impreziosiscono la facciata settentrionale dello stabile. “Questo palazzo molto ben fatto, presenta ricchi elementi in terracotta, purtroppo deteriorati dal tempo. Trattandosi di un materiale particolarmente prezioso, è nostro intento rimetterlo in evidenza nel modo in cui merita – ci spiega la giovane restauratrice –. Gli ridaremo importanza con una precisa opera di pulitura e conservazione, adeguando ad esso anche l’intonaco della facciata, nel senso che verrà data precedenza a una tonalità più chiara proprio per dare maggiore visibilità agli elementi in terracotta, che a lavoro concluso, risplenderanno. Per il momento, nessuno di essi è pronto per venir ricollocato sulla facciata in quanto bisognerà attendere di restaurarli tutti fino all’ultimo, per poi armonizzarne il colore e apporvi, come tocco finale, una cera protettiva che offre un effetto bagnato. Originariamente il colore degli elementi non era unificato per la mancanza di quella che oggi chiamiamo argilla industriale. I maestri dell’epoca usavano quella derivante dagli scavi, che ovviamente aveva diverse tonalità a dipendenza del suo sito di provenienza”.
Trattamento migliore
Dialogando con la nostra interlocutrice, raggiungiamo il ponteggio di una delle due sezioni laterali del palazzo, leggermente più bassa di quella centrale, che abbonda di rilievi di ghirlande di fiori e piccole teste di leone. Quegli stessi che sono attualmente oggetto di restauro e che torneranno presto a risplendere sulla facciata. Una vera meraviglia per gli occhi, ma è di lì a poco che ci attende il vero spettacolo. Guidati da Eni Jukopila, ci spostiamo, infatti, sull’impalcatura che copre la sezione centrale dell’edificio, quella più ricca di elementi decorativi e sulla quale spiccano i triglifi e le metope. Arriviamo di fronte alle quattro sculture allegoriche e la visione, così da vicino, è davvero impressionante. Osservate da questa prospettiva, ci appaiono enormi. Uno spettacolo di estrema bellezza, che toglie il respiro. Fiume ne ha a centinaia, sui suoi storici palazzi, che meriterebbero un trattamento migliore, ma questo è un capitolo a parte di cui torneremo a occuparci. Tornando alle sculture allegoriche che decorano l’edificio della stazione, anch’esse sono sottoposte alle medesime modalità di restauro e torneranno presto a brillare di luce propria. Parte dell’attività di restauro si svolge direttamente sulla facciata e parte nel pianterreno del palazzo, nella sala d’aspetto con le biglietterie, provvisoriamente trasformata in officina d’arte. La raggiungiamo una volta scesi dalle impalcature. La restauratrice ci mostra da vicino alcuni fiorellini in fase di asciugatura spiegandoci le varie fasi di ristrutturazione. E per un attimo ci sembra di essere entrati in un’altra dimensione, che ha poco a che vedere con la ferrovia vera e propria. È proprio qui, nel grande atrio al pianoterra, che sono stati scoperti di recente dei dipinti murali di cui non si era a conoscenza. “Rimuovendo l’intonaco dai muri, abbiamo rinvenuto una serie di nicchie con affreschi murali di cui non sapevamo nulla – racconta Eni –, molto ben conservati. Dopo questa scoperta, abbiamo richiesto alla Soprintendenza un progetto di restauro a parte per questa sezione del palazzo, il che rallenterà un po’ i lavori”.
Fase iniziale
Il nostro sopralluogo finisce sul retro della stazione, in prossimità dei binari. Anche qui la facciata è avvolta da ponteggi, sulla quale i lavori di rinnovo sono appena nella loro fase iniziale. “Questa parte non è così ricca di elementi come quella principale – ci spiega ancora la restauratrice –. Anche i capitelli, che sulla facciata principale sono costruiti in pietra, qui sono fatti di gesso. Si vede che anche all’epoca si tentava in qualche modo di risparmiare dove ciò era possibile”, conclude Eni Jukopila.
Aspetto originale
Come abbiamo già scritto più volte, la scaletta dei lavori che interessano la Stazione ferroviaria di Fiume – commissionati dall’azienda HŽ Infrastruktura (Ferrovie di Stato) – prevede cinque fasi, di cui la prima riguarda il rifacimento della facciata dell’edificio centrale, la seconda il rinnovo degli interni dell’edificio, del vestibolo, dei corridoi, della sala d’attesa e della biglietteria, la terza la ristrutturazione degli uffici amministrativi, la quarta dei servizi igienici e la quinta la realizzazione di un impianto di climatizzazione. Infine, lo sportello centrale sarà adattato alle necessità dei disabili e l’attuale illuminazione sarà sostituita da un moderno sistema LED. Con la ristrutturazione, il palazzo riotterrà il suo aspetto originale.

I ventisette edifici gemelli
Avviata nel 1873, la costruzione della Stazione dei treni di Fiume si concluse nel 1891, su progetto dell’architetto ungherese Ferenc Pfaff, al quale sono dovute anche quelle di Zagabria, Budapest, Bratislava e altre città sotto l’ingerenza dell’Impero autro-ungarico. Ciò succedeva 17 anni dopo l’entrata in funzione del collegamento ferroviario Fiume-Zagabria, che diede un formidabile impulso allo sviluppo economico della città. Fiume visse un veloce progresso, anche e soprattutto per la presenza del porto, e ottenne una forte dimensione europea. La costruzione della stazione ferroviaria fu la naturale conseguenza dell’espandersi del traffico passeggeri e merci di quel periodo, che rese necessaria la presenza di un terminal di ampie dimensioni. “Ferenc Pfaff progettò ben 27 stazioni ferroviarie, di cui una si trova a Seghedino in Ungheria. Quest’ultima è stata restaurata esclusivamente in base ai suoi schizzi e non secondo le ricerche effettuate sul campo – afferma la restauratrice Eni Jukupila –. Anche noi ci siamo serviti delle bozze di Pfaff per rinnovare parti mancanti o particolarmente deteriorate dell’edificio di Fiume”.

Una delle quattro sculture allegoriche sulla sezione centrale del palazzo
Le nicchie con i dipinti murali della cui esistenza i restauratori non erano a conoscenza

Eni Jukopila ci mostra i fiori in fase di asciugatura

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