Terminal LNG. Si va avanti

Dopo infinite polemiche, sulla vicenda è calato un silenzio che sa di resa

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Terminal LNG. Si va avanti

Davanti alla tranquilla baia Sepen a Castelmuschio, lontano da occhi indiscreti, procedono spediti i lavori di costruzione del futuro rigassificatore galleggiante. Un progetto fortemente contestato da istituzioni e autorità regionali, ambientalisti e opinione pubblica in quanto la nave gasiera, che fungerà da terminal metanifero, andrebbe a deturpare il passaggio circostante, oltre che costituire una minaccia per l’ambiente e l’ecosistema marino qualora si verificasse un incidente. Negli ultimi mesi però, sulla vicenda è calato un silenzio assordante. Un silenzio che sa tanto di resa. Quello dell’impianto offshore è un progetto sostenuto sia da parte degli Stati Uniti che dall’Unione europea, che puntano così a contrastare il monopolio russo in questa parte del vecchio continente. E non a caso Bruxelles ha stanziato 101 milioni di euro per la sua realizzazione, coprendo così circa un terzo del costo complessivo. Quanto invece all’unità che verrà installata nelle acque di fronte a Castelmuschio, la scelta è ricaduta sulla Golar Viking della compagnia norvegese Golar Power Limited, la cui riconversione in terminal galleggiante (refitting) è stata già effettuata a Singapore (circa 160 milioni di euro il costo dell’operazione). La nave è lunga 274 metri e ha una capacità di stoccaggio di 140.000 metri cubi di gas naturale liquefatto (LNG), nonché di rigassificazione di 300.000 metri cubi l’ora. Il suo arrivo nel Quarnero è previsto alla fine dell’anno, dopodiché dovrebbe ufficialmente entrare in funzione all’inizio del 2021. Tuttavia, data l’emergenza sanitaria, i tempi potrebbero dilatarsi.

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