
Il tavolo tecnico italo-croato volto a garantire e a seguire l’attuazione dell’Accordo Dini-Granić del 1996 si sta delineando. Dopo un’intesa di massima raggiunta a suo tempo separatamente con i premier Andrej Plenković e Giorgia Meloni a Zagabria, l’intensa attività portata avanti nei mesi dal deputato della CNI, nonché vicepresidente del Sabor, Furio Radin, sta dando i primi risultati concreti. Ottenute le necessarie conferme ai Banski dvori, passando per colloqui e intese con i vertici dell’Unione Italiana e contando sulla collaborazione dei canali che possono agevolare il dialogo transfrontaliero, Radin ci ha confermato che i tempi sono sempre più stretti e che i risultati concreti si stanno toccando con mano. “D’intesa con i vertici dell’Unione Italiana (Maurizio Tremul, Marin Corva e Paolo Demarin, nda) con i quali ho firmato il documento che ho inviato, ricorrendo ai canali ufficiali giusti, al Ministero italiano degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, rivolto al primo ministro Giorgia Meloni. In questi giorni sono stato informato che la Farnesina ha dato parere favorevole all’iniziativa trasmettendola a Palazzo Chigi, ovvero alla Presidenza del Consiglio. E questa è un’ottima notizia”, ha svelato Furio Radin puntualizzando che la notizia viene diffusa soltanto adesso nel rispetto delle prassi istituzionali che impongono il riserbo.
Contestualmente Radin tiene a precisare che il “disco verde” della Farnesina va letto nel contesto che vede già un’apertura da parte del premier croato. “Con Plenković ho approfondito la questione già prima ottenendo pieno sostegno. Non solo il premier croato si è dichiarato interessato e disponibile a rafforzare il dialogo e la collaborazione per quanto riguarda l’attuazione e il rispetto dei diritti della nostra Comunità nazionale, ma ha anche avanzato una proposta operativa molto concreta: prevedere che le riunioni del tavolo tecnico si svolgano nell’ambito degli incontri intergovernativi italo-croati che si tengono con cadenza annuale”.
Attenzione alle tempistiche
Le energie sono dunque orientate in questa direzione, senza nulla togliere ad altre iniziative in corso e che muovendo dalla volontà di garantire i diritti dei connazionali guardano anch’esse al dialogo interstatale. Il riferimento è all’impegno per addivenire ad altri trattati bilaterali, nel dettaglio a quello che si vorrebbe tra Croazia e Slovenia. A riguardo Radin conferma di essere a conoscenza del lavoro che viene portato avanti e chiarisce di aver affrontato il tema con il deputato italiano alla Camera di Stato del Parlamento sloveno, Felice Ziza e di avergli esposto il suo punto di vista anche per quanto concerne le tempistiche. “A Ziza ho detto che in questa fase la priorità assoluta va al tavolo tecnico italo-croato che stiamo costruendo con il Governo di Roma per l’attuazione delle parti ancora non realizzate di un ‘antico trattato’, l’Accordo Dini-Granić del 1996 sui diritti delle minoranze, che giustamente viene criticato in certi punti perché non ancora attuati”, ha dichiarato Radin.
Evitare sovrapposizioni
“L’agenda prevede di strutturare prima di tutto un tavolo tecnico, che dopo una lunga attesa, negli ultimi mesi sta avendo risultati concreti. Finalmente stiamo riuscendo a ottenere quello che chiediamo da tanti anni, mi riferisco al tavolo tecnico o commissione mista italo-croato”, ha voluto aggiungere Radin che, muovendo dall’esperienza politica maturata nel corso degli anni, ritiene che la sovrapposizione di più iniziative tutte incentrate sui diritti della CNI possa non essere una garanzia di successo. Insomma, una delle chiavi del successo sarebbe anche una scelta oculata in sede di definizione dell’agenda. Tenuto conto comunque della bontà degli obiettivi – garantire al meglio i diritti della CNI – vanno delineati i percorsi e i tempi.
In riferimento al lavoro che Ziza sta portando avanti per quanto concerne altri due accordi, e più concretamente quello tra la Slovenia e la Croazia, Radin fa sapere di averne parlato con il presidente del Governo di Zagabria. “Plenković ha detto d’aspettarsi un’iniziativa di Lubiana con qualche riferimento più concreto sui temi da affrontare. Una cosa normalissima”, ha dichiarato Radin. “L’ho detto diverse volte all’amico Ziza che in questa fase è prioritaria la Commissione mista italo-croata. Abbiamo l’assenso da parte di Zagabria e un parere favorevole del MAECI. Aspettiamo che venga strutturata, messa in piedi la Commissione mista che si riunirà poi periodicamente per realizzare le parti che non sono ancora state attuate dell’Accordo italo-croato sulle minoranze del 1996. Lasciamo che questa inizi il suo lavoro prima di dedicarci ad altro. Se mischiamo le cose si rischia di veder venire fuori una brodaglia”, ha rilevato Radin.
TV Capodistria
Onde togliere dal tavolo eventuali perplessità o interpretazioni mediatiche Radin ha precisato: “Quello che si vuol fare, che in futuro è anche auspicabile, è un accordo tra Croazia e Slovenia che regoli varie questioni, ad esempio la visibilità di TV Capodistria su tutto il territorio a prescindere dal confine”. “Un argomento, quello della diffusione del segnale dell’emittente capodistriana, sul quale per dirla tutta sussiste un po’ di confusione”, ha aggiunto Radin. Il ricordo sfumato di tempi passati ci fa pensare che una volta per tutti i connazionali fosse possibile seguire TV Capodistria anche se nella realtà dei fatti le cose non stavano esattamente così. A Fiume e a Pola il segnale non arrivava. Nel Buiese sì, a Rovigno la situazione era risolta parzialmente e Abbazia si era dotata di un ripetitore apposito che andava finanziato attingendo a fondi dedicati. Una copertura, pertanto, a macchia di leopardo. Vale la pena impegnarsi per migliorare anche in questo segmento la situazione? “Indubbiamente sì”, ha affermato Radin. Ancora una volta rispettando la tabellina di marcia e assicurando i tempi giusti, tenendo da conto anche le agende dei Governi e le sensibilità dichiarate per non farsi sfuggire di mano occasioni preziose.
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