
Trenta giorni di carcere preventivo: questa la misura disposta dal giudice istruttore del Tribunale regionale di Bjelovar nei confronti di Krešimir Pahoki di 51 anni, autore della strage avvenuta lunedì mattina nella Casa di riposo per anziani Vianey a Daruvar. All’ex veterano della Guerra patriottica e agente della polizia militare in congedo vengono attribuiti 11 reati, tra cui femminicidio, omicidio aggravato e omicidio. Ricorderemo che il 51enne ha ucciso cinque assistiti del gerontocomio, tra cui sua madre, altri tre assistiti della struttura e un dipendente della Casa per anziani, mentre la sesta vittima è deceduta all’ospedale di Virovitica dopo poche ore. Quattro i feriti che si trovano tuttora ricoverati al nosocomio di Pakrac. Le loro condizioni di salute sono stabili. Durante l’udienza svoltasi questa mattina alla presenza del giudice istruttore Pahoki si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il pluriomicida ora trascorrerà un mese in carcere onde evitare la reiterazione dei reati. Rischia una pena detentiva fino a 50 anni. Nell’ambito dell’inchiesta verranno ora sentiti dagli inquirenti numerosi testimoni del massacro nel gerontocomio. Si dovrà comunque stabilire se al momento in cui ha aperto il fuoco nella casa di riposo il cinquantunenne era in grado d’intendere e di volere.
Oggi a Daruvar e in tutta la Regione di Bjelovar e della Bilogora è stata proclamata giornata di lutto. “Esprimiamo cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime. Ci vorrà molto tempo per riprenderci da quanto avvenuto, soprattutto ai familiari delle persone rimaste uccise”, ha detto il sindaco di Daruvar Damir Lneniček. Gli altri assistiti della Casa di riposo Vianey scampati alla strage hanno trovato sistemazione presso il Centro per veterani, sempre a Daruvar. Viene dato loro supporto psicologico come pure ai dipendenti del gerontocomio.
Il vicepresidente del governo e ministro dei Difensori Tomo Medved ha commentato la tragedia di Daruvar invitando tutti coloro che detengono illegalmente armi da fuoco (come nel caso di Pahoki) a restituirle senza essere multati. “Oggi la Croazia è un Paese sicuro e nessuno ha la necessità di tenere armi da fuoco, mine ed esplosivi. Chiedo che vengano restituiti affinché i possessori di armi, le loro famiglie e l’ambiente che li circonda possano vivere in sicurezza – ha dichiarato Medved –. Continueremo a fare grandi sforzi nei confronti dei difensori croati, per individuare le loro necessità, per riconoscere le modalità di reazione in un dato momento verso le persone che risultano potenzialmente vulnerabili, ossia inclini a commettere determinati atti come questo, purtroppo, o simili”.
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