Statuto Istriano. Il «grazie mille» del Presidente Milanović

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Statuto Istriano. Il «grazie mille» del Presidente Milanović
Il Presidente Zoran Milanović durante la cerimonia a Parenzo. oto: Srecko Niketic/PIXSELL

Nella sala della Dieta Istriana, culla del parlamentarismo regionale dal 1861, è stata celebrata la Giornata dello Statuto Istriano, approvato il 30 marzo 1994. In seguito si innescò una dura battaglia giuridica e politica per salvare il documento. Dopo un lungo batti e ribatti sulla direttrice con il governo e la Corte costituzionale l’essenza dello Statuto fu salva. Fu, quella di allora, una battaglia di civiltà e di progresso i cui valori oggi sono confermati a livello nazionale, come ribadito della sessione solenne di oggi, giovedì 30 marzo, dell’Assemblea regionale. Allora, come riconosciuto da molti ed emerso nei discorsi di rito, erano altri tempi. In Croazia c’era una guerra in corso e in Istria si portavano avanti battaglie di progresso.
Lo Statuto, come sottolineato, ha sancito i valori della multiculturalità, della tolleranza interetnica, della convivenza e dell’antifascismo. La cerimonia odierna, bilingue, è stata inaugurata dalla presidente dell’Assemblea regionale Sandra Čakić Kuhar, che si è rivolta più volte ai presenti in lingua italiana, riassumendo i motivi che portarono la Regione istriana a inserire questi valori nella Magna charta regionale. “Chiudersi in se stessi era forse più facile, però la politica regionale di allora aveva invece deciso di porgere la mano agli altri. Uno dei grandi istriani, Fulvio Tomizza, una volta disse che coloro che sono intrappolati nella paura hanno meno qualità e meno forza per partecipare attivamente alla propria visione umana”.


Ha usato molto la lingua italiana anche il presidente della Regione Istriana Boris Miletić, che ha salutato nella lingua di Dante gli ospiti. “Lo Statuto approvato all’epoca, come pure l’abrogazione di una parte degli articoli fanno parte della storia e della politica di allora. Il tempo ha dato ragione alle scelte operate in Istria”. “Nella nostra storia – ha detto ancora Miletić in italiano – ci ha sempre accompagnato il desiderio di giustizia, pensiamo alla Repubblica di Albona, alla rivolta del Prostimo, quando i nostri minatori e i nostri contadini si erano opposti, coraggiosamente al fascismo, guidati dagli ideali di libertà, equità e uguaglianza, per i quali erano pronti a dare anche la propria vita”. Così anche il bilinguismo era inaccettabile a suo tempo, a differenza di oggi. “Propugnando il bilinguismo ufficiale nello Statuto della Regione istriana abbiamo inoltre dimostrato determinazione nella soluzione dei problemi interetnici”, ha evidenziato il presidente della Regione
Passando agli ospiti, Pater Mamula, vicepresidente della Regione litoraneo-montana ha portato i saluti di Zlatko Komadina. Il segretario di Stato Ivan Bubić, ha salutato a nome del premier Andrej Plenković, ribadendo i valori della multiculturalità, del plurilinguismo e dell’antifascismo. I saluti del presidente del Sabor, Gordan Jandroković, sono stati portati invece dal sindaco di San Pietro in Selve Mario Bratulić, il quale ha salutato anche in italiano e ha rivolto un caloroso saluto alla Comunità Nazionale Italiana. Il rapporto con la CNI e le altre realtà minoritarie, ha favorito, secondo Bratulić, la comprensione odierna verso la gente venuta da altre parti a lavorare in Istria. Infine il sindaco ha terminato il suo discorso in italiano con un “pace e bene a tutti”.
Il microfono è poi passato all’ospite più atteso, il Presidente della Repubblica, Zoran Milanović, il quale ha sottolineato che lo Statuto regionale è un documento approvato in tempi diversi da quelli odierni, in cui la Croazia era ancora in guerra. Milanović ha ricordato il Trattato di Osimo, che sancisce i diritti della CNI e il bilinguismo, ricordando le allora esistenti – negli anni Settanta (ma anche prima, nda) – tabelle bilingui a Buie, Umago, Cittanova. Parlando globalmente dei diritti delle etnie, Milanović ha affermato che in Croazia sono maggiori rispetto ad altri Stati europei. “Le minoranze in Croazia hanno molti diritti che i croati nei Paesi vicini non hanno, ad eccezione della Bosnia ed Erzegovina, dove sono un popolo costitutivo, ma nonostante questo vengono comunque defraudati”, ha rilevato il Capo dello Stato. “Parlo di questo per ricordare che edifichiamo un Paese che già in precedenza si reggeva su determinati standard, criteri e valori. L’Istria è forse l’unica, per quanto sia specifica e diversa, anche per il numero di italiani e di altre comunità non croate presenti, che ha superato a pieni voti la sfida. Il popolo croato è piccolo e quello che vale per l’Istria vale anche per la Croazia”. Andando ancora una volta indietro nella storia, il Presidente ha ricordato i tempi in cui in Istria vigevano altre politiche e i croati erano in maggioranza, il numero degli italiani era maggiore e numerosi erano pure gli sloveni. Ma bisognava allora fare delle scelte, optare se rimanere o partire, anche per avere salva la vita. Oggi invece la penisola vive seguendo degli standard sì europei, ma prima di tutto nostri, ha detto Zoran Milanović, concludendo con un “grazie mille” in italiano.

Sandra Čakić Kuhar e Boris Miletić con la dottoressa Julijana Franinović Marković

Durante la cerimonia è stato assegnato anche lo Stemma della Regione istriana alla dottoressa Julijana Franinović Marković, per il suo impegno nella promozione delle cure palliative. Agli interventi musicali, a intonare gli inni nazionale e regionale, hanno pensato Kristjan Marušić e Lora Pavletić, accompagnati al pianoforte da Vesna Ivanović Ocvirk.

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