Srebrenica 25 anni dopo

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Srebrenica 25 anni dopo

Ferite ancora aperte e riconciliazione incompiuta, lontana dall’essere raggiunta, anche 25 anni dopo. Srebrenica oggi pesa ancora come un macigno sul presente e sul futuro della Bosnia ed Erzegovina. Un massacro di cui ha provato a fare giustizia il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. L’11 luglio di 25 anni fa oltre ottomila bosniaci furono massacrati dall’esercito serbo del generale Ratko Mladić. Nei suoi 24 anni di attività, dal 1993 al 2017, ha incriminato 161 persone, ne ha condannate 90 e assolte 19. Altri 52 casi sono stati respinti o trasferiti ad altra giurisdizione.
A 25 anni da quei fatti, la cancellazione sistematica di intere generazioni di padri, fratelli e figli continua ad avere un impatto sociale molto importante sul Paese, perché condensa disincanto, rassegnazione e ricerca continua di punti di riferimento che sono spariti evaporati.
Le vittime di Srebrenica non vanno dimenticate, ha detto il premier croato Andrej Plenković mentre in una nota della Farnesina si legge come commemorare Srebrenica sia “un imperativo morale per chi sostiene la pace e il rispetto dei diritti umani. Coltivare la memoria è essenziale per evitare il ripetersi di simili tragedie. Il rispetto collettivo e il riconoscimento – prosegue la nota – sono la base su cui costruire un futuro migliore e i cardini della cooperazione regionale. Nella loro domanda di pace e prosperità i cittadini della Bosnia ed Erzegovina possono contare sul forte sostegno e sulla salda amicizia dell’Italia”.

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