Uroš Blažić, accusato degli omicidi di massa in due villaggi serbi vicino a Belgrado il 4 maggio 2023, è stato condannato a una pena complessiva di 20 anni di carcere con una sentenza non definitiva emessa oggi, giovedì 12 dicembre, dal Tribunale Superiore di Smederevo.
Blažić, che ha ammesso la propria colpevolezza fin dall’inizio del processo, è stato giudicato colpevole per omicidio di nove persone e ferimento di altre 12, con una condanna a 20 anni; detenzione e porto illegale di armi, con una condanna a 10 anni; sequestro di persona, con una condanna a 10 anni; uso non autorizzato di un veicolo altrui, con una condanna a 3 anni.
Le pene sono state unificate nella massima condanna prevista dal Codice penale serbo per i minori di 21 anni, ovvero 20 anni di reclusione. In Serbia, infatti, la pena dell’ergastolo è applicabile solo agli imputati di età superiore ai 21 anni.
La giudice Lidija Jovanovski, durante la lettura della sentenza nella sede del Tribunale Speciale di Belgrado, ha sottolineato che la pena inflitta “non è né giusta né adeguata” rispetto alla gravità del crimine, ma il tribunale è stato vincolato dalla legge. Blažić, all’epoca ventenne, è stato considerato “giovane adulto” secondo le disposizioni del Codice penale.
Jovanovski ha descritto il crimine come un atto di “brutalità, spietatezza e totale mancanza di empatia verso le vittime”, la maggior parte delle quali erano suoi coetanei o più giovani.
Durante le dichiarazioni finali, Blažić ha chiesto per sé stesso “la pena più severa possibile”, arrivando perfino a richiedere la pena di morte, abolita in Serbia nel 2002.
Anche il padre di Uroš, Radiša Blažić, è stato condannato a una pena per acquisto e possesso illegale di armi ed esplosivi, reato compiuto “in uno stato di capacità di intendere ridotta, ma non significativa”. È stato riconosciuto colpevole anche per aver messo in pericolo la sicurezza pubblica con conseguenze mortali.
Alla lettura della sentenza erano presenti i familiari delle vittime. Molti hanno lasciato l’aula durante la dettagliata descrizione delle ferite subite dalle persone uccise e ferite.
Il massacro nei villaggi di Malo Orašje e Dubona, avvenuto il 4 maggio, ha scosso profondamente il Paese. È successo solo un giorno dopo un’altra tragedia: il 3 maggio, uno studente armato con una pistola del padre ha ucciso nove compagni di scuola e un addetto alla sicurezza, ferendo altre sei persone in una scuola elementare di Belgrado.
Questi due eventi, tra i più devastanti nella recente storia della Serbia, hanno acceso un acceso dibattito sulla sicurezza pubblica, il controllo delle armi e le misure di prevenzione per evitare simili tragedie in futuro.
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