Rotta balcanica, il FVG corre ai ripari

Prossima settimana incontro tra il governatore Fedriga e il ministro Salvini

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Rotta balcanica, il FVG corre ai ripari

La rotta balcanica si è riaccesa e gli arrivi di migranti in Italia attraverso Croazia, Slovenia e poi Italia (Friuli Venezia Giulia) sono in costante aumento. Negli ultimi giorni al confine tra Italia e Slovenia il flusso di persone è quasi ininterrotto: puntano in direzione Trieste, spinti dalla speranza di entrare in territorio italiano e ottenere, nella maggior parte dei casi, protezione internazionale. I casi sono all’ordine del giorno. Carabinieri, Polizia di Frontiera e il reggimento Piemonte Cavalleria sono impegnati quotidianamente sul territorio alle spalle del capoluogo regionale nel tentativo di bloccare il flusso illegale del confine . Giorni fa 18 migranti sono stati fermati dalla Polizia di frontiera a San Dorligo della Valle. Quanto succede alle spalle di Trieste più la forzatura del blocco da parte della nave Sea Watch 3 a Lampedusa, potrebbe valutare l’erezione di barriere fisiche sul confine italo-sloveno. Il riferimento è al filo spinato. “Alzare barriere ai confini per fermare gli arrivi è un’ipotesi al vaglio, testimonia l’attenzione del Viminale per gli ingressi irregolari dal confine orientale, ovvero dal FVG. Su questo ci confronteremo con il ministro Salvini la prossima settimana, per mettere in campo tutti gli interventi necessari per fronteggiare l’immigrazione clandestina”, ha commentato il governatore FVG, Massimiliano Fedriga.
A luglio partiranno i pattugliamenti misti italo-sloveni, ma se il flusso di migranti non dovesse arrestarsi, a mali estremi, estremi rimedi. Non si esclude la costruzione di barriere fisiche alla frontiera come fatto da altri Paesi europei. La rotta che risale dalla Bosnia vede i migranti prima passare la frontiere tra Bosnia e Croazia e poi tra Croazia e Slovenia per concludere la “marcia” in Friuli Venezia Giulia. La situazione si fa “rovente” e l’arrivo continuo di migranti mette a dura prova anche il sistema di accoglienza che al momento ha in carico poco più di 1.200 persone. Se gli arrivi dovessero continuare non sono da escludere scenari critici.

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