Radin risponde al generale Rabar: Basta umiliare gli italiani

Il deputato CNI interviene al Sabor per stigmatizzare le dichiarazioni rilasciate dal consigliere rovignese dell’HDZ al quotidiano regionale in lingua croata

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Radin risponde al generale Rabar: Basta umiliare gli italiani

L’intervista su due pagine concessa dal generale in congedo dell’Esercito croato, Sergio Rabar, al caporedattore responsabile del Glas Istre Robert Frank non è passata di certo inosservata nella penisola. Al punto da spingere il vicepresidente del Sabor e deputato della CNI, Furio Radin, a intervenire in Aula sull’argomento, con un arguto discorso.
Sergio Rabar era già balzato all’onore delle cronache quale consigliere municipale dell’HDZ a Rovigno. Nei suoi interventi difatti se l’era presa di regola con i diritti della CNI, considerati eccessivi. E nell’intervista, il cui risalto è stato accentuato dal titolo e dalla foto d’apertura in prima pagina, il generale Sergio Rabar ha ripreso i temi a lui cari, calcando la mano sul presunto pericolo d’italianizzazione dell’Istria. “La politica italiana è pericolosa. A essere pericolosa è una parte della politica e dell’irredentismo italiano che si è invischiata nelle strutture dell’Istria, in particolare nella DDI. In Istria è la croaticità a essere minacciata. Per di più la DDI desidera l’Istria quale proprio Stato. Se vi dirigete in macchina da Capodistria a Pola e guardate alle insegne stradali vi sembra di non essere in Croazia”: queste sono soltanto alcune delle “perle” del generale, alle quali vanno aggiunte tante altre.

Il generale in congedo dell’Esercito croato, Sergio Rabar. Foto: Picasa

L’unico generale istriano
Praticamente inevitabile, dunque, la reazione del deputato della CNI che si è rivolto con tono ironico al “Mon terrible général”. Ebbene “il generale di brigata Rabar, l’unico alto ufficiale in Istria, non avrebbe mai meritato la nostra attenzione se non avesse ottenuto la prima pagina del quotidiano istriano e due pagine di un’intervista a ruota libera per dire cose che, se dovessero essere prese come sensate, allora rientrerebbero nella categoria del linguaggio dell’odio”, rileva Furio Radin.
«Sergio, attento all’infarto»
Il vicepresidente del Sabor nota, come scrive nell’articolo sul Glas Istre, che a costui che “purtroppo è un consigliere dell’HDZ nel Consiglio municipale rovignese”, la moglie raccomanda “Sergio, sta attento a non farti venire l’infarto”. L’intervistatore stesso, aggiunge Radin, osserva che il generale si lascia trascinare dalle passioni, è un vulcano in eruzione, e poi un attimo dopo si placa, sorride e prosegue con il suo… sproloquio. Non per niente Robert Frank lo definisce “l’enfant terrible della politica rovignese”. Nessuno, puntualizza il vicepresidente del Sabor, non deve spiegarci che cosa voglia dire il giornalista quando definisce un bambino un uomo che invece ha 72 anni. Lascio a tutti la facoltà di concludere di quale tipo di infantilismo si tratti, quando parliamo delle dichiarazioni di Sergio Rabar”.
Nulla contro gli italiani…
Ebbene che cosa afferma questo consigliere rovignese? “Come ogni sciovinista che si rispetti – sottolinea Furio Radin – il generale inizia il suo discorso affermando di non avere nulla contro gli italiani. Però subito dopo li bolla come irredentisti, li accusa di attuare, di concerto con la DDI, l’italianizzazione dell’Istria. Sostiene che a loro, ossia a noi, la Croazia, il Paese in cui viviamo, non significhi nulla. Poi l’enfant terribile si lascia trascinare dalle emozioni e sostiene che sulle strade istriane ci siano soltanto insegne in italiano, che italianizziamo i bambini, che imponiamo la lingua italiana alle croate e ai croati. In seguito non riesce a controllarsi e riconosce che nel 1952, quando era arrivato a Rovigno, attorno a lui c’era un buon 90 per cento d’italiani. Imita, con dei suoni onomatopeici, la loro parlata che, afferma, ha imparato pure lui”. “Potremmo dire – prosegue il vicepresidente del Sabor – che il generale balbetti, oppure si diverta a fare la parte dell’idiota. No, la realtà è che Sergio, per qualche suo insano motivo, intende semplicemente umiliare gli italiani”.
La Repubblica Del sole
Durante l’intervista, al giornalista che gli fa presente che erano stati molti gli italiani che nel corso della Seconda guerra mondiale avevano combattuto tra le file antifasciste, il generale Sergio Rabar cerca di ridimensionare la portata del loro contributo alla comune lotta: “Non so che cosa lei intenda con il termine molti. Era stato formato un battaglione, il Pino Budicin, con 200 persone circa… Però molti più italiani c’erano sull’altro lato della barricata. Quando nel 1943 lo Stato di Mussolini aveva firmato la capitolazione, egli aveva costituito un suo Stato, la Repubblica Del sole, di cui erano entrate a far parte l’Istria e Trieste. In questo ad aiutarlo erano stati i tedeschi…”. Certo – evidenzia a questo proposito l’On. Radin – il generale Rabar ha dato… “il meglio di sé nell’articolo quando ha cominciato a parlare di storia. In pratica in Istria gli italiani erano tutti fascisti, oppure liberali, fatto questo per lui pure spregevole. I partigiani antifascisti erano appena duecento. Pertanto è comprensibile che venissero gettati nelle foibe e il motivo chiave era la Repubblica Del sole mussoliniana. Sì, avete sentito bene. Mussolini era alla testa della Repubblica Del sole. E non si tratta di un errore perché tutti gli altri termini italiani nell’articolo sono scritti in maniera assolutamente corretta. Questo enfant terrible e generale, ovvero sintetizzando questo terrible général, questo cadetto esemplare dell’accademia militare, ha compreso che la Repubblica di Salò, fascista e criminale, era in realtà una repubblica del sole. E noi, italiani ingenui dell’Istria, ritenevamo che fossa la repubblica delle tenebre. E qui cadono le braccia. Le parole non sono sufficienti per descrivere un caso del genere e io non voglio farlo, né in veste di deputato e nemmeno di psicologo. Questo teorizzatore della repubblica del sole non riesce a farci arrabbiare, non ci offende nemmeno, soltanto ci fa addolorare. So che gli istriani, non soltanto quelli di Rovigno, sono irritati, so che i miei connazionali, non soltanto rovignesi e non solamente quelli in Istria, sono indignati. E a ragione”.
L’invito a placarsi
Infine il vicepresidente del Sabor si rivolge direttamente nel suo discorso all’indirizzo del generale: “Sergio, non userò paroloni, lei non li merita. La invito soltanto a calmarsi perché tutto è sotto controllo, ad ascoltare sua moglie e a pensare alla salute. Non ha motivo per essere deluso, fatto sta che la Repubblica del sole non è mai esistita; forse il solleone è eccessivo, non soltanto oggi. Forse ha ragione il giornalista quando chiede al generale con tanto d’accademia Sergio Rabar, al consigliere rovignese da cui rifuggono in Istria anche i suoi colleghi di partito, se forse qualcuno lo picchiava quand’era piccolo. Lui sostiene di no, ma chissà, qualche motivo per lasciarsi andare a tante sciocche malignità in un’unica intervista, deve pure esistere”.
Perdita demografica
L’ultima esortazione dell’On. Furio Radin è quella rivolta ai colleghi deputati: “Vi prego di prendere sul serio queste mie parole, a prescindere dal tono necessariamente caricaturale delle stesse e di porle nel contesto del milione di persone etnicamente non croate che sono scomparse dai censimenti della popolazione dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi. Una parte di essi erano italiani. Di essi, in un Paese oggi essenzialmente etnico, nessuno parla come di una perdita demografica”.

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