
È grande la soddisfazione manifestata dal vicepresidente del Sabor e deputato al Parlamento di Zagabria della Comunità Nazionale Italiana, Furio Radin, per l’approvazione da parte del governo dei Piani operativi delle minoranze nazionali per il mandato 2024-2028. Ha annunciato che vigilerà affinché i patti siano rispettati, sottolineando che ora è necessario dare nell’agenda internazionale della CNI in Croazia la priorità assoluta alla creazione del tavolo tecnico (o commissione mista) italo-croata.
“Per le Comunità nazionali il Piano operativo è il documento, o per meglio dire lo strumento più importante della legislatura. Negli ultimi due mandati, prima parlavamo di programmi, il Piano si è rivelato fondamentale per l’attuazione dei nostri diritti”, ha dichiarato Radin, puntualizzando d’aver messo a punto la bozza del documento in sinergia con l’Unione Italiana, partendo dai Piani operativi in vigore durante le precedenti legislature. “Il testo approvato è frutto del dialogo che ho condotto a Zagabria con i rappresentanti e funzionari dei ministeri coinvolti”, ha detto Radin.
L’aspetto finanziario
I Piani operativi hanno una parte introduttiva, comune a tutte le Comunità nazionali e una parte specifica per ciascuna minoranza. “Nel Piano non si trattano questioni finanziarie”, ha rilevato Radin. “L’aspetto pecuniario – ha proseguito – viene trattato di anno in anno, ma come abbiamo visto i Piani operativi incidono notevolmente. Da quando esistono abbiamo beneficiato di un grande aumento delle dotazioni, che nel linguaggio burocratico vengono definite donazioni nonostante, come notato con ironia a suo tempo dal deputato Nazif Nemedi (eletto nella XII circoscrizione ai tempi della sesta legislatura, durata dal 2008 al 2011, nda), devono essere rendicontate”. “Dall’insediamento alla guida dell’esecutivo del premier Andrej Plenković – ha proseguito – le risorse a noi destinate sono lievitate moltissimo. Negli ultimi due anni parliamo di 7 milioni di euro all’anno. Ora bisognerà ricombattere per averli. Una volta i finanziamenti che ci arrivavano dall’Italia erano 10 volte maggiori rispetto a quello che ci dava Zagabria. Adesso, se ci riferiamo esclusivamente ai fondi destinati alla CNI in Croazia, da Zagabria ci arriva il doppio rispetto a quello che ci arriva da Roma”.

I soldi contano
“Questo è un fatto ormai noto, ma è giusto ripeterlo, non solo perché per noi si tratta di un momento di vanto, ma anche perché i soldi contano. Con il denaro ci possiamo pagare da soli dei servizi ai quali non abbiamo diritto ai sensi della legge. Ad esempio è stato possibile finanziare la messa in onda di un telegiornale in lingua italiana sulle frequenze di TV Nova. Qualcuno obietterà che si sarebbe potuta fare una legge e far fare un telegiornale in lingua italiana alla Televisione pubblica croata (HTV), ma reputo che non ci sia nulla di male a collaborare con un’emittente commerciale il cui segnale può essere visto in chiaro sul territorio sul quale risiede il 90-95 p.c. dei connazionali. È meglio che a trasmettere il TG sia un privato, perché nel servizio pubblico ci sono sempre dei problemi, come c’insegna l’esperienza della radio, che dobbiamo risolvere. D’altronde anche le trasmissioni di TV Capodistria possono essere seguite in tutta la Croazia grazie al coinvolgimento di un operatore privato. Ma questa è tutta un’altra storia. In questo caso l’obiettivo è di riuscire a far valere un nostro diritto e poter vedere TV Capodistria in chiaro, come sancito da diversi trattati”.

Edit, CRS, Dramma Italiano…
E a proposito dei rapporti con la Radiotelevisione croata (HRT) nel testo del Piano operativo specifico per la CNI si fa riferimento alla necessità di collaborare con l’emittente pubblica al fine di ottenere – nello spirito dell’autonomia culturale e degli accordi internazionali stipulati da Roma e Zagabria – uno status adeguato dei programmi, ovvero delle redazioni in lingua italiana di Radio Fiume e di Radio Pola. Rimanendo nella sfera dell’informazione, Radin ha notato, che un altro punto cruciale del Piano contempla il sostegno istituzionale alla casa editrice Edit di Fiume. Godranno dell’attenzione del governo anche il Dramma Italiano di Fiume, il Centro di ricerche storiche di Rovigno e ovviamente la stessa UI nonché le Comunità degli Italiani. Grande attenzione è stata posta sul mondo della scuola, sia per quanto concerne la costruzione di nuove strutture (ad esempio le palestre delle elementari Belvedere e Gelsi di Fiume…), l’ampliamento e l’ammodernamento di quelli esistenti (la SEI San Nicolò di Fiume, l’elementare italiana di Rovigno, l’SMSI Dante Alighieri di Pola…).

La scuola e la lingua
“Abbiamo ottenuto un cambiamento importantissimo per quanto riguarda l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole delle località a statuto bilingue. Se prima erano i genitori a dover chiedere che ai loro figli sia insegnato l’italiano, ora invece dovranno dichiarare che non sono interessati a far frequentare ai loro bambini il corso di italiano”, ha osservato Radin, ribadendo che nel documento si affronta pure la questione legata allo status della lingua italiana alla maturità di stato, la tutela e la valorizzazione dei dialetti (inserimento del fiumano nel Registro nazionale dei beni immateriali, sostegno ai futuri centri per l’istroveneto e l’istrioto…)…
Dialogo transadriatico
Uno dei più grandi vanti di Radin è l’inserimento nel Piano operativo la creazione di un tavolo operativo o commissione mista italo-croata per l’attuazione dell’Accordo del 1996 tra le Repubblica di Croazia e la Repubblica Italiana sui diritti delle minoranze. “Nel commento pubblicato oggi (2 agosto 2024) sulla Voce del popolo è stato giustamente notato che molto dipenderà dalla politica. Ma non solo quella croata a livello nazionale, ma anche da quella locale e anche da quella italiana. Per questa ragione è importante riuscire a formare il tavolo tecnico. Quando abbiamo incontrato Giorgia Meloni, il premier italiano ha sostenuto la nostra proposta, ma bisogna capire se il suo input è arrivato ai tecnici. Lavorando alla stesura del Piano, mi sono accorto che talvolta accade che a livello politico ci sia convergenza, ma che poi al livello tecnico-amministrativo manchino i presupposti per procedere”, ha detto Radin, chiarendo di essere in contatto con la diplomazia italiana. “L’obiettivo che ci poniamo e di far sedere attorno a un tavolo i rappresentanti delle autorità croate e italiane, ma anche gli esponenti della CNI e della minoranza croata in Italia per sollecitare la piena attuazione del Trattato bilaterale del 1996”, ha sottolineato Radin puntualizzando l’importanza per la CNI dell’articolo 3 dell’accordo che sancisce “l’uniformità di trattamento (da parte della Croazia) nel suo ordinamento giuridico della minoranza italiana all’interno del suo territorio; tale uniformità può essere realizzata attraverso la graduale estensione del trattamento concesso alla minoranza italiana nell’ex-Zona B alle aree della Repubblica di Croazia tradizionalmente abitate dalla minoranza italiana e dai suoi membri”. “Proprio richiamandoci all’Accordo del 1996 siamo riusciti a far installare la segnaletica bilingue lungo l’Ipsilon istriana. Qualcuno dirà che si tratta di un risultato da poco, ma a me piace pensare che in questo modo i turisti stranieri e italiani, vedono che in Istria si parla anche l’italiano e arrivati a Pola notano che ci sono anche le indicazioni bilingui per Fiume e intuiscono che anche nel capoluogo quarnerino ci sono ancora gli italiani”, ha notato Radin.

Tolleranza zero
“Parliamo di cose importanti”, ha affermato Radin, fiducioso che la traduzione del Piano operativo in lingua italiana sarà completata a breve, in modo che al medesimo possa essere data la massima diffusione. “Si tratta di questioni importanti per noi, come lo sono le cose sancite nella parte comune del Piano, dove si parla di lotta alla discriminazione e all’intolleranza. Temi questi che un tema ci riguardavano e che oggi forse sono problemi che affliggono più altre Comunità, benché gli imbecilli si possono incontrare dappertutto, purtroppo”, ha detto Radin sollecitando i cittadini a non far finta di niente e a denunciare alle autorità eventuali casi di discriminazione. “Nella parte comune – ancora Radin – si parla anche di questioni legate all’istruzione, al numero minimo di appartenenti a una comunità nazionale che devono essere impiegati nell’amministrazione pubblica e statale, all’uso delle lingue delle minoranze…”.
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