
L’enigma legato al presunto “volo fantasma” (2L8114) con il quale il 20 novembre scorso una ventina di migranti sarebbe stata trasferita da Zurigo a Zagabria ha suscitato molti interrogativi in Croazia. Il caso è stato portato all’attenzione dell’opinione pubblica dal giornalista Filip Pavić che con la collaborazione del giornalista milanese Emiliano Bos, già corrispondente da New York della Radiotelevisione svizzera (RSI) ha realizzato sull’argomento un ampio servizio. Il reportage, corredato da una serie di fotografie scattate da Damir Krajač dell’agenzia Cropix è stato pubblicato domenica scorsa dal quotidiano Jutarnji list.
“Mercoledì, 20 novembre, alle 12.20, un aereo dell’Helvetic Airways di Zurigo è atterrato sulla pista dell’aeroporto Franjo Tuđman. Ha rallentato ed è scomparso dietro ai magazzini. Questo volo sugli schermi dell’aeroporto e sulle applicazioni che seguono i voli regolari semplicemente non esiste”, si legge nel catenaccio dell’articolo di Pavić. Stando al servizio ai migranti, in seguito al loro arrivo in Croazia, sarebbe stato dato un tagliando con l’indirizzo di un albergo zagabrese. Uno di questi, un trentatreenne proveniente da Mosul nel nord dell’Iraq ha svelato d’aver pagato 6.000 euro a dei contrabbandieri afgani per arrivare in Unione europea. Dopo aver vissuto per anni in Austria e Germania, ha trascorso gli ultimi mesi in Svizzera, lavorando in un ristorante ginevrino e dove pochi fa è stato arrestato dalla Polizia elvetica che ai sensi del Regolamento di Dublino lo ha rispedito in Croazia, il primo Paese Ue nel quale era stato registrato. Con lo stesso volo, oltre all’iracheno sarebbe giunta a Zagabria anche persone provenienti dall’Afghanistan, dalla Siria, dall’Egitto, dalla Turchia… Una ventina di persone. In prevalenza si tratta di giovani uomini, ma del gruppo farebbe parte anche un donna con un bambino piccolo. Richiamandosi alle informazioni ottenute dalle autorità svizzere, più correttamente dalla Segreteria di Stato della migrazione (SEM), Pavić sostiene che fino alla fine dell’ottobre scorso dalla Confederazione ha rispedito in Croazia circa 300 persone con sono stati rispediti a Zagabria circa 300 migranti imbarcati in una trentina di voli. Calcolando anche quelli rientrati con voli provenienti da altri Paesi, in primo luogo dalla Germania, dalla Francia e dell’Austria, il numero di migranti rispediti quest’anno in Croazia aumenterebbe finora a circa 1.200.
La deputata Marija Selak Raspudić (indipendente) e il deputato Miro Bulj (Most), entrambi probabili candidati alle elezioni presidenziali fissate in Croazia a dicembre, hanno entrambi chiesto al primo ministro Andrej Plenković e al vicepremier e ministro degli Affari interni, Davor Božinović di fornire chiarimenti in merito alla vicenda. “Questo è un problema scottante. Le conseguenze possono essere drammatiche”, ha affermato Selak Raspudić, rilevando che recentemente lo stesso ministro Božinović aveva avvertito che persiste la possibilità che si manifesti una nuova ondata migratoria. “La Croazia non può diventare un hot spot per migranti”, ha affermato ribadendo di essere da sempre scettica nei confronti delle norme sancite dal Regolamento di Dublino. Le ha fatto eco Bulj, il quale ha criticato il mancato impiego dell’Esercito a fianco della Polizia nel pattugliamento della frontiera. “Se Plenković e Božinović non si svegliano la Croazia diventerà un hot spot per migranti che non saranno mai integrati”, ha dichiarato Bulj annunciando che in caso di vittoria alle presidenziali indirà un referendum per chiedere ai cittadini il consenso di schierare i militari lungo il confine e per limitare il ricorso ai lavoratori stranieri.
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