Quarnero e Istria, stessa fonte d’inquinamento?

L’HEP ammette le colpe, ma soltanto per la zona della centrale

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Quarnero e Istria, stessa fonte d’inquinamento?
L’operazione di bonifica della costa nell’area di Kostrena. Foto: GORAN KOVACIC/PIXSELL

Ormai è evidente che si tratta di un vero disastro ambientale, non di un incidente circoscritto nell’area della centrale termoelettrica di Urinj. L’HEP, proprietaria dell’impianto, aveva ammesso che vi è stata una fuoriuscita di mazut, che attraverso il sistema di smaltimento delle acque meteoriche è finito in mare attraverso lo scarico sistemato a una trentina di metri dalla costa. L’HEP ha “confessato”, ed è già una buona notizia che l’abbia fatto, precisando che si tratta di circa 700 litri di oli pesanti.

All’indomani dell’incidente, la stessa HEP aveva segnalato il problema alla Capitaneria di porto fiumana e quindi sono entrati in azione le unità e il personale della “Dezinsekcija”. Quando si pensava che la contaminazione interessasse soltanto le spiagge e la costa di Kostrena, si è scoperto che sono state imbrattate anche quelle nella zona di Lisignano e Sissano. Poco dopo si è scoperto che le chiazze oleose hanno imbrattato anche la costa a Laurana e Medea, fatto confermato dalla “Dezinsekcija”. Dopo essersi assunta la responsabilità per il riversamento di idrocarburi a Kostrena, il direttore dell’impianto, Robert Krklec, ha eliminato in modo tassativo l’ipotesi che l’inquinamento sul versante istriano sia collegato alla centrale di Urinj. Si attendono i risultati delle analisi dei campioni prelevati e il confronto tra quelli provenienti da Urinj e dall’Istria. Tra le ipotesi ventilate c’è anche quella che prenderebbe in considerazione un cargo greco come possibile colpevole. Non si sa fino a che punto si possa credere alle coincidenze, ma fino alla conclusione degli esami chimici e del giudizio degli organi inquirenti, si può soltanto tirare a indovinare.

AM e ORAH: «Denuncia penale»
Nel contesto di quella che si sta rivelando come una catastrofe ecologica, le reazioni non mancano. Ieri a Fiume si sono rivolti ai media Bojan Kurelić, segretario dell’Azione dei giovani (AM) nella Regione litoraneo-montana e Ivan Iskra, membro dell’Assemblea regionale istriana in rappresentanza dell’Alternativa verde ORAH. “Nel 2020 è stato emesso un documento in base al quale l’HEP avrebbe dovuto intraprendere delle misure in considerazione dei rischi di grandi incidenti ambientali. Sarebbero stati identificati tutti gli elementi di rischio e tutte le misure preventive. Si tratta soltanto del rispetto della forma. Ci chiediamo come sia potuto succedere. Il giorno dopo si è passati alla bonifica e l’opinione pubblica è stata informata che il problema sia stato arginato, localizzato. Ciò che è avvenuto a partire da domenica scorsa sulla costa istriana lo smentirebbe. A prima vista, sembra che la costa a Lisignano sia addirittura più inquinata di quella a Kostrena. Per ora pare chiaro che si tratti di idrocarburi in entrambi i casi. Ciò che non viene detto è che la fonte potrebbe essere la stessa”.
Che cosa si propone? “Per prima cosa si deve sapere chi è responsabile, quindi sapere chi sarà a pagare i danni e le spese del risanamento. A quel punto dovrebbero scattare le denunce, anche penali, per disastro ambientale. Se non lo farà chi di dovere, lo faremo noi”, ha annunciato Kurelić riferendosi al suo partito e all’Alternativa verde ORAH da parte istriana. Il consigliere regionale istriano non ha portato delle novità, limitandosi a condividere i punti di vista dell’Azione dei giovani e a constatare che ciò che ha visto di persona è una catastrofe di grandi proporzioni che, secondo lui, potrebbe lasciare conseguenze irreparabili all’ecosistema marino.

Bojan Kurelić e Ivan Iskra.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Ripulite le zone di Laurana e Medea
A Radio Fiume uno dei dirigenti della “Dezinsekcija”, Toni Dujmović, ha fatto il punto in merito all’incidente. Dopo avere circoscritto l’area interessata a Kostrena, dove dal 10 novembre si lavora sia in mare che sulla costa, domenica scorsa l’azienda veniva allertata per intervenire a Lisignano, sulla costa istriana. “Successivamente sono state notate chiazze nella zona di Laurana e Medea (poi ripulite, nda). Stiamo operando contemporaneamente in tre-quattro località, impiegando oltre la metà del nostro organico composto da 130 effettivi. Rispetto all’area liburnica, quella di Lisignano è più problematica e le condizioni meteo non ci aiutano. Lì sono all’opera i Vigili del fuoco volontari, la Protezione civile e altri volontari. Per questo motivo non possiamo dire quanto durerà l’opera di bonifica”. Seppure esistano degli agenti chimici biodegradabili, per ora, non vengono utilizzati anche perché il loro impiego richiede delle speciali autorizzazioni da parte del Ministero competente. Gli idrocarburi che imbrattano la costa vengono rimossi meccanicamente, utilizzando l’acqua calda che li rende liquidi e che li fa tornare in mare. Il mazut in superficie viene raccolto all’interno delle barriere di gomma assorbenti, le “panne”, e quindi l’acqua marina viene trattata con gli skimmer che separano i grassi.

 

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