Progetto Argos, Croazia e Italia proteggono l’Adriatico

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Progetto Argos, Croazia e Italia proteggono l’Adriatico
Foto: Goran Kovacic/PIXSELL

Croazia e Italia hanno unito le forze e vogliono proteggere l’Adriatico con il progetto Argos. Capofila del progetto, del valore di 5,7 milioni di euro, sono gli Istituti di oceanografia e pesca di Spalato e Ancona. Qual è l’obiettivo generale del progetto? Argos promuove e attua un approccio comune per la protezione delle risorse ittiche e la tutela ambientale dell’Adriatico attraverso azioni istituzionali ed operative volte a integrare direttamente e indirettamente le attività di pesca e acquacoltura negli habitat marini. È stato finanziato dal bando per progetti strategici del Programma Interreg Italia-Croazia ed è all’interno dell’Asse di Priorità “Environment and Cultural Heritage” con l’obiettivo specifico 3.2 “Contribuire a proteggere e ripristinare la biodiversità”.

“Lo scopo principale del progetto è collegare la parte croata con quella italiana perché abbiamo un mare comune, abbiamo risorse comuni, dobbiamo concordare e coordinare le misure di regolamentazione della pesca che si svolgono nel Mare Adriatico”, ha dichiarato Nedo Vrgoč, direttore dell’Istituto di oceanografia e pesca di Spalato. “Vogliamo costruire un approccio adriatico alla pesca e arrivare a soluzioni giuste con la collaborazione paritaria di pescatori, politici e scienziati”, ha detto il manager del progetto “Argos” Mauro Cosolo. Grazie a questo progetto l’Istituto spalatino ha investito 300mila euro nell’acquisto della struttura in cui ha sede il Centro di ricerca avanzata che dispone di 7 nuovi laboratori.

“Siamo il laboratorio nazionale di riferimento per le biotossine marine dove monitoriamo la comparsa di tossine lipofile e idrofile nei molluschi”, ha affermato Romana Roja Busatto del Laboratorio per le biotossine marine, mentre in quello per le analisi molecolari viene dimostrato che il tonno si riproduce anche negli allevamenti.

La Croazia e l’Italia seguono la strategia europea volta a ridurre il numero di pescherecci, ma per una pesca sostenibile sono necessarie le cosiddette no-take zone (zone in cui ogni tipo di pesca è vietata). Tale progetto pilota ha avuto successo nella Jabučka Kotlina ossia nella Fossa di Pomo. “Dobbiamo puntare all’istituzione di varie no-take zone nell’Adriatico. Non devono essere grandi, ma devono essere numerose”, ha detto Stjepan Nedoklan, presidente della sezione Pesca della Camera croata di artigianato. “È obbligo mettere sotto tutela il 30 p.c. dell’Adriatico entro il 2030 e nel 10 per cento vietare completamente la pesca”, ha concluso Nedo Vrgoč.

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