La Procura europea (EPPO) ha riferito di aver consegnato all’USKOK il fascicolo relativo all’ex ministro della Sanità sospettato di corruzione nell’acquisto di dispositivi medici. In una lettera inviata alla Commissione di Bruxelles, la procuratrice europea Laura Kovesi ha però affermato, che il capo della Procura croata Ivan Turudić, che in precedenza aveva deciso che fosse l’USKOK e non l’EPPO il responsabile delle indagini, “ha peggiorato ulteriormente la situazione”. Laura Kovesi ritiene che Turudić abbia basato la sua decisione esclusivamente sull’interpretazione data dall’USKOK, senza dare all’EPPO la possibilità di esprimere il suo punto di vista, violando così il principio dell’imparzialità nella risoluzione del conflitto. Inoltre, ha sostenuto che l’USKOK non ha notificato l’indagine su un progetto finanziato dall’UE, violando così i suoi obblighi ai sensi del regolamento EPPO. Ha affermato per di più che la designazione del procuratore generale come organismo preposto alla risoluzione di tali conflitti è contraria al diritto dell’UE.
Associazione a delinquere
L’EPPO ha ricordato, in quest’ambito, di aver indagato su un’associazione a delinquere formata da otto cittadini croati e due società coinvolte in appalti finanziati con soldi dell’UE (in particolare il fondo “NextGenerationEU”), ma anche con fondi del Bilancio statale. “Si tratta di atti di corruzione attiva e passiva, abuso di posizione e di autorità e riciclaggio, commessi nell’ambito di un’associazione per delinquere, tra giugno 2022 e novembre 2024”. L’EPPO aveva pianificato di effettuare perquisizioni e arresti il 19 novembre 2024. Tuttavia, il 15 novembre 2024, l’EPPO ha appreso che l’USKOK aveva ottenuto il mandato dal Tribunale per condurre perquisizioni nei confronti di alcune delle persone indagati dall’EPPO. In tal modo la Procura ha appreso dell’esistenza dell’indagine condotta dalle autorità nazionali su fatti rientranti nella competenza dell’EPPO. Sebbene la Procura europea sia sostanzialmente in disaccordo con la decisione del procuratore generale, l’EPPO ha agito secondo in linea con la decisione di Turudić e ha lasciato l’indagine all’USKOK.
L’EPPO in precedenza non ha voluto commentare le notizie riportate dai media secondo cui, in relazione al caso Beroš, il capo della Procura europea di Zagabria, Tamara Laptoš, avrebbe chiesto protezione per i procuratori europei delegati in Croazia. La richiesta di protezione è arrivata dopo che il procuratore capo Ivan Turudić ha deciso che l’USKOK era responsabile del caso e la Procura di Zagabria ha riferito che stava indagando sulla fuga di dati dall’indagine EPPO.
Ricordiamo che a differenza dell’USKOK, che sospetta Beroš di traffico di influenze e nella cui indagine i tre Petrač (padre e due figli) non sono nemmeno menzionati, l’EPPO accusa l’ex ministro di aver accettato tangenti. L’EPPO ha riferito di sospettare che Beroš, in cambio della tangente ricevuta, abbia approvato l’acquisto di dispositivi medici a prezzi irragionevolmente gonfiati e abbia fornito fondi per finanziare gli appalti pubblici. L’USKOK inoltre sospetta che la società dell’imprenditore Pozder abbia ottenuto grazie ai prezzi gonfiati ad arte un vantaggio di quasi mezzo milione di euro, mentre l’EPPO ritiene che il prezzo dei microscopi della discordia sarebbe stato aumentato ingiustificatamente di quasi 620.000 euro.
Non si tralascia una virgola
lmmediata la reazione del procuratore capo Ivan Turudić alla lettera della procuratrice europea. Turudić ha ribadito che l’USKOK non doveva informare l’EPPO delle sue azioni e che le indagini saranno svolte in modo da “non tralasciare una sola virgola”. Il procuratore generale ha rilevato pure che gli investigatori dell’USKOK interrogheranno tutti i sospettati sulle circostanze sospette. Riferendosi alla lettera alla Commissione europea della procuratrice Laura Kovesi, Turudić ha affermato: “Dicono che si rammaricano che non abbiamo chiesto loro ulteriori informazioni. Ebbene, se fosse stato necessario, lo avremmo chiesto”. Turudić ha anche respinto le affermazioni del procuratore europeo secondo cui avrebbe basato la sua decisione di affidare le indagini agli investigatori croati esclusivamente sull’interpretazione dell’USKOK, senza dare all’EPPO la possibilità di esprimere il suo punto di vista, violando così l’imparzialità della risoluzione del conflitto.
Alle domande sull’apertura dell’inchiesta sulla fuga di notizie sulle indagini svolte dall’EPPO, ovvero sull’attivazione della “Lex AP” che impone di punire chi fornisce informazioni alla stampa su questioni riservate, il procuratore ha risposto con monosillabi e ponendo altrettanti quesiti. “Tamara Laptoš verrà interrogata? I giornalisti verranno interrogati? Non lo so”. “L’azione dell’USKOK è iniziata il 15, è normale che inizino subito a trapelare i messaggi WhatsApp? Non è più importante la presunzione di innocenza? È nell’interesse pubblico consentire agli autori del reato di nascondere le prove? Non conosco le risposte, non so chi verrà interrogato”, ha detto Ivan Turudić.
L’Europa taglierà i fondi?
Il ministro della Giustizia Damir Habijan ha smentito le tesi formulate dall’EPPO nella lettera alla Commissione europea sul conto del procuratore generale, mettendo in guardia sulle “sfide sistemiche della Croazia nel mantenimento dello Stato di diritto” e ha ccolto con favore il fatto che la Procura abbia consegnato il suo fascicolo all’USKOK. Riguarda alla lettera – ha detto Habijan – “nel primo punto si dice che qualcosa non è in linea con la legislazione dell’Unione europea. Questa soluzione legislativa che abbiamo approvato in Parlamento è conforme all’acquis giuridico dell’UE, e altri 14 membri dell’UE hanno una soluzione simile”.
Di tutt’altro tenore la presa di posizione dell’opposizione sulla denuncia della Procura UE alla Commissione europea sul caso Beroš e sull’operato del procuratoree dello Stato. Secondo l’opposizione nessuno si fida più di Plenković e delle istituzioni croate, e alcuni si aspettano addirittura che Bruxelles neghi alla Croazia i fondi europei come fatto con l’Ungheria.
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