L’attuale capo dello Stato Zoran Milanović resta il grande favorito delle elezioni presidenziali che si terramnno a fine anno. Secondo il sondaggio CroElecto di settembre è ancora in testa con il 42,54 p.c. delle preferenze. Milanović ha cambiato tattica ed evita il confronto diretto con chi non la pensa come lui.
Scrivendo lettere al governo presieduto dal primo ministro Andrej Plenković, vuole dimostrare che ora ha a cuore il dialogo. Il principale sfidante e candidato dell’HDZ Dragan Primorac, che ha ricevuto anche il sostegno del Movimento patriottico (DP), ha il 25,44 p.c. dei consensi, cioè quasi venti punti percentuali in meno di Milanović. Gli analisti hanno notato che evita costantemente il confronto con Milanović. Sia Primorac che Milanović affermano di avere a cuore i problemi dei pensionati. Primorac, che da settimane compie una sorta di tournée in Croazia, esprime le sue opinioni su diversi argomenti, dalla cultura e l’istruzione all’economia. L’indipendente Marija Selak Raspudić è saldamente al terzo posto, sostenuta dal 12,06 per cento degli elettori. La candidata del partito di sinistra Možemo!, Ivana Kekin, è ferma al 6,8 per cento dei consensi e l’indipendente Tomislav Jonjić al 3,51 per cento. Il sondaggio dimostra, secondo gli analisti, che Marija Selak Raspudić è seriamente in corsa per la presidenza della Repubblica, ovvero ha il potenziale per passare al secondo turno e rendere le elezioni presidenziali molto interessanti. In questo contesto gli analisti invitano a ricordarsi delle elezioni in cui Stjepan Mesić era inizialmente al due per cento, mentre alla fine ha superato Mate Granić e poi ha sconfitto al ballottaggio Dražen Budiša.
Secondo l’ultimo sondaggio, Primorac può arrivare al secondo turno grazie al sostegno dell’HDZ, ma le sue apparizioni pubbliche e la sua visibilità non dimostrano che sarà sicuramente così. Primorac, rilevano gli analisti, sta conducendo una campagna nello stile di “nessuno è da incolpare, io sono onesto e bravo”, mentre Milanović ha ammorbidito la sua retorica e non utilizza gli eventi protocollari come parte della campagna presidenziale.
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