
Gli attivisti di Greenpeace hanno effettuato una protesta di fronte alla sede dell’INA a Zagabria, evidenziando il naufragio della piattaforma del gas Ivana D nell’Adriatico settentrionale, a circa 50 miglia nautiche da Pola, affermando che la comapgnia petrolifera ha trascurato la sua rimozione per oltre 1000 giorni.
La piattaforma Ivana D è affondata oltre tre anni fa, ma il suo recupero è stato rinviato dall’INA. Greenpeace ha denunciato questa inazione come una minaccia all’ambiente marino e ha sollevato interrogativi sulla responsabilità della compagnia nel gestire questa situazione.
Petra Andrić, direttrice programmatica di Greenpeace in Croazia, ha dichiarato: “La piattaforma è ancora sul fondo del Mar Adriatico, accumulando ruggine e potenziali rischi ambientali. L’INA sembra ignorare questa situazione mentre si concentra sui propri profitti e progetti futuri legati ai combustibili fossili”.
Un recente rapporto di Greenpeace intitolato “The Dirty Dozen: The Climate Greenwashing of 12 European Oil Companies” ha rivelato che l’INA ha registrato un aumento del 95% dei suoi profitti netti nel 2022, nonostante il crescente appello per ridurre le emissioni di carbonio.
Il rapporto ha sottolineato che l’INA sta investendo in nuove perforazioni e infrastrutture legate ai combustibili fossili, anziché affrontare le questioni ambientali urgenti come il recupero della piattaforma affondata.
La popolazione croata sembra essere d’accordo con Greenpeace, poiché il 74% dei cittadini ritiene che la piattaforma Ivana D debba essere rimossa dal fondo del mare. Tuttavia, il Ministero dell’Ambiente sembra avere una posizione ambigua sulla questione, mentre il comitato per l’inchiesta sul grande incidente non ha comunicato in modo trasparente con il pubblico, rilevano gli attivisti di Greenpeace.
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