Sono trascorsi 15 mesi dalle indagini avviate onde appurare quanto avvenuto con la piattaforma Ivana D di proprietà della compagnia petrolifera nazionale INA, affondata nel dicembre 2020 al largo di Pola.
La piattaforma per l’estrazione di gas era scomparsa durante il maltempo che aveva colpito la zona agli inizi di dicembre 2020. Era stata poi ritrovata in fondo al mare, nel punto dove era posizionata prima dell’affondamento. Il ritrovamento era avvenuto grazie a un robot batiscafo della nave Junak, giunto sul posto entro pochi giorni. E da allora, ossia dal dicembre 2020 della piattaforma Ivana D non si hanno più notizie da parte del suo proprietario, l’INA, appunto. Ed è per questo motivo che gli attivisti di Greenpeace hanno dato vita ieri ad una manifestazione di protesta dinanzi alla sede della compagnia petrolifera nazionale a Zagabria al fine di smuovere le acque, ed è proprio il caso di dirlo, e invogliare l’INA a dare risposte concrete su quanto avvenuto con la piattaforma in parola. “L’INA si comporta come se l’incidente del dicembre 2020 non fosse mai avvenuto. Le indagini in merito procedono a rilento e finora non ci sono state risposte a quesiti molto importante: come e perché la piattaforma Ivana D è affondata?”, si sono chiesti gli attivisti di Greenpeace sottolineando “come sia inaccettabile che l’INA non si esprima in merito e che il governo e il Ministero dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile le permettano di comportarsi in questo modo.”