Cerimonia di commemorazione oggi, giovedì 9 gennaio, in occasione del 33º anniversario dell’attacco missilistico di Podrute vicino a Novi Marof, nel quale morirono cinque osservatori, di cui quattro italiani e un francese. Nel tragico evento del 7 gennaio 1992, quando un elicottero disarmato con a bordo la missione di monitoraggio europea fu abbattuto dai razzi lanciati da un MIG 21 dell’Aeronautica federale jugoslava, morirono gli ufficiali italiani Enzo Venturini, Marco Matta, Silvano Natale e Fiorenzo Ramacci nonché l’ufficiale francese Jean Loup Eychenne. Alla cerimonia nel 33º anniversario della loro morte, dinanzi alla cappella commemorativa a Podrute, sono intervenuti l’ambasciatore d’Italia a Zagabria, Paolo Trichilo, il sindaco di Novi Marof Siniša Jenkač, il presidente della Regione di Varaždin Anđelko Stričak, il segretario di Stato presso il Ministero degli Affari esteri ed europei nonché inviato del presidente del Governo Zdenko Lucić e Lilas Bernheim in rappresentanza dell’Ambasciata francese in Croazia. Hanno partecipato anche alcuni familiari di uno dei caduti (Ten. Col. Venturini), in rappresentanza delle famiglie delle vittime nonché l’Addetto Militare dell’Ambasciata d’Italia a Zagabria.
Nel suo intervento l’ambasciatore Paolo Trichilo ha reso omaggio alle vittime del tragico episodio sottolineando come tale sacrificio abbia aperto la strada all’integrazione pacifica della Croazia nella Comunità internazionale. Egli ha anche evidenziato il prezioso contributo delle Forze Armate italiane alle missioni di pace in tutto il mondo che costituiscono una cornice entro la quale Italia e Croazia collaborano proficuamente a favore della sicurezza e a tutela dei valori fondanti dell’Unione Europea.
«Omicidio deliberato»
Il sindaco di Novi Marof, Siniša Jenkač, ha affermato che il 7 gennaio di 33 anni fa non avvenne un tragico incidente, bensì un “omicidio deliberato”. “È importante rendere omaggio a coloro che sono venuti per testimoniare la pace, che provenivano da altri Paesi, dall’Italia e dalla Francia, e che come operatori di pace si sono schierati tra le forze allora in guerra, fermando lo spargimento di sangue degli aggressori: l’esercito jugoslavo, i cetnici serbi, i traditori interni, che in quel momento volevano scrivere la storia”, ha detto Jenkač, aggiungendo che erano il prodotto di un regime totalitario che ancora oggi semina morte.
“Questo stesso atto ha dimostrato chiaramente alla Comunità europea chi è l’aggressore e chi la vittima, e chi non si tira indietro di fronte a tali atti vergognosi, solo per raggiungere i traguardi politici che si era prefissato”, ha affermato ancora il sindaco di Novi Marof. Il sacrificio degli osservatori europei, ha aggiunto, ha rappresentato un punto di svolta nella lotta per l’indipendenza e la sovranità della Croazia.
Un crimine perseguito
Il presidente della Regione di Varaždin, Anđelko Stričak, ha sottolineato che l’attacco dell’Armata popolare jugoslava (JNA) a un elicottero disarmato che trasportava osservatori europei ha sconvolto il mondo intero.
“A quel tempo, in Croazia infuriava la guerra, un terzo del nostro bellissimo Paese era occupato, decine di migliaia di persone furono uccise, centinaia di migliaia furono esiliate e in quel momento avevamo davvero bisogno di tutto l’aiuto possibile. All’epoca lottavamo per ottenere il riconoscimento internazionale e quel terribile evento di Podrute ha mostrato tutta la malignità dell’attacco, l’aggressione contro la Croazia, e ha certamente accelerato quel riconoscimento”, ha sottolineato.
Anche Zdenko Lucić, inviato del premier e segretario di Stato presso il Ministero degli Affari Esteri ed Europei, si è rivolto ai presenti, sottolineando che questo crimine è stato perseguito.
“Stiamo ancora cercando più di 1.780 dei nostri dispersi. Non smetteremo mai di cercare le persone scomparse e non smetteremo mai di chiedere che tutti i crimini compiuti dalla Serbia contro la Croazia vengano perseguiti”, ha detto Lucić.
Lilas Bernheim, rappresentante dell’Ambasciata della Repubblica di Francia in Croazia, ha ringraziato le autorità croate, in particolare il sindaco Jenkač, per aver continuato a commemorare questa tragedia anno dopo anno.
Ricorderemo che Emir Šišić (all’epoca tenente) era il pilota di uno dei due MIG 21 del 117º Reggimento dell’aviazione da caccia jugoslava che il 7 gennaio del 1992 intercettarono nei cieli di Novi Marof due elicotteri dell’odierno Comando Aviazione dell’Esercito italiano, abbattendone uno e provocando la morte dei cinque osservatori. Fu condannato a 15 anni di carcere. Nel 2008 gli fu concessa la libertà vigilata.
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