Per i volontari italiani tuffo nella multiculturalità

È iniziato il nuovo ciclo di volontariato di Arci Servizio Civile in collaborazione con l’Unione Italiana. Soddisfatti Maurizio Tremul e Federico Guidotto

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Per i volontari italiani tuffo nella multiculturalità

Arci Servizio Civile: il nuovo ciclo di volontariato è partito. Dal 15 gennaio del 2020 è iniziato ancora un ciclo di servizio civile, che quest’anno interesserà nuovamente i territori di Croazia e Slovenia, per il tramite di un progetto realizzato in comune con l’Unione Italiana.
Stando ai dati comunicati dal Dipartimento delle Politiche giovanili e del Servizio Civile Universale, le domande presentate dai giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni sono state 85.552, a fronte dei 29.646 posti disponibili. La sezione del Friuli Venezia Giulia dell’Arci Servizio Civile ha ricevuto 111 domande per 69 posti disponibili, con il picco di richieste registrato proprio nell’ambito del progetto che riguarda la CNI, ossia quello denominato Culture senza confini, dove per quattro posti disponibili per un lavoro di volontariato con la Comunità Nazionale Italiana in Slovenia e Croazia, sono state avanzate 15 richieste.
Dove nasce il progetto

Il presidente dell’UI, Maurizio Tremul. Foto: Goran Žiković

Per scoprire come sia nata questa collaborazione abbiamo contattato Maurizio Tremul, oggi presidente dell’Unione Italiana, ma all’epoca dei fatti presidente della Giunta esecutiva, che ci ha spiegato come il tutto sia scaturito dalla volontà di portare all’Unione delle innovazioni, per cercare di migliorare sempre di più. “Come spesso accade tutto è iniziato grazie a un rapporto di conoscenze e relazioni, questa volta con Giuliano Gelci, che mi ha fatto incontrare con Licio Palazzini, presidente nazionale dell’Arci Servizio Civile, insieme al quale abbiamo sviluppato l’idea di creare dei progetti che portassero dei volontari del servizio civile italiano presso le sedi dell’Unione Italiana di Fiume e di Capodistria, estendendo in questo modo la presenza di volontari anche sul nostro territorio”, ci ha dichiarato Maurizio Tremul.
Innovazione reciproca
Correva l’anno 2014, con il progetto che fu formulato nel giro di pochi mesi, in tempo per portare a Fiume e Capodistria i primi volontari a partire dall’estate del 2015. “Quel primo anno eravamo partiti con un progetto pilota, per quella che si presentava come un’esperienza completamente innovativa, ma assolutamente gratificante. È stata una delle tante innovazioni che nel corso degli anni ho cercato di portare all’Unione Italiana. Con il passare del tempo la normativa italiana è cambiata e a sua volta è stato modificato il progetto, che era andato avanti per due anni per poi fare un anno di pausa e riprendere nuovamente nel 2020. L’obiettivo, però, è rimasto lo stesso: quello di ospitare dei giovani ragazzi dall’Italia che chiedono di fare un percorso di volontariato che ha alla base la multiculturalità. Noi abbiamo puntato molto sulle minoranze e sulla loro cultura, sui concetti della convivenza e dell’integrazione multiculturale, sull’animazione della società civile e posso dire che i volontari hanno risposto positivamente. Hanno lavorato molto sulla comunicazione, scrivendo progetti e coadiuvando le attività dell’UI, collaborando nei rapporti con istituzioni similari alle nostre in Italia e portando una ventata di innovazione. Perché lavorando da noi a tutti gli effetti per sei ore al giorno non sono stati soltanto loro ad arricchirsi di un’esperienza completamente diversa, ma ne abbiamo giovato anche noi. Si tratta di giovani, quasi sempre laureati, provenienti da un contesto diverso: essi portano con sé idee nuove che ci spronano a migliorarci”, ha sottolineato Maurizio Tremul.
Esperienza positiva

Federico Guidotto. Foto: Željko Jerneić

Il simbolo della bontà del progetto è l’esperienza vissuta da Federico Guidotto, giunto come volontario nel luglio del 2015 e rimasto poi a lavorare all’Unione Italiana, sino a diventare da poco Operatore locale per il progetto con l’Arci Servizio Civile. “Non abbiamo ancora conosciuto i volontari di quest’anno, perché anche se il progetto è partito il 15 gennaio, i volontari trascorrono prima due mesi a Trieste, in una sorta di corso di formazione per quello che li attenderà a Fiume e Capodistria, poi fanno con noi nove mesi di lavoro vero e proprio e quindi passano l’ultimo mese nuovamente a Trieste, per delle valutazioni. Chi viene qui si occupa un po’ di tutto, come se fosse un assistente, andando però sempre a lavorare su mansioni già esistenti, potenziando così le attività dell’UI, in modo particolare nel campo della comunicazione, dell’archiviazione e della preparazione dei documenti. Si tratta sicuramente di un esperienza molto positiva, sia per i volontari che per l’Unione”, ci ha confermato Federico Guidotto.

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