Demarin: «Il Censimento si fa bene o non serve»

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Demarin: «Il Censimento  si fa bene o non serve»
Il presidente dell'Assemblea dell'Unione Italiana, Paolo Demarin / Foto Željko Jerneić

Il Censimento della popolazione, dei nuclei familiari e delle abitazioni condotto nel 2021 ha sancito ancora una volta che la Comunità italiana è una delle minoranze nazionali più numerose in Croazia. D’altro canto il dato attinente al numero dei connazionali (ma anche al numero di coloro i quali considerano l’italiano la loro madrelingua) è sceso sensibilmente rispetto a 10 anni fa, con la popolazione italiana sceso da 17.807 (lo 0,42 p.c. della popolazione complessiva) a 13.763 (0,36 p.c.) unità. Una sorte, questa, condivisa da quasi la totalità dei gruppi etnici minoritari che popolano il Paese, che in generale ha visto ridursi del 9,25 p.c. la sua popolazione (il numero complessivo degli abitanti è calato dai 4.437.460 del 2001 a 3.871.833).
“Innanzitutto dobbiamo fare una considerazione di tipo generale sul modo nel quale è stato gestito il Censimento 2021 nel suo complesso. Devo confidarvi che, personalmente, il procedimento stesso è stato per me una fonte di preoccupazione”, ha dichiarato il presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana, Paolo Demarin, al quale abbiamo chiesto di commentare l’esito del Censimento 2021. “Da quanto ho potuto verificare discutendo la questione con alcuni connazionali – ha proseguito Demarin – l’iter della raccolta dei dati sul territorio è stato soggetto a molte difficoltà. Basti considerare che esistono persone che non sono state censite. Una manchevolezza grave. Lo Stato doveva gestire in modo più preciso la raccolta dei dati”.

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