Vojko Obersnel: «Oggi posso scegliere cosa fare e cosa non fare»

Lunga chiacchierata (in)formale con Vojko Obersnel, che ha guidato Fiume per 21 anni per poi rinunciare a una nuova candidatura alle amministrative del maggio scorso. Con l'ex sindaco abbiamo affrontato vari argomenti d'interesse per la città, tra passato, presente e futuro, e nemmeno stavolta ha avuto peli sulla lingua

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Vojko Obersnel: «Oggi posso scegliere cosa fare e cosa non fare»

“Meglio di quanto potessi pensare. Mi trovo in una situazione comoda, quando puoi scegliere cosa fare e cosa non fare”. È il primo pensiero di Vojko Obersnel in occasione del nostro incontro avvenuto in questi giorni, tra le festività, il primo da quando non ricopre più il ruolo di sindaco di Fiume. All’intervista ha partecipato anche il micio di casa, Miško, che da tempo abita in Municipio, capace di sdrammatizzare ogni momento di tensione. Non ce n’era bisogno, però, in un colloquio informale, personale, in cui l’interlocutore non è stato chiamato ad annunciare nulla o a fare promesse per il prossimo anno. Come ha constatato egli stesso, si trova in una posizione che gli consente di uscire dal contesto istituzionale, che impone sempre un livello alto di quella che chiamiamo correttezza politica.

 

«Un periodo anomalo per la scena politica»

Dopo 21 anni da primo cittadino, Obersnel non nasconde di volere restare in politica, senza svelare quali siano le sue intenzioni. Il Partito socialdemocratico, e non è un’eresia dirlo, sta vivendo un passaggio delicato. “Come SDP ci troviamo nella situazione di dover cambiare delle cose. Ci sono state le elezioni nelle sezioni locali e io sono stato eletto alla carica di vicepresidente di quella fiumana per la quale mi ero candidato. Quanto successo a livello nazionale, evidentemente, era necessario. I vertici del partito, secondo me, hanno agito bene sciogliendo le dirigenze di alcune sezioni. I risultati alle ultime amministrative a Zagabria hanno dimostrato quanto certi cambiamenti fossero indispensabili. Adesso ci sono nuovamente le condizioni per ristabilire gli equilibri, per portare il Partito socialdemocratico, se non al primo, almeno al secondo posto tra le forze politiche in Croazia”.

L’odierna scena politica, accanto ai partiti di lunga tradizione che vanno dal centro alla sinistra, sta proponendo nuove realtà quali ad esempio la piattaforma Možemo!. Anche a Fiume e nella nostra Regione quest’ultima ha ottenuto dei risultati da tenere in considerazione, con l’elezione di consiglieri che rappresentano l’ago della bilancia. “I tempi cambiano e così pure la scena politica. La piattaforma Možemo! è una realtà che dobbiamo accettare non come una forza antagonista, ma come un alleato, un partner. Per quanto riguarda l’SDP occorrono forze nuove, giovani, per riconquistare la sua posizione in vista dei futuri cicli elettorali”. Le prossime elezioni politiche sono in programma fra tre anni, un periodo sufficiente per consolidare il partito? “C’è tempo per arrivare pronti all’appuntamento”, risponde l’ex sindaco, il quale preferisce, almeno per ora, seguire le vicende politiche dall’esterno.

La scena politica in Croazia, ma anche a livello globale, sta attraversando un periodo anomalo in cui ci si confronta spesso non sulle piattaforme programmatiche quanto su quelle ideologiche, dove spesso prevale il populismo. Con la pandemia di Covid-19 è nato un altro scontro, quello tra la minoranza degli “anti-vax” e tutti gli altri che non lo sono.

“Churchill disse che la democrazia non è la forma di governo perfetta, ma che non ha alternative migliori. Le elezioni e i referendum sono strumenti democratici che consentono ai cittadini di esprimersi, ma non è detto che l’esito di questa espressione democratica sia sempre positivo. La democrazia ha portato al potere Trump negli Stati Uniti e Bolsonaro in Brasile. Ce ne sono tanti altri di esempi. Questa tendenza, devo ammettere, mi preoccupa. Come ex scienziato – precisa Obersnel –, mi lascia perplesso il rapporto che una parte della popolazione ha stabilito nei confronti del vaccino contro il Covid-19. Lo sostengo e l’ho sempre sostenuto che occorre dare ascolto alla comunità scientifica e non a quello che ci viene propinato dai vari canali che ci bombardano di informazioni false e malintenzionate”.

Rapporto Milanović-Plenković

I cittadini croati non ricevono sempre messaggi chiari e precisi dai vertici dello Stato. Anzi. Da una parte c’è il governo di Andrej Plenković con la task force della Protezione civile che gestisce l’emergenza sanitaria, mentre dall’altra parte il presidente della Repubblica, Zoran Milanović. Quest’ultimo, vaccinato, ma dichiaratamente ostile a buona parte di ciò che dicono il governo e le autorità sanitarie, con il suo atteggiamento, le sue dichiarazioni e la sua presenza in pubblico senza mascherina, incoraggia gli “anti vax” e tutti coloro che contestano le regole imposte. Milanović, ex leader dell’SDP ed ex premier, si sta accattivando le simpatie di un potenziale elettorato che tende alla destra, compresa quella più radicale. Se vi è un certo scetticismo e sfiducia nei confronti della campagna vaccinale e di tutte le misure di contenimento della pandemia, peraltro blande in Croazia, potremmo attribuire a Milanović qualche responsabilità? Milanović, tra l’altro, non si è fermato alle critiche verso il governo, avventurandosi in questioni delicate e rischiando incidenti diplomatici. In passato Obersnel e Milanović avevano abbracciato lo stesso credo politico.

“Conosco da tanto tempo Zoran Milanović. Si tratta di una persona molto istruita e preparata. Oltre alla sua preparazione, gli riconosco il merito di avere tanti interessi in campi diversi. Oggi, comunque, devo ammettere che certe sue considerazioni sono difficilmente condivisibili, in ogni caso fuori luogo. Mi riferisco alle sue dichiarazioni in merito ad Aleksandra Zec e al genocidio di Srebrenica. Ha scelto delle espressioni infelici, decisamente fuori luogo”, è la risposta di Obersnel, senza cercare alcuna giustificazione per colui che è stato anche il presidente del suo partito e di un’opzione politica inequivocabilmente di sinistra o centrosinistra.

In questo periodo, 22 anni fa, eravamo in piena campagna elettorale per le politiche che avrebbero portato al potere, il 3 gennaio 2000 la coalizione a guida dell’SDP. Il premier Račan volle nel suo gabinetto l’allora sindaco di Fiume, Slavko Linić. Come suo erede venne designato Obersnel, fino ad allora assessore alla Sanità. A votargli fiducia fu un Consiglio cittadino in cui all’epoca c’era una maggioranza schiacciante che lo riconfermò pure nelle due successive tornate elettorali. Anche con l’introduzione dell’elezione diretta, Obersnel seppe uscire vincitore dopo il ballottaggio. Lo scorso maggio, per propria scelta, Obersnel non ha partecipato alla corsa, cedendo il testimone a Marko Filipović che al suo fianco ha avuto l’opportunità di fare esperienza come vicesindaco. Dopo il turno di ballottaggio, Filipović è riuscito ad assicurarsi il posto di sindaco con uno scarto importante nei confronti dell’indipendente Davor Štimac, ma nel Consiglio cittadino non ci sono stati subito i numeri per creare una maggioranza.

«Filipović ha vinto meritatamente»

“Filipović ha vinto meritatamente e la maggioranza c’è stata al momento del voto per il Bilancio di previsione. Ricorderei che anche quando divenni sindaco io ci fu una coalizione al potere e che per ogni decisione importante furono necessari accordi e compromessi. I tempi sono cambiati da allora, ma il principio è lo stesso”, è la constatazione di Obersnel, a cui chiediamo di commentare un momento strano, anomalo, avvenuto poche settimane fa quando il Consiglio cittadino ha votato a favore di una proposta di Filipović, ma con una maggioranza inedita. L’idea di incorporare la “Rijeka promet” all’interno della “Rijeka plus”, entrambe aziende municipalizzate, ha rischiato la bocciatura. PGS, Azione dei giovani e Unione del Quarnero hanno votato contro, pur facendo parte della maggioranza che ha consentito la costituzione del Consiglio cittadino e l’elezione della presidente Ana Trošelj. I voti necessari li ha dati, un po’ a sorpresa, l’HDZ, da sempre all’opposizione. In passato era inimmaginabile uno scenario di questo tipo. “È vero – risponde l’ex sindaco –, ma è anche vero che i tempi sono cambiati anche in politica. In questo caso specifico il motivo per cui qualcuno ha negato il sostegno alla proposta è dovuto principalmente a interessi personali. Dall’altra parte, invece, pur essendo una forza d’opposizione, è stata appoggiata una proposta che in sé ha degli aspetti positivi”.

Prima, durante e dopo la campagna elettorale, abbiamo avuto modo di conferire con il ministro del Mare, dei Trasporti e delle Infrastrutture, Oleg Butković (HDZ), il quale non ha mai nascosto di aver trovato in Vojko Obersnel un interlocutore ideale. L’ex sindaco, a sua volta, ha sempre sottolineato il loro ottimo rapporto. Durante i 21 anni da sindaco, Obersnel non ha sempre avuto l’opportunità di esprimersi in questo tono, anche quando al governo c’era l’SDP. Con l’HDZ al governo, come ministro c’era Božidar Kalmeta, precedentemente sindaco di Zara. La sua città ha vissuto una vera rinascita, un autentico boom. Quando al governo c’erano le stesse strutture politiche che erano al potere a Fiume, non è che la nostra città si fosse potuta sentire particolarmente privilegiata. “Con il ministro Butković c’è stato e c’è tuttora un ottimo rapporto di collaborazione. Si stanno realizzando grandi opere d’interesse sia per il Paese che per la nostra città, cofinanziate dai fondi dell’Unione europea. La realizzazione di queste opere è nell’interesse di tutti, per cui non ci sono motivi per non collaborare. Con Butković, personalmente, ho lavorato bene anche per la sua sensibilità maturata quand’era egli stesso sindaco di Novi Vinodolski. Ciò gli consente di comprendere meglio quelle che sono le esigenze delle amministrazioni locali. In passato, come osservato, ci sono stati momenti in cui la comunicazione non era facile, ma anche in questo senso molte cose sono cambiate in meglio. Se ci riferiamo ai governi di Račan prima e di Milanović poi, non direi che non si sia fatto niente per Fiume. Certi progetti sono nati proprio nei mandati di questi governi, per poi concretizzarsi in seguito. Il progetto Fiume Gateway, per esempio, è stato avviato nel 2003, durante il governo di Ivica Račan, ma la sua realizzazione è avvenuta in seguito. Purtroppo, i governi guidati dall’SDP non sono durati mai più di un mandato. Se si fosse riusciti a inanellare due o più mandati, certi risultati sarebbero arrivati comunque”, sono le valutazioni di Obersnel, osservato attentamente dal micio Miško, un po’ dalla scrivania, un po’ dalle sue ginocchia e un po’ da quelle dell’intervistatore.

Inversione di ruoli

In trent’anni d’indipendenza del Paese, di democrazia parlamentare e di libero mercato, sono cambiati i punti di vista e anche certi ruoli si sono invertiti. Prima dell’insediamento di Obersnel, stiamo parlando della metà degli Anni Novanta, il Ministero della Sanità con l’HDZ al governo, ipotizzò il trasferimento della Clinica pediatrica di Costabella. Le reazioni a livello locale furono decisamente contrarie in quanto vi furono i timori che l’area potesse venire venduta o svenduta per pochi soldi a chissà chi, secondo il modello collaudato delle privatizzazioni che, come si sarebbe capito più tardi, non hanno generato sempre benessere per la comunità. Oggi il trasferimento dell’ospedale è una certezza e l’utilizzo dell’area a scopi turistici non è un’eresia. Lo è, forse, per l’HDZ locale, che non vede la cosa di buon occhio. “Lo sappiamo in quale contesto venne costruito l’ospedale, concepito in un primo tempo per la cura della tubercolosi, in virtù della sua posizione. Con gli standard moderni – sostiene Obersnel –, le strutture a Costabella non sono delle più idonee e la collocazione della Clinica nel nuovo ospedale a Sušak offrirà sicuramente un livello migliore di assistenza e cura dei bambini”.

Infine, è soddisfatto del ritmo nuovo scandito dal successore Filipović, quello promesso in campagna elettorale? “In parte egli sta attuando quello che è il suo programma, ma allo stesso tempo porta avanti molti progetti avviati prima. Dobbiamo concedergli del tempo per giudicarlo”, aggiunge Obersnel, che all’attuale sindaco promette sostegno, piena disponibilità per ogni tipo di consulenza, ma dall’esterno, rimanendo lontano dalla vita politica attiva, se non quella come membro del partito contribuendo al suo rilancio.

Politica fiscale

Eravamo ormai pronti a congedarci e a farci gli auguri, quando l’ex primo cittadino ha chiesto di riavviare il registratore per un ultimo pensiero: “Per quanto io possa essere soddisfatto della collaborazione con il governo in tema di grandi investimenti, devo dire di non esserlo per quel che concerne la politica fiscale. Sta operando proprio come fatto in passato, facendo ricadere l’effetto delle riforme sulle spalle delle autonomie locali e regionali, ridimensionando in questo modo le loro entrate fiscali. Per intenderci, non ho nulla in contrario alle misure che riducono le tasse ai cittadini, ma in questi casi occorre trovare il modo per far recuperare i mezzi indispensabili alle autonomie locali. Possiamo accennare anche alla componente sociale delle riforme fiscali, che si limitano a maggiorare la parte non tassabile dello stipendio, una misura che favorisce chi ha un reddito maggiore e che in busta paga si ritrova 1.000 o anche 2.000 kune in più. Una paga media, invece, aumenta di poche centinaia di kune. Il risultato di tutto ciò lo si nota dai dati diffusi dall’Eurostat secondo i quali la Croazia si trova nelle ultime posizioni in quanto a potere d’acquisto. Credo che dietro di noi ci sia soltanto la Bulgaria il cui gap è del 32 e il nostro del 29 per cento rispetto alla media dell’Unione europea. Pertanto, l’aumento delle paghe con gli sgravi fiscali e la grande crescita del PIL non si riflette sullo standard della maggioranza della popolazione. Sono soddisfatto per i grandi progetti nelle infrastrutture, ma non delle politiche fiscali. Vorrei precisare un’altra cosa. È vero che la Croazia è tra i primi Paesi dell’Ue per quanto riguarda la crescita del PIL, ma è anche vero che siamo il Paese in cui il PIL era crollato di più all’inizio della crisi. In pratica, ci siamo semplicemente riavvicinati ai livelli del 2019, ma non abbiamo compiuto alcun passo avanti nella qualità di vita dei cittadini. L’aumento del PIL conta poco se non si riflette sul nostro tenore di vita”.

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