Obersnel: «Le insegne Rijeka-Fiume entro l’autunno»

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Obersnel: «Le insegne Rijeka-Fiume entro l’autunno»

Prima la pandemia, che ha stravolto il progetto più atteso, Fiume Capitale europea della Cultura, volto tra gli altri obiettivi a rilanciare la città calamitando su di essa i riflettori di tutta Europa, poi la mancata elezione al Sabor e la débâcle dell’SDP (Partito socialdemocratico) alle recenti elezioni parlamentari. Se per il sindaco Vojko Obersnel questo 2020 non è un annus horribilis, poco ci manca. Senza contare che il prossimo autunno nasconde mille incognite, dalla crisi sanitaria a quella economica, con conseguenze potenzialmente devastanti. Mai e poi mai il primo cittadino avrebbe immaginato un anno così tormentato, proprio ora che sta contando gli ultimi mesi a capo della città.
Sindaco, partiamo dalle ultime elezioni: è rimasto deluso dalla mancata elezione al Sabor?
“No. Avrei voluto dare una mano all’SDP con la mia esperienza, ma evidentemente non ero gradito al presidente e ai suoi collaboratori visto che sono finito in fondo alla lista. Siccome lì c’erano tre candidati forti, era chiaro che soltanto uno sarebbe potuto venire eletto”.
Che cosa l’ha spinta a candidarsi?
“Dopo 20 anni di esperienza in qualità di primo cittadino, e alla luce della decisione di non ricandidarmi più alle prossime amministrative, ero convinto che avrei potuto dare un importante contributo, in particolare per ciò che riguarda la parte legislativa relativa alle amministrazioni locali”.
Come spiega il fatto che a Fiume Oleg Butković (HDZ) abbia raccolto più voti rispetto a lei?
“Non si tratta di elezioni personali, ma di voti preferenziali. Ricordiamoci che Butković si trovava in cima alla lista dell’HDZ, mentre invece i voti degli elettori dell’SDP si sono spartiti tra me, Peđa Grbin e Željko Jovanović”.
La colpa per la disfatta dell’SDP è tutta da attribuire esclusivamente a Davor Bernardić o alla base ci sono problemi ben più profondi all’interno del partito?
“Il problema principale riguarda il funzionamento stesso del partito, emerso già ai tempi di Zoran Milanović. L’insoddisfazione generata da alcune sue scelte ha portato alla formazione di una governance guidata da Bernardić e da alcuni suoi stretti collaboratori, come ad esempio Rajko Ostojić e Zlatko Komadina, i quali in questi quattro anni non hanno fatto altro che fomentare scontri che si trascinano ancora dal periodo precedente. Purtroppo non hanno imparato la lezione continuando a commettere gli stessi errori di Milanović, ossia creando ulteriori divisioni all’interno del partito”.
Ostojić e Komadina rappresentano quindi un peso per l’SDP?
“È palese. Il minimo che possono fare è non ricandidarsi più per nessuna carica”.
Al momento l’unico candidato alla presidenza è Peđa Grbin. Secondo lei è la persona giusta per il rilancio? È disposto a sostenerlo?
“Assolutamente, ma l’avevo già detto dopo l’annuncio della sua candidatura. Credo sia il profilo adatto perché possiede tutte le caratteristiche per essere un buon presidente, oltre ad averne la legittimità dato che tra tutti i candidati dell’SDP a queste elezioni, è stato quello ad aver ricevuto più consensi con oltre 16mila voti preferenziali”.
Chiudiamo il capitolo delle elezioni e passiamo alle tematiche locali. Alle prossime amministrative dunque non si ricandiderà più. Nessun ripensamento dell’ultimo momento?
“No”.
Provi un attimo a guardarsi indietro: in questi 20 anni la città è cambiata in meglio o in peggio?
“Tocca ai cittadini giudicare, però non sarei mai stato eletto sindaco per ben cinque volte se i cittadini non fossero stati soddisfatti del mio operato. Avrei voluto fare di più, non lo nascondo, ma in alcuni casi determinate circostanze non l’avevano permesso. Ricordiamoci infatti della crisi del 2008/09 e di quella attuale provocata dalla pandemia, che ci ha frenati a livello organizzativo e finanziario”.
Il momento che ricorda con maggior piacere?
“Ce ne sono diversi. Ricordo con orgoglio il tuffo in piscina dopo l’inaugurazione del polo natatorio di Cantrida. La doppietta Campionato-Coppa nazionale del Rijeka, a maggior ragione visto che ero stato testimone del titolo rubato all’ultima giornata nella stagione 1998/99. E poi ancora il giorno in cui Fiume era stata proclamata Capitale europea della Cultura 2020”.
Qualche rimpianto?
“Su tutti la Stazione centrale degli autobus in Žabica. Mi dispiace non essere riuscito a realizzare questo progetto, ma rimango fiducioso e convinto che entro la fine del mio mandato prenderanno il via i lavori di costruzione del terminal”.
A proposito del terminal, durante la campagna elettorale Oleg Butković aveva affermato che a costruirlo sarebbe stato il Ministero delle Infrastrutture con i fondi europei. Si trattò di una provocazione in vista delle elezioni o esistono veramente i presupposti per un intervento da parte dello Stato?
“Innanzitutto va fatta un po’ di chiarezza. Un conto è la Stazione intesa come luogo in cui giungono gli autobus e un altro invece il complesso Žabica all’interno del quale troverebbe posto il terminal. Per com’è stato concepito, il progetto prevede la Stazione, un garage da 900 posti e diversi spazi destinati a negozi, uffici commerciali, alberghi e via dicendo. Un’opera del genere difficilmente può essere finanziata con fondi europei”.
Tornando alle amministrative, chi vedrebbe bene come suo successore?
“Personalmente vorrei vedere il mio vice Marko Filipović, però chiaramente è compito dell’SDP cittadino scegliere il candidato più adatto”.
Poche settimane fa aveva fatto parecchio scalpore la lite con Ivona Milinović durante l’ultima seduta del Consiglio municipale. La consigliera sostiene che il parente di una delle dipendenti della Città avrebbe ricevuto dei compensi relativi alla cerimonia d’apertura di Fiume CEC 2020…
“Mi dispiace aver perso la pazienza e reagito in quel modo, ma è difficile rimanere impassibili quando qualcuno per tutto il giorno continua a muovere contro di te menzogne e insinuazioni”.
Quindi le accuse della Milinović sono infondate?
“Esatto”.
Passiamo alla pandemia. Per far fronte alla crisi e per contenere i costi, siete dovuti ricorrere per caso al taglio del personale e degli stipendi dei dipendenti pubblici?
“Nessuno è stato licenziato, anche se alcuni contratti a tempo determinato non sono stati rinnovati. Non sono stati toccati nemmeno gli stipendi e a questo proposito ricordo che già nel 2009 avevamo tagliato del 13 p.c. i compensi in seguito alla crisi economica e tutt’oggi non li abbiamo ancora riportati ai livelli pre-crisi”.
Quanti dipendenti conta l’amministrazione cittadina?
“Più di 500”.
Non crede siano un po’ troppi?
“Forse visto da fuori potrebbe sembrare, ma tenga conto che negli ultimi dieci anni determinate normative legislative avevano imposto l’assunzione di nuovo personale”.
La crisi ha avuto un impatto pesantissimo sulle società municipalizzate. Mi riferisco in particolare all’Autotrolej, che più di tutti ha dovuto fare i conti con un crollo vertiginoso delle entrate. Come fare a risollevarlo?
“A differenza dello Stato, le unità d’autogoverno locale non possono indebitarsi per assicurare la liquidità delle municipalizzate e chiaramente questo rappresenta un grande problema. Altresì, la maggior parte dei Paesi europei ha aiutato le società del trasporto pubblico locale, ma non è stato il caso della Croazia. In parte attraverso il factoring e in parte con la moratoria sui prestiti, siamo comunque riusciti a garantirne il servizio, ma se a breve il problema non verrà risolto, allora ci ritroveremo in una situazione davvero grave”.
Anche le casse cittadine sono in rosso. La revisione del Bilancio ha tagliato l’avanzo di 35 milioni di kune destinato a coprire il deficit accumulatosi negli anni precedenti. Ad oggi a quanto ammonta il buco?
“È di poco inferiore ai 200 milioni. Tengo però a precisare che il deficit in alcun modo non influisce né sul normale funzionamento della Città né sulla sua credibilità finanziaria, perché altrimenti non avremmo potuto accendere mutui a tassi d’interesse molto bassi”.
Molti cittadini si lamentano del fatto che la città sia sporca. Non crede che l’amministrazione dovrebbe prestare più attenzione a questo problema?
“Ovviamente la crisi ha comportato dei tagli che si sono ripercossi anche sulla pulizia delle aree pubbliche. Certamente si potrebbe fare di più, ma anche i cittadini attraverso un comportamento più responsabile potrebbero fare di più. È un concorso di colpa”.

L’ultima domanda gliela faccio sulle insegne bilingui Rijeka-Fiume. Il progetto è naufragato oppure c’è ancora una speranza di vederle montate?
“Non ho rinunciato alle tabelle e anzi, verranno collocate entro l’autunno. In più, vorrei che fossero permanenti, a ricordo di Fiume CEC 2020”.
Quante ne sono previste e in quali punti verrebbero collocate?
“Originariamente avevamo pensato a una decina, ma data la crisi ci limiteremo a 5-6. Non so esattamente in quali punti troveranno posto. Probabilmente all’ingresso in città e lungo la tangenziale”.

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