No a «Istria slovena». «Istria» unica opzione

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No a «Istria slovena». «Istria» unica opzione

La proposta congiunta dei quattro Comuni costieri affinché l’area comprensiva sia ufficialmente denominata “Slovenska Istra – Istria slovena”, in breve “Istra – Istria”, continua a essere uno degli argomenti più scottanti all’interno della CNI. In attesa che il Consiglio comunale di Pirano, ultimo in ordine di tempo, si pronunci in merito alla denominazione, lunedì sera in Casa Tartini si è tenuto un dibattito pubblico organizzato da Andrej Rojec con il supporto della locale Comunità degli Italiani, moderato dalla presidente Manuela Rojec. “Istria o Istria slovena?”, questo il nome dell’incontro e quesito al quale hanno risposto i relatori e gli intervenuti, dopo che negli ultimi mesi i Consigli comunali di Ancarano, Capodistria e Isola avevano approvato la proposta sulla standardizzazione geografica, mentre questa è stata bocciata da tre delle quattro CAN comunali. Ad esprimersi a favore, infatti, è stata soltanto quella capodistriana. La serata è stata introdotta da Andrej Rojec, che ha spiegato i motivi per cui ha voluto promuovere l’incontro, ossia cogliere i punti di vista e fare un primo passo verso soluzioni condivise. Anche al vivace incontro piranese sono emerse due correnti di pensiero ma considerando gli interventi della maggioranza dei partecipanti che hanno preso parola, la denominazione ufficiale dovrebbe essere soltanto “Istra – Istria”.

Toponimi, questione politica

A difendere questa variante sono stati lo storico Kristjan Knez, Daniela Paliaga Janković, Paolo-Pavel Fonda e Katja Hrobat Virloget che nei propri interventi storico-antropologico-culturali hanno sottolineato che è inammissibile chiamare quest’area “Istria slovena”, poiché non viene considerata l’identità multietnica di un territorio che accoglie diverse comunità che hanno delle esigenze e sensibilità particolari. “I nazionalismi del secolo scorso hanno lasciato dei traumi e delle ferite che non si sono ancora rimarginate e di cui bisogna tenere conto. Vedo questa denominazione come un atto finale di una slovenizzazione forzata dell’area che è iniziata con l’introduzione di un’architettura peculiare, del folclore sloveno, nonché della trasformazione dei toponimi”, ha enfatizzato Fonda, psichiatra appartenente alla Comunità nazionale slovena in Italia. L’antropologa Hrobat Virloget, invece, ha salutato la presa di posizione della CNI in merito a questo argomento, visto quasi come un “atto di ribellione” dopo anni di silenzio determinati da una stigmatizzazione nei suoi confronti. Il redattore di Radio Capodistria, Stefano Lusa, ha contestato lo studio sulla denominazione commissionato al Centro di ricerche scientifiche di Capodistria (CRS). “Possiamo fare tutti gli studi scientifici che vogliamo, ma alla fine i toponimi sono questioni soltanto politiche. Si tratta chiaramente di un’operazione di carattere nazionale, per la quale vogliono addirittura il nostro consenso. Sembra una presa in giro”, ha affermato.

Crisi identitaria e politica

Al dibattito si sono espressi anche i maggiori rappresentanti della CNI in Slovenia. Il parlamentare Felice Žiža in una missiva si è detto favorevole alla denominazione “Istria”, precisando di non essere stato informato della posizione dei quattro sindaci sulla denominazione geografica, dato che ad esempio nella delibera inviata al Consiglio di Stato, ipotizzando una futura Provincia a Statuto speciale, avevano appoggiato la denominazione “Istria”. Anche Maurizio Tremul, presidente dell’Unione Italiana, ha bollato la proposta definendola il proseguimento di una deterritorializzazione ormai in corso da anni. Il presidente della CAN di Isola, Marko Gregorič, ha definito la proposta “anacronistica”, rilevando che “oltre a una crisi identitaria, già appurata, c’è anche una crisi politica”.

“Istria slovena – Istria”, il meno peggio

Soltanto il presidente della CAN costiera, Alberto Scheriani oltretutto consigliere della CAN e del Consiglio comunale di Capodistria si è trovato d’accordo con il nome “Istria slovena”, in breve “Istria”. “Siamo arrivati a questa decisione tenendo conto dell’elaborato steso dal CRS che ci chiedeva di dare il benestare alle denominazioni ‘Istria slovena – Istria’ o ‘Litorale sloveno’. Il primo era sicuramente il meno peggio, non è ideale, ma tra questi potevamo scegliere. Potevamo dire di no, ma non abbiamo pensato in modo negativo, volevamo essere costruttivi e forse lo siamo stati troppo”, ha dichiarato Scheriani ai giornalisti a margine del dibattito, dal quale è emerso il desiderio di aprire un tavolo di lavoro più ampio per trovare una soluzione condivisa. “Abbiamo alzato la voce per dire che la proposta è stata accolta senza dibattito, condivisione, indagine sul territorio. Non possiamo più permetterci di essere troppo buoni, dobbiamo richiedere un dialogo paritetico e stare attenti affinché non si ripetano gli errori del passato”, è stata critica Paliaga Janković, sottolineando che la toponomastica è la fisionomia di un territorio e non riconoscendosi in esso, se lo vive male.

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