
È l’anima bella di Visinada. Tutti la chiamano zia Neda, o semplicemente Neda, sia si tratti dei soci della locale Comunità degli italiani, dei bambini dell’asilo che della presidente della locale Comunità turistica. E ciò vale anche per il Comune dove è attivissima. Neda Šainčić Pilato è un po’ la zia di tutti, una persona sempre disponibile, un concentrato di energia e buoni propositi, conciliante e rasserenante. Negli anni ha assunto numerose responsabilità e compiti che ha portato a termine senza perdere tempo, ottenendo risultati eccellenti.
Ma dietro alla sua dolcezza c’è tanta determinazione e progetti importanti realizzati come previsto dalla tabellina di marcia che si è imposta. È un punto di riferimento per tutta la Comunità italiana del territorio, una consigliera, un’amica, una mediatrice, anche quando apparentemente su certe cose non si può mediare. Ma il suo sorriso e la sua pacatezza sono gli strumenti chiave per uscire da tutte le situazioni, anche quelle impossibili.
Il nostro precedente incontro risale a circa una decina di anni fa: in quell’occasione ci aveva parlato dei suoi progetti e a distanza di un decennio, ritornando a Visinada apprendiamo che sono stati realizzati importanti interventi e iniziative: qualcosa Neda l’ha portato a termine da sola, altre cose le ha realizzate assieme al Comune di cui è vicesindaco in quota Cni o assieme alla locale Comunità degli italiani di cui è presidente. Dalla nostra ultima visita ad oggi Visinada è stato costruito un importante segmento della rete di canalizzazione, una parte dell’acquedotto, l’asilo bello nuovo e funzionale è in fase di un ulteriore ampliamento.
Per non parlare di Casa Maraston, un centro per visitatori che racchiude in sé e racconta la storia e le vicissitudini che hanno segnato le varie tappe dello sviluppo e le tradizioni (anche culinarie) di questo insediamento, oltre alla presenza nell’arco della storia di personaggi importanti come la ballerina di fama internazionale Carlotta Grisi a cui è dedicato tutto un piano di palazzo Maraston. Ha portato a termine importanti restauri di opere risalenti al tempo della Serenissima ed anche qui ha potuto contare sul sostegno di numerosi finanziatori. Dove trova tanta energia?, le chiediamo.
“Sono in grado di tenermi aggiornata su tutto, ho nel mio pc una banca dati dettagliata che riguarda tutta la mia attività, tutti i documenti che produco, i bilanci, gli appunti i progetti sia quel che riguardano la Ci che la mia attività in seno all’Unione italiana e i suoi organi. Come la documentazione relativa alla mia attività in Comune. Se qualcuno mi chiede come faccio ad avere tanta energia alla mia età gli rispondo che non lo so. Forse c’è qualcuno che mi protegge… forse mia mamma da lassù mi dà l’energia di cui ho bisogno per andare avanti… Anche il sindaco di Visinada se n’è accorto chiedendomi appunto come faccia ad avere un’energia superiore a quella di una quarantenne e io, non è un segreto, ho varcato la soglia della settantina. Ho tanti progetti in mente e vado avanti”.
Di recente si è dimessa dall’incarico di consigliere dell’Assemblea Ui. Perché lo ha fatto?
“Sì mi sono dimessa da membro dell’Assemblea dell’Unione italiana perché questo era stato definito nel programma con cui mi sono candidata nel 2021. Avevo deciso, infatti, di portare avanti solo metà mandato e lasciare poi il testimone ad una collega più giovane, già presidente della Giunta esecutiva della nostra Comunità, Lidia Legović, ben disposta a darle una mano e aiutarla ad inserirsi in questo nuovo e importante ruolo. Questo è un modo per aiutarla a comprendere una nuova realtà, perché essere membro dell’assemblea Ui è molto più complesso che dirigere una Giunta della Comunità degli italiani.
Sono membro di questa Comunità dal 1992 e ho fatto per 17 anni il presidente della Giunta esecutiva e dal 2010, quando sono andata in pensione, ho assunto il ruolo di presidente della Ci. Ai mie ragazzi e collaboratori dico spesso e volentieri: è giunto il momento di cambiare, di dar vita ad un ricambio generazionale. Se la salute mi permetterà io sarò comunque vicina a chi mi subentrerà, farò il mio ruolo ma bisogna inserire i giovani.
Da un punto numerico siamo una Comunità piccola, ma per quanto riguarda l’attività e le iniziative siamo in realtà grandi e impegnati. E poi su 1158 residenti nel comune abbiamo 250 soci con diritto di voto e una cinquantina di simpatizzanti/ sostenitori qui a Visinada. Il numero degli attivisti, quelli che si cimentano in attività artistiche, musicali e tante altre in seno alla Ci supera il centinaio… ma di italiani dichiarati ne abbiamo 99 in base all’ultimo censimento”.
Guardare al futuro
“Quando si guarda al futuro, al ricambio generazionale, bisogna tener conto che il presidente della Comunità degli italiani deve essere uno dichiarato e di madrelingua italiana… e a dire il vero non abbiamo una gran possibilità di scelta nell’individuare un quadro dirigenziale adatto, ma la volontà c’è. Siamo una CI molto unita, collaborativa, ci confrontiamo con le cose nuove, funzioniamo. Penso che con le nuove elezioni bisognerà individuare un nuovo presidente. Le elezioni sono in programma tra due anni e sto cercando, tra le tante cose, di modificare il nostro attuale statuto: abbiamo un’assemblea di 11 membri e una giunta di 5 e questo è un po’ troppo, nel senso che di candidati per questi incarichi non ce ne sono tanti. E allora nel nostro programma abbiamo deciso di cambiare e di fare una dirigenza di 7-9 persone (a sostituzione di due organi quali assemblea e giunta esecutiva), snellire insomma, anche se il ruolo rimane lo stesso. A noi, noi come Comunità, ci basta una presidenza di 7-9 persone con un presidente, un vicepresidente e il Comitato dei garanti”.
Ma tutto ciò è in armonia con lo Statuto dell’Ui?
“Sì, il tutto è in armonia con lo statuto Ui e con le leggi vigenti. Una simile operazione è stata fatta anche nei comuni piccoli le cui dirigenze sono state snellite. Il nostro nuovo organismo avrà una funzione direttiva con un duplice ruolo di assemblea e giunta. L’Assemblea avrà un ruolo direttivo”.
Bisogna snellire
“In sede di Assemblea dell’Ui si parla tanto della necessità di snellire. Su 75 consiglieri, alle riunioni sono presenti al massimo una cinquantina. Il mio pensiero va nel senso che bisogna ridurre e credo fermamente nel fatto che ogni comunità debba avere un rappresentante. Al momento ci sono delle Comunità che hanno 6 rappresentanti, ma molti non si presentano alle riunioni, ci sono Comunità con 5 rappresentanti e alle sedute arrivano in 2. Non va bene così. Siamo 52 Comunità e nel progettare eventuali modifiche bisogna assicurare che ciascun sodalizio abbia un proprio rappresentante in seno all’Assemblea, in modo da presentare il programma della propria Ci, il suo pensiero, le sue idee. E non si tratta solo di snellire, ma anche di assicurare una presenza continuativa dei consiglieri”.
Ci sono Comunità degli italiani che, tramite i propri rappresentanti, anche se in modo del tutto legittimo, portano avanti posizioni molto diverse tra di loro, forse a testimonianza delle diverse opzioni e idee che si sviluppano in seno alla Ci, ma poi nasce parecchia conflittualità. Lei che ne pensa?
“Io non sono mai mancata alle Assemblee, lo ho fatto solo una volta per malattia. Per me la presenza è importante: è importante essere attivi, non essere passivi, essere un numero non significa niente. Bisogna comunicare, sedersi al tavolo e risolvere i problemi. Abbiamo desideri diversi ma se ci parliamo forse arriveremo ad una soluzione che accontenterà tutti. Succede invece che alcuni consiglieri non si parlano tra loro, non comunicano e viene a mancare questo contatto diretto e la volontà di concordare: ma io sono del parere che per tutto si può trovare una soluzione. Basta confrontarsi e individuare una soluzione. Possiamo funzionare solo comunicando in modo sincero e aperto. Dire ‘no’, pur sapendo che in realtà è un ‘sì’… Ecco questo è puntiglio e con questo atteggiamento non si va da nessuna parte. Ogni assemblea ha un proprio costo, le commissioni costano i fogli viaggio anche, magari ci possiamo incontrare meno volte ma concludere. Parlare, consumare energia e non concludere un bel niente non ci aiuta di certo”.
Sa di essere una delle persone più amate in seno alla Cni? Riesce a comunicare con tutte le varie e diverse anime della nostra Comunità. In quale modo ci riesce?
“La vita non è fatta solo di bianco e di nero, c’è di mezzo una vasta area di grigio, che offre numerose possibilità… basta saperle cogliere. Io voglio bene a tutti, al presidente, al vicepresidente, a tutti… Forse perché riesco a trovare una soluzione per tutti: per coloro che pensano bianco, per coloro che pensano nero, c’è anche il grigio di mezzo… mai dimenticarselo. Riesco a comunicare a confrontarmi con loro, ho avuto anche diversi incontri con il presidente, con il vice con tanti altri soggetti, ma sempre confrontandoci, facendo presente che esiste una soluzione A e una B e che per risolvere il problema bisogna comunicare e concertare una soluzione condivisa. Non serve a nulla dire no solo per puntiglio, il puntiglio non fa bene a nessuno…. Parlare senza concludere nulla non ci porta da nessuna parte. Ogni riunione deve terminare con una conclusione”.
Parliamo un po’ di ricambio generazionale… lei con le sue decisioni si è mossa proprio in questo senso, ma secondo lei ci sono altri presidenti delle CI disposti a consegnare il proprio mandato a una generazione più giovane?
“Una domanda difficile, posso parlare di quello che farei e che ho fatto io. Non posso rispondere per un’altra persona perché ci sono quelli che dicono una cosa e ne fanno un’altra. Si tratta anche di sviluppare un rapporto di fiducia e non è facile. I giovani oggi hanno un’altra mentalità: io so di essere nata in un tempo molto diverso, quello che noi facciamo lo facciamo con amore attraverso il volontariato. Oggi i giovani sono concentrati sul loro lavoro, cercano altre cose più impegnative e non si riconoscono in quello che invece noi portiamo nel cuore, qui non si tratta di soldi ma si tratta di cuore, di sentimenti e noi lo facciamo per il bene della nostra gente, della nostra società… Per me la paga è quando vado all’asilo e mi chiamano zia Neda e mi abbracciano, questo non ha prezzo, il loro abbraccio vale molto di più di qualsiasi compenso materiale. Sono orgogliosa del fatto che presso la nostra scuola abbiamo organizzato un corso di facoltativo italiano e anche presso l’asilo, purtroppo non abbiamo la scuola italiana e ci dispiace, ma siamo un comune piccolo ed è piuttosto evidente che avere per esempio un asilo italiano, tutto nostro, è, da un punto di vista di bilancio comunale, una meta al momento irraggiungibile.
Secondo Lei in quale modo dobbiamo preparare i nostri giovani a prescindere se iscritti ad una Comunità piccola o ad una grande, a prescindere dagli stili di vita e dalle priorità che si sono dati, a prendere le redini delle nostre Comunità?
“Dobbiamo aiutar loro a trovare quello che cercano: se uno ha voglio di suonare qualche strumento musicale sa che in Comunità lo troverà, se qualche bambino ha voglia di cantare sa che può farlo in seno alla Comunità, noi abbiamo una banda molto grande di cui sono orgogliosa. Se uno impara a suonare la tromba o qualche altro strumento poi lo saprà fare per tutta la vita… Devono trovare quello che non riescono a trovare fuori e, nota bene, qui è tutto è gratuito. Se si viene a ballare lo si può fare in Comunità, non serve mettere in apprensione i genitori che poi devono uscire la notte per riportarsi a casa i propri figli…
Le nostre attività sono ricoperte dai numerosi finanziatori (Regione Veneto, Ui, Italia, Croazia, dal nostro Comune, dalla regione) e grazie a questi fondi riusciamo a portare avanti le nostre attività in CI e iniziative relative, per esempio, al restauro del Patrimonio culturale e archittetonico veneto. La vita costa, se poi si possono fare delle attività a titolo gratuito, credo sia una gran bella opportunità. Noi siamo un centro di ritrovo, culturale, di esibizione e pur essendo piccoli ci sono vari spazi: dedicati bimbi agli anziani, ci sono corsi per la terza età, corsi di fotografia. Ce n’è per tutti”.
Insistere su toponimi e odonimi
E i rapporti con il Comune? Lei è vice sindaco…
“Sono attiva in comune dal 2003 con diversi incarichi, ora sono vicesindaco eletta quale rappresentante della Cni, ma in passato sono stata consigliere comunale, presidente del Consiglio. Ringrazio il sindaco Marko Ferenac con cui ho un bellissimo rapporto. A breve ci sono le elezioni locali e la mia Comunità mi ha già dato luce verde per candidarmi a vice sindaco della minoranza. Sento di poter dare, ho tanti progetti in mente, sia come vicesindaco che come presidente della Ci. Ci sono ancora tante idee da realizzare, da portare a termine, per cui ho deciso: mi candido! L’energia non mi manca”.
L’ultima volta che ci siamo incontrati qui a Visinada, circa dieci anni fa, lei, assieme al sindaco Marko Ferenac mi aveva parlato dei vostri progetti: ristrutturare casa Maraston facendone un centro per visitatori, dar vita ad un asilo in cui ci siano anche corsi di italiano, avevate parlato di interventi infrastrutturali e va detto ci siete riusciti appieno. Siamo testimoni che i vostri sogni sono diventati realtà tangibile. Ci sono nuovi programmi in cantiere?
“Dobbiamo lavorare sulla toponomastica e odonomastica, io lavoro su questo progetto da un anno e mezzo e al prossimo Consiglio approveremo il progetto di assegnazione di un nome alle vie (per il momento l’iniziativa riguarda solo il centro). Abbiamo dovuto chiedere pure il permesso alla Commissione per la standardizzazione dei nomi delle vie (Povjerenstvo za standardizaciju gradskih imena, ndr) il tutto in armonia con le modifiche alla Legge sugli insediamenti abitati. Abbiamo dovuto documentare e motivare le nostre scelte, via per via: abbiamo lavorato tanto e abbiamo ottenuto il benestare per poter usare i nomi da noi stabiliti. Avremo un incontro con gli abitanti di Visinada per ottenere anche il loro parere.
Per il momento vengono stabilite solo le vie del centro di Visinada, un po’ come ai tempi dell’Austria in cui le vie avevano i loro nomi. Al momento le case riportano solo i numeri, ma noi cambieremo. E poi grazie ai fondi europei abbiamo realizzato importanti opere infrastrutturali quali acquedotto e canalizzazione e altri interventi urbani” – ci spiega Neda Šainčić Pilato, aggiungendo che uno dei suoi progetti è quello di urbanizzare il centro cittadino con particolare attenzione alla realizzazione di un nuovo assetto urbanistico della piazza centrale in modo da valorizzare i palazzi storici circostante e migliorare l’aspetto estetico e funzionale. Dietro a queste idee ci sta pure il Comune e la locale Comunità turistica guidata al momento da Lidija Brdarić il cui ufficio si trova proprio al pianoterra di Casa Maraston.
Interventi sostenuti dalla Regione Veneto
L’ex legge Beggiato (la legge regionale del Veneto finalizzata a sostenere il recupero, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio culturale della Repubblica Serenissima in Istria e Dalmazia, e ora anche in tutto il resto del Mediterraneo) ha consentito di portare a termine numerosi progetti. “Grazie agli interventi della Regione Veneto, abbiamo realizzato restauri per un importo complessivo di 160mila euro – rileva Neda –, partendo da Casa Leone, per proseguire con la Cisterna Battistella, con Casa Maraston, con il Campanile e la Chiesa di San Barnaba”.
Ed è proprio nella Chiesetta di San Barnaba che entriamo per capire quanto sia stato importante il restauro. A ripercorrere la storia e le caratteristiche di questo luogo sacro è la presidente dell’Ente turistico, Lidija Brdarić. “Si tratta di un edificio romanico risalente al XII o XIII secolo, poi ampliato nel periodo barocco, nel XVII o XVIII secolo. La chiesa medievale era sensibilmente più bassa rispetto a quella odierna e aveva due absidi, il che è una caratteristica anche delle altre chiese in Istria in quel periodo. Alla fine del XIV secolo, o all’inizio del XV, le pareti interne della chiesa di San Barnaba sono state decorate con affreschi raffiguranti la vita di Gesù, dalla nascita alla resurrezione. Sulla parete occidentale è raffigurata la scena del giudizio universale, accompagnato dalle immagini del paradiso e dell’inferno posti ai lati della porta”.
Gli affreschi furono scoperti per caso durante le riprese nel 1970 del film di guerra “Kelley’s Heroes” (I guerrieri) con la partecipazione di Clint Eastwood, Telly Savalas e Donald Sutherland. “In quell’occasione la chiesa fu adibita a magazzino per i materiali di scena – ricorda Brdarić –. Parecchie furono le polemiche scaturite da questo film che nonostante i danni materiali (distruzione di alcune case disabitate, uso improprio di un luogo sacro e via dicendo, ndr) è stato usato poi per rilanciare l’insediamento abitato e renderlo più interessante ai turisti.
Abbiamo continuato a parlare a lungo con zia Neda (ci permettiamo anche noi di chiamarla così), e ripercorso alcune della tappe più importanti della sua vita. Ci sono alcune cose di cui va particolarmente fiera e che in un certo senso hanno modellato il suo carattere e segnato la sua carriera professionale. Nel 1975, infatti, trova impiego come contabile a Umago e ben presto come capo contabile presso una grande impresa edile. Tra varie vicissitudini che hanno caratterizzato la fusione e poi la divisione di imprese edilizie comunali, nel 1990 Nada asume l’incarico di direttore finanziario e contabile presso la ditta Građevinar di Buie e rimane in azienda fino al suo pensionamento avvenuto alla fine del 2009.
Grazie a questi lavori acquisisce doti manageriali che poi le serviranno da supporto per tutta l’attività che ha svolto e svolge in seno alle istituzioni della Cni. E la Comunità nazionale come la madrepatria le è riconoscente, tanto da assegnarle numerose onorificenze: una delle più importanti, ma non l’unica, è quella del 2019 assegnata dal presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, il quale la ha insignito dell’“Ordine della Stella d’Italia con il titolo di Cavaliere”, medaglia che le è stata appuntata al petto dall’allora console generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri, in occasione di una solenne cerimonia ospitata alla Ci di Visinada. Il tempo stringe… E salutiamo Nada e anche Visinada con la consapevolezza che questo borgo istriano offre numerosi e variegati argomenti da raccontare. L’impegno è quello di ritornarci.
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