Minoranze. Attuare la Legge

Importanti messaggi lanciati durante il Convegno al Sabor incentrato sui vent’anni dall’approvazione della normativa costituzionale sui diritti delle Comunità nazionali. Eloquenti le prese di posizione di Furio Radin e Maurizio Tremul

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Minoranze. Attuare la Legge

“Le minoranze nazionali sono la vera ricchezza della Repubblica di Croazia. Tutti noi apprezziamo in particolar modo il contributo significativo e costruttivo dato dagli appartenenti alle minoranze nazionali alla creazione dello Stato e alla società croati. Pertanto ci dedichiamo continuamente alla tutela e allo sviluppo dei loro diritti come pure alla promozione della tolleranza interetnica. Per questo motivo non esiteremo nella loro attuazione pratica”. È quanto dichiarato dal presidente del Sabor, Gordan Jandroković, intervenuto al convegno dal titolo: “Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali 20 anni dopo: la rappresentanza politica delle minoranze nazionali quale presupposto per il rafforzamento dei diritti minoritari”. Il presidente del Parlamento croato ha fatto un salto nel passato, precisamente nel dicembre 2002, quando il Sabor approvò la Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali che fissava, tra l’altro, il numero dei deputati dei gruppi nazionali al Sabor che dai 5 iniziali è stato successivamente portato agli 8 attuali. “Gli appartenenti alle minoranze nazionali inoltre hanno pure il diritto di eleggere i propri rappresentanti negli organi delle autonomie locali e regionali. E poi è stato costituito anche il Consiglio per le minoranze nazionali operante a livello nazionale”, ha ricordato Jandroković. “Le nostre istituzioni competenti, il governo in primis, continueranno a profondere sforzi e a investire mezzi finanziari nell’attuazione della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali”, ha dichiarato il presidente del Sabor aggiungendo come nel 2021 siano stati stanziati a favore di tale provvedimento 295 milioni di kune.

La Legge resti immutata

“Vogliamo che la Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, nonostante stia dando deboli risultati, rimanga immutata. È una normativa costituzionale solo nel nome, ma non di fatto. È innanzitutto un documento politico e non di valore che non è stato scritto e approvato con l’intento di tutelare determinati gruppi minoritari più sensibili. Nella Costituzione croata, a differenza di quella slovena, ai gruppi minoritari viene dato poco spazio. Saremmo felici se fosse il contrario, ma siamo invece scettici quando si parla di modifiche a tale Legge. Il motivo è chiaro: varie volte le modifiche normative che ci hanno riguardato sono state più negative che positive”, ha stigmatizzato nel suo intervento il vicepresidente del Sabor e deputato al seggio specifico della Comunità Nazionale Italiana, Furio Radin. “Pertanto rivolgo un invito affinché la Legge costituzionale e altre normative riguardanti l’istruzione e l’uso delle lingue delle minoranze nazionali come pure alcuni documenti internazionali che per decenni giacciono in fondo a un cassetto vengano attuati rigorosamente. Questo è il nostro auspicio per il quale abbiamo sostenuto la coalizione al potere”, ha ribadito Furio Radin.

Furio Radin e Aleksandar Tolnauer

Il vicepresidente del Sabor ha ricordato anche che la Legge costituzionale è il frutto di un compromesso raggiunto faticosamente, che ha risolto in pratica soltanto un grosso problema, quello dell’autonomia della rappresentanza dei deputati minoritari. L’internazionalizzazione del problema ha permesso infatti che i parlamentari delle etnie venissero eletti come in precedenza dagli appartenenti alle rispettive minoranze e non sule liste delle forze politiche. Radin ha tracciato un parallelismo anche tra le modalità di approvazione della Legge costituzionale e dello Statuto istriano, emanati entrambi in un contesto caratterizzato da tensioni politiche. Lo Statuto, nella proposta del 1993 prevedeva molte peculiarità regionali e minoritarie, mentre è stato approvato con compromessi che ne hanno fatto perdere l’essenza. Ciò dimostra, secondo Radin, che centrodestra e centrosinisrta hanno posizioni molto simili in tema di diritti minoranze, per cui la collaborazione con loro dipende da altre circostanze pragmatiche.

L’erosione demografica

“L’approvazione della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali ha aperto alla Croazia le porte dell’Unione europea, ha influito sulla posizione della Croazia nel mondo ricoprendo nel contempo un importante ruolo nel processo d’integrazione delle minoranze nazionali nella società croata”, ha dichiarato la vicepresidente del governo Anja Šimpraga, promotrice del convegno svoltosi nella sede del Parlamento croato. “Tale modello ha reso possibile una forte partecipazione dei rappresentanti delle minoranze nazionali al potere esecutivo a tutti i livelli, da quello locale a quello statale. Anche l’attuale Esecutivo è stato formato grazie al sostegno dei rappresentanti delle minoranze nazionali”, ha detto ancora Anja Šimpraga, che ha segnalato come numerose comunità minoritarie oggi debbano affrontare trend demografici in negativo, venuti alla luce durante l’ultimo Censimento svoltosi in Croazia l’anno scorso. “Per le minoranze ciò rappresenta un ulteriore pericolo in quanto taluni attori politici possono farne uso per contestare i risultati positivi conseguiti nella tutela delle minoranze”, ha concluso la vicepremier.

Il vicepremier Anja Šimpraga

Diritti aggiuntivi: uno strumento

Il presidente del Consiglio nazionale per le minoranze nazionali, Aleksandar Tolnauer, ha annunciato che in futuro tale organo si occuperà della questione concernente il riconoscimento dei diritti acquisiti non ancora risolti. “I diritti minoritari non sono diritti aggiuntivi bensì vengono introdotti quale strumento grazie al quale una minoranza può avere gli stessi diritti come tutti gli altri cittadini”, ha affermato Tolnauer.
Anche il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, ha preso parte al convegno facendo notare come “ci siano stati interventi molto critici, come quelli di Furio Radin, Milorad Pupovac e di altri partecipanti, che hanno rilevato come questa Legge (a cui è stato dedicato l’appuntamento) si definisca costituzionale, ma in realtà non lo è. “Si tratta piuttosto di una legge ordinaria. Ci sono ancora molti passi da fare nella sua attuazione che richiederebbero un impegno maggiore da parte dello Stato e di tutti i suoi organi”, ha dichiarato Maurizio Tremul che condivide il pensiero espresso dal deputato al seggio specifico della minoranza italiana, ossia che vi sia la necessità, per quanto riguarda la CNI, di un’attuazione completa del Trattato tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di Croazia sui diritti delle minoranze, stipulato a Zagabria nel 1996.

Maurizio Tremul. Foto: Ivor Hreljanović

La responsabilità è degli Stati

“La responsabilità rimane in capo agli Stati firmatari prima ancora che ai beneficiari, ossia ai connazionali e all’Unione Italiana che comunque hanno svolto in tutti questi anni e continuano a svolgere un’opera di sollecitazione, di richiamo e di invito affinché questo Trattato sia attuato nel miglior modo possibile e in maniera quanto più ampia possibile”, ha dichiarato il presidente dell’UI che a margine del convegno ha avuto modo di rilevare un altro tema significativo.

Censimento e assimilazione

“Si parla molto dei dati del Censimento, soprattutto all’interno della CNI: lo fanno alcuni esponenti del nostro gruppo nazionale e organizzazioni che esprimono concetti molto critici e autocritici sulle cause della contrazione del numero di dichiarati di madrelingua della Comunità italiana all’ultimo Censimento, dimenticando invece un fatto fondamentale che è il seguente: se al Censimento la gran parte delle minoranze nazionali in Croazia ha registrato un forte calo dei propri appartenenti, è evidente come il sistema giuridico-costituzionale di protezione delle minoranze nel Paese nella sua attuazione non produca il risultato atteso che è quello di affermare la presenza delle minoranze nazionali autoctone e di farle crescere, mentre invece vi è uno strisciante processo di assimilazione. Questa è un’altra responsabilità che rimane in capo allo Stato e ai suoi organi che devono attuare le leggi, creare le condizioni politiche, sociali, generali, culturali ed economiche che consentano alle minoranze di potersi esprimere liberamente, di affermare la propria identità, di coltivare la propria cultura senza incorrere nel capestro dell’assimilazione e della riduzione del numero di appartenenti a una Comunità nazionale”, ha spiegato Maurizio Tremul, secondo il quale i rappresentanti dei gruppi minoritari durante il convegno zagabrese “hanno espresso chiaramente la propria insoddisfazione per il livello d’attuazione della Legge costituzione sui diritti delle minoranze nazionali. Anche qui c’è ancora molta strada da fare che accomuna il nostro gruppo nazionale con le altre comunità minoritarie”.

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